il Fatto Quotidiano, 3 dicembre 2024
Campania, il Pd caccia il re delle tessere
Dopo la proroga del commissariamento, il Pd di Elly Schlein fa un’altra mossa: a Caserta gli iscritti certificati sono 4.068, come formalizza la Commissione per il tesseramento. In 9 vengono lasciati fuori “ai sensi dello Statuto e del Codice etico”. Tra loro c’è anche il presidente Consiglio regionale della Campania, Gennaro Oliviero, quello finito nel mirino di varie inchieste giornalistiche per il tesseramento gonfiato a Sessa Aurunca (durante il congresso che ha eletto la Schlein) che poi aveva portato a sospendere le assise a Caserta. Ma soprattutto uno degli uomini più vicini a Vincenzo De Luca. Da parte del Nazareno, dunque, è il tentativo di una spallata al sistema dello Sceriffo. Oliviero è uno dei consiglieri regionali che ha detto sì al terzo mandato, nonostante la richiesta esplicita della segretaria di votare contro. Ora, bisognerà vedere che accade: Antonio Misiani ha già scritto a Mario Casillo, capogruppo dem in Campania, chiedendo di iscrivere Oliviero al Gruppo Misto. Ma pare che lui intenda ricorrere alla Commissione di Garanzia nazionale contro la sua esclusione dal Pd. Di certo, lo scontro si fa sempre più aspro. Tra i 9 esclusi di Caserta, molti negli anni si erano candidati in liste contro il Pd. Il nome di maggior spicco è quello di Massimo Schiavone, che ha anche corso alle Europee in quota Picierno. Iniziative analoghe sono attese ad Avellino e in alcuni circoli di Napoli.
Nel frattempo, De Luca è già in campagna elettorale. Le sue dimissioni sono attese dopo il voto del bilancio regionale, prima del ricorso contro la legge che gli permette di ricandidarsi, che il governo sta pensando di fare l’ultimo giorno utile, il 9 gennaio.
Ieri la decisione su Oliviero è stata accolta dai consiglieri regionali dem con particolare sconcerto. Il ricorso è un modo per tenere alta la tensione, in attesa di capire come si evolve la situazione. Ma De Luca è sempre più convinto che la Schlein sia pronta a perdere la Campania, pur di mantenere la promessa di non ricandidarlo. E allora sta cercando di costruire una lista alternativa con la quale presentarsi. Di certo, la decisione del Pd su Oliviero è la dimostrazione che la Schlein non vuole e non può fare retromarcia.