la Repubblica, 3 dicembre 2024
Futurismo, una mostra che non convince
Chissà cosa direbbero Marinetti e compagni. Volevano la rivoluzione e hanno avuto una mostra per famiglie. Il brivido, semmai, sarà la richiesta del ritiro di un’opera di Nanni Balestrini, che nulla ha a che vedere con tutto ciò. Ma andiamo con ordine. No, non preoccupatevi, nessuno ucciderà il chiaro di luna nelle sale della Gnam di Roma. Accorrete, bambine e bambini, ecco l’idrovolante e il side- car, la macchinona rossa e la bicicletta inizio secolo. Questo è, finalmente, “Il tempo futurista”, visitabile da oggi, l’evento che, negli intenti dell’ex ministro – sappiamo come andò – Gennaro Sangiuliano, doveva segnare l’assalto all’egemonia culturale di sinistra. Tolkien e un anello per ghermirli erano soltanto l’antipasto.Il successore Alessandro Giuli, ormai medaglia d’oro di pattinaggio sulle polemiche, è meno criptico del solito: «Non si può dire che non ci abbiano visti arrivare, preceduti da una rissa in galleria». Tanto per citare un quadro di Boccioni rimasto a Brera e per smorzare i toni, dopo gli incidenti di questi mesi. I curatori esautorati. L’elenco delle opere dimezzato (ora sono 350). Il comitato scientifico fantasma. Il budget tagliato, ma nessuno che si azzardi a confermarlo. «È stato un meravigliosogioco di squadra», dice testualmente la direttrice della Gnam Renata Mazzantini.E meno male. Intanto, il critico Giancarlo Carpi, licenziato in corsa, litiga una sala più in là con Federico Palmaroli alias Osho, davanti alle telecamere diMetropolis.Lo accusa di aver suggerito i dipinti esposti, senza averne le competenze. Il vignettista si smarca: da gennaio curerà un programma di talk legato alla mostra, dalla moda alla cucina. «Sono un conoscitore e un appassionato del futurismo – precisa l’amico della premier Giorgia Meloni – Un movimento di destra? Il futurismo piace anche agli americani e c’è stato pure in Russia. Gli unici colori oggi sono quelli delle tele». E, sul più bello, parte il motore dell’idrovolante che si attiva davvero per la gioia di grandi e piccini. Il curatore superstite Gabriele Simongini usa toni da sopravvissuto: «Tutti mi dicevano che non ce l’avrei fatta. Sono stati due anni di sofferenza, ma solo ildolore ci può portare più in alto. A New York e a Londra sarebbero orgogliosi di una mostra così». Sì, va bene, ma i colleghi defenestrati dopo mesi di lavoro? «Ci sono state criticità, divergenze professionali. E c’è chi è stato legato a quadri sequestrati in Sicilia qualche anno fa…». Il riferimento è ad Alberto Dambruoso, che si è già difeso dalle accuse di avere autenticato falsi Boccioni. «Io sono immune da interessi personali, non faccio autentiche – continua Simongini – Ma il futurismo è diventato un business». Appunto.A proposito di mercato, il gallerista Fabrizio Russo, vicino a Fratelli d’Italia, cammina con una certa sicurezza negli spazi della Gnam. Il suo nome figura tra i ringraziamenti. Ma ufficialmente avrebbe trattato solo per il prestito di una ventina di opere che non sono sue.Se i futuristi cercavano la rissa, qui si tenta la carta ecumenica. L’onnipresente Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura alla Camera, cita Umberto Eco. Massimo Osanna, direttore generale Musei, che resiste dall’era Franceschini, prova a spiegare che anche un archeologo come lui può apprezzare chi preferiva l’automobile alla Nike di Samotracia. Di mostra «eccezionale che ti arriva infaccia come una locomotiva» parla in serata Giordano Bruno Guerri, che si confronta con Marcello Veneziani: «Basta pregiudizi su Marinetti». Per il resto, è tutto un sussurrare: «Ci vuole malafede a stroncare una mostra così» e «Roma ce deve ringrazia’». Il vernissage serale è animato dal ministro Giuli, in completo bordeaux new romantic, seguito da una scia di questuanti in cerca di scambi di biglietti da visita. Si vedono Maurizio Gasparri, il sottosegretario Gianmarco Mazzi, Mauro Mazza, ma anche Fausto Bertinotti.Superata l’installazione del pubblicitario Lorenzo Marini – dall’effetto tenda di plastica del minimarket su cui sbattere la faccia – l’allestimento scorre pulito sull’ottimo parquet tirato a lucido. Decine di Balla ad aprire le danze: 27 sono autarchici, arrivano dalla stessa Gnam o dai suoi depositi; così come i 7 Boccioni. Manca La città che sale,dipinto fondamentale perun’esposizione “epocale” sull’argomento, mai atterrato dal MoMA. Manca la «guerra sola igiene del mondo»,soprattutto. Non c’è una mitragliatrice. Non uno scenario bellico. Eppure, dalla nascita del movimento non insensibile alle armi, di conflitti mondiali se ne sono succeduti due. Il Ventennio è quasi desaparecido, spunta laTesta di Mussolini (1933) di Renato Bertelli, trasportata dal Mart di Rovereto. Ecco, un po’ in disparte, in versione pittore l’amato Julius Evola, mentore dell’intellettualità destrorsa. Ma è come se si fosse tentato di anestetizzare la parte più scomoda del marinettismo e delle sue derive. C’è chi ricorda il vero evento che fu “Futurismo e futurismi”, curato da Germano Celant a Venezia, Palazzo Grassi, correva l’anno 1986. Per il passato prossimo basta citare “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918–1943”, alla Fondazione Prada di Milano, nel 2018.Il Futurismo raccontato dalla destra si espande a dismisura, anche troppo e troppo a “sinistra”, soprattutto. Prima di arrivare alMare di Pino Pascali, dove qualcuno inevitabilmente inciampa, costringendo l’addetta alle pulizie a passare lo straccio, le ultime sale coinvolgono il Living Theatre di Judith Malina e Julian Beck, che nonsono qui per dire la loro. Il futurismo ghermisce, come l’anello di Frodo, anche Nanni Balestrini, che inconsapevolmente si trova nella kermesse conDiavoli,dalla serie Non capiterà mai più(1969-1972), prestato dal Museion di Bolzano. Gli eredi dell’artista scomparso nel 2019 si dissociano e ne chiedono il ritiro. «Balestrini non avrebbe assolutamente voluto esserci – chiarisce Marco Scotini, direttore scientifico dell’archivio del poeta – Abbiamo saputo tutto all’ultimo momento. Non è per il futurismo in sé, ma per una mostra del genere. Nanni esprimerebbe il suo dissenso. Il curatore Simongini doveva informarci: è l’ennesima cialtroneria di questa macchina organizzativa. Adesso stiamo valutando la possibilità di chiedere il ritiro dell’opera che, tra altro, andava esposta con tutti gli altri pezzi della serie che sono dieci».Fuori dalla Gnam, mentre la performer Nora Lux “protesta” e accusa la polizia di averle chiesto i documenti, spunta pure un signore di mezza età, sorvegliato da due carabinieri. Ha un cartello al collo che recita: «Carmine Caputo di Roccanova (Manierismo Geometrico). Cercasi moglie futurista». Oggi Marinetti sarebbe fiero di lui.