Il Messaggero, 3 dicembre 2024
Il web ci spegne? Per ora c’è una parola che lo dice
Ammettiamolo, siamo tutti rimbambiti e imbruttiti a causa del web. Lo afferma senza timore di smentita il prestigioso Oxford English Dictionary che ha scelto “Brain rot” (letteralmente: “marciume cerebrale") come l’espressione del 2024. Si tratta di quella sindrome di stanchezza e nausea che colpisce “scrollando” all’infinito su Instagram e TikTok, cannibalizzando il nostro tempo e l’attenzione, mandando anche in crisi rapporti di coppia per una vera e propria dipendenza digitale.L’OTTOCENTOCuriosamente, l’Oxford English Dictionary, informa che l’espressione Brain rot venne usata per la prima volta a metà Ottocento nel Walden, il grande classico firmato dallo scrittore statunitense Henry David Thoreau, cogliendo la pericolosa tendenza di voler preferire le spiegazioni semplici dei fenomeni rispetto a quelle complesse, «evidenziando un generale declino nello sforzo mentale e intellettuale della collettività»; ma nel corso del tempo l’espressione è mutata, anzi, si è aggiornata, entrando nel gergo giovanile sui social, guadagnando popolarità tra le comunità della Generazione Z e Alpha, al punto che oggi viene usata per descrivere «il presunto deterioramento dello stato mentale o intellettuale di una persona a causa dell’eccessivo consumo di contenuti irrilevanti sul web». O per essere più chiari, Brain rot certifica «un cervello putrefatto, mandato in tilt» dallo scroll sui social, aprendo la strada a una vera e propria dipendenza dal web, in un loop senza fine. Ma non solo. L’espressione Brain rot incarna anche e soprattutto meme e clip surreali, ovvero quel tipo di contenuti ilari che permette agli utenti di “staccare il cervello”, andando alla deriva, allontanandosi dai pensieri e dal carico di stress.L’INCREMENTOE difatti, Andrew Przybylski, psicologo e professore dell’Università di Oxford, afferma che la popolarità del termine è un «vero e proprio sintomo del periodo in cui viviamo, descrivendo la nostra insoddisfazione per il mondo online, colta da una parola che possiamo usare per raccogliere le ansie che abbiamo riguardo ai social media». Si tratta di un fenomeno globale e i dati parlano chiaro: nell’anno in corso il ricorso all’espressione “brain rot” è aumentato del 230%: un incremento che Casper Grathwohl, il presidente di Oxford Languages che ha guidato la selezione, ha attribuito «alla vertiginosa velocità del cambiamento linguistico guidato dai social media» ovvero la continua lotta dell’algoritmo per non farci mai mettere giù il nostro device; non a caso tutti gli esperti del sonno sottolineano l’importanza di spegnere o allontanare – lo smartphone ben prima di andare a dormire, permettendo al nostro cervello di riposarsi e rallentare il flusso di costante stimolazione indotta dal mix di luce blu, notifiche e scrolling senza sosta.LE PROVE«Ecco perché», prosegue Casper Grathwohl, «questa espressione rappresenta anche la crescente preoccupazione della società per il modo in cui le nostre vite virtuali si stanno evolvendo, il modo in cui la cultura di internet sta permeando gran parte di ciò che siamo e di cosa parliamo, con la sensazione di annegare in esperienze mediocri mentre le vite digitali si intasano». La “parola dell’anno” di Oxford viene scelta su prove d’uso in tutto il mondo anglofono tratte da un vocabolario continuamente aggiornato di circa 26 miliardi di termini, e l’idea di fondo è proprio quella di «riflettere sulla base di dati concreti sugli stati d’animo e le conversazioni che hanno plasmato il 2024». Il concorso ha preso il via 20 anni fa con il termine “chav” (uno slang britannico per indicare la classe operaia) ma nel corso degli anni, ha consacrato nuove parole-simbolo destinate a durare nel tempo, entrando nel nostro lessico quotidiano, come “podcast”, “selfie” e “post-truth”.L’ARTE«Scegliere la parola dell’anno», ha ammesso Grathwohl, «è un’arte esoterica» e anche quest’anno si è giunti alla decisione raccogliendo le preferenze di oltre 37 mila persone grazie a un team di lessicografi e altri esperti. Tuttavia, c’erano anche altre opzioni sul piatto, difatti, Brain rot ha trionfato su “demure”, (riservato, modesto o timido) scelto qualche giorno fa come parola dell’anno da Dictionary.com, “romantasy” (un genere di fiction che combina romance e fantasy, nel segno dei libri di successo del momento), il sostantivo “Slop” che determina la scrittura o altri contenuti generati con l’intelligenza artificiale e l’espressione “dynamic pricing” ovvero quella strategia di prezzi che varia in base a fattori come domanda, orario, disponibilità o profilo dell’acquirente, ad esempio, per i voli o le camere d’albergo.GLI ALTRIL’anno scorso la scelta dell’Oxford era caduta su Rizz (una crasi digital di “romantic charisma” ovvero la capacità di attrarre un’altra persona attraverso lo stile) ma la contesa fra i dizionari britannici è aperta e così solo poche settimane fa il Collins English Dictionary ha eletto come parola dell’anno il termine “Brat” (ragazzaccio, ribelle, anticonvenzionale), una parola divenuta virale anche grazie all’album di Charli XCX mentre il Cambridge Dictionary ha annunciato “Manifest” cogliendo il significato più ampio di «cercare di far diventare qualcosa realtà attraverso l’esercizio di poteri mentali o la pura forza della convinzione», facendo esplicito riferimento ad una tendenza globale del benessere abbracciata anche dalla cantante Dua Lipa.