Avvenire, 3 dicembre 2024
Bonaccini: «l Pd non appiattito su Landini»
Stefano Bonaccini, dopo il sì a Strasburgo alla Von der Leyen II Elly Schlein ha detto che «questa non è la nostra Commissione». Non è una posizione troppo estrema?
Estremo sarebbe stato non far partire questa Commissione dice l’eurodeputato e presidente del Pd -. Una bocciatura sarebbe stato un colpo mortale all’Europa e un regalo a chi scommette sul suo fallimento, come Putin e Orbán. Il voto a favore non significa però rinunciare ai nostri valori: la nostra segretaria intendeva evidenziare la distanza che separa l’accordo programmatico frutto di un compromesso tra socialisti, Ppe, liberali e verdi, dal segno complessivo di una commissione composta su indicazione di governi molto più spostati a destra. Ora vigileremo affinché il programma europeista proposto venga realizzato.
Non è invece un buon segnale che FdI si sia smarcato dal voto dei Patrioti (e della Lega)?
La premier Meloni ci ha accusato per giorni di essere “antiitaliani” per le riserve emerse su Fitto. Ora che la Lega ha votato contro la Commissione e contro il commissario italiano, che farà Meloni? Li caccerà?
Cosa temete davvero della nuova squadra europea, con Fitto fra i sei vicepresidenti?
Con Fitto spero si possa collaborare positivamente, come quando lui era ministro e io presidente di Regione. D’altra parte, gli anti-europeisti sono dalla sua parte, toccherà a lui neutralizzarli. Esattamente come Meloni ha dovuto fare ora marcia indietro e votare a favore della Commissione.
In cosa la leadership di Schlein è realmente innovativa?
La nostra gente ci chiede l’unità. Finalmente, da un anno e mezzo non sentite più polemiche e guerre tra correnti, ma proposte e azioni per contrastare questo pessimo governo di destra. Se mi prendo un merito, è quello di rappresentare un’area che non lavora per indebolire la segretaria, ma per costruire un partito più forte. E riconosco ad Elly di riuscire a parlare a persone che non guardavano a noi o avevano smesso di farlo. Il Pd, per essere forte, deve essere assolutamente plurale, aperto alla società, unito: sono tre ingredienti essenziali a cui stiamo lavorando con Schlein e i risultati si sono visti a tutte le ultime elezioni. Dalle quali dobbiamo trarre tutti una lezione: dove siamo stati uniti sui programmi abbiamo vinto. Occorre ora costruire un’alleanza che si presenti agli elettori come un’alternativa credibile.
Lei, come altri, continua a dire «basta veti e ricatti» nel centrosinistra. Ma non pensa sia inutile finché c’è Giuseppe Conte?
È venuto per tutti il momento di decidere che cosa si vuole fare da grandi. Ho apprezzato la scelta di campo progressista votata dai 5 stelle, ma adesso dobbiamo fare tutti un passo avanti: partendo dai programmi, e non dai personalismi, dobbiamo costruire un tavolo con tutte le forze di opposizione per avanzare alcune chiare proposte al Paese. E aggiungo: dobbiamo anche rivolgerci ai cittadini, perché un’alternativa ha bisogno di un coinvolgimento diretto delle persone, come contro la legge di Calderoli sull’autonomia.
Sull’Ucraina al Parlamento Ue il Pd ha votato ancora in due/tre modi diversi. E sempre Conte vi attacca per non essere contro le spese per il riarmo, che stanno salendo fortemente: non dovrebbe essere una battaglia “di sinistra”?
A proposito di spesa, per tutto il centrosinistra la priorità è la sanità pubblica, che il governo Meloni sta tagliando. E mi fermano anche elettori della destra per dirmi che la nostra mobilitazione è sacrosanta. Mentre in Europa la nostra priorità debbono essere gli investimenti dopo il Pnrr, perché altrimenti la transizione ecologica si scaricherà solo su imprese, lavoro e ceti più deboli. Per il resto, la vera battaglia da fare è per dotarsi di una politica estera e di difesa comune.
Nel 2025 in Campania si rischia la sconfitta senza De Luca?
In Campania veniamo da anni di buon governo e non voglio neanche pensare che ci si possa dividere. Sarà responsabilità di tutti trovare una soluzione che allarghi anzi l’attuale maggioranza.
Lei ha chiesto le primarie per i parlamentari. Primarie che però non si fanno nemmeno per i governatori. Non è un’incoerenza del Pd?
L’unica incoerenza e assurdità è una legge elettorale che non fa scegliere ai cittadini i propri rappresentanti in Parlamento, a differenza dei consiglieri comunali e regionali e degli europarlamentari. La destra illude gli elettori di poter scegliere il governo, ma è un imbroglio, concentra tutti i poteri in una persona.
Sui temi socio-economici il Pd pare appiattito ormai sulla Cgil di Maurizio Landini che «invita alla rivolta sociale».
No, è una lettura sbagliata. Il sindacato fa le sue battaglie e noi le nostre. Il fatto poi che insieme denunciamo i tagli alla sanità e che i salari sono fermi dipende solo da un elemento: che è vero. E il governo, anziché rispondere a questi problemi, dice no al salario minimo, non fa nulla contro la precarietà dei giovani, taglia le risorse alle politiche industriali e poi fa i condoni per gli evasori.
Al di là del tema sanità, la manovra di Meloni ha incassato però l’ok di Bruxelles, meglio di Germania e Olanda. Considerando l’alto debito, cosa si poteva fare di diverso?
La sanità pubblica è comunque un problema che riguarda milioni di persone. E poi c’è un altro dato di fondo: l’economia sta andando male e con questa manovra peggiorerà ancora. Non c’è una sola scelta del governo a favore della crescita e dell’equità.
Non è stato un errore aver preso voi l’iniziativa sul 2xmille, poi stoppata da Mattarella? Tanto più che non vi eravate fatti problemi a votare con le destre?
Però il problema del finanziamento della politica – se dalla collettività o dai portatori di interessi – va affrontato in modo serio e alla luce del sole, è questione che attiene alla democrazia. Abbiamo l’esempio degli Usa, dove Musk, l’uomo più ricco del mondo, finanzia Trump e il giorno dopo, in cambio, è nominato ministro per occuparsi del funzionamento dello Stato, magari attraverso le sue aziende, i suoi social, i suoi satelliti.