la Repubblica, 3 dicembre 2024
L’Italia divorata dal cemento
ROMA – Da verdi a grigi. Ogni secondo 2,3 metri quadri di Italia perdono colore. A sbiadirsi sono 20 ettari al giorno. In tutto il 2023, 72,5 chilometri quadri sono passati dall’aspetto naturale alla tinta scialba del cemento. La marcia di strade, tetti, parcheggi, cantieri e capannoni procede inesorabile da quando, nel 2006, l’Ispra ha iniziato il monitoraggio regolare del consumo di suolo in Italia.Oggi l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale presenta il nuovo rapporto con i dati del 2023. L’Italia continua a mangiare il suo paesaggio a un ritmo più veloce rispetto al decennio passato. Se nel 2006 a ogni cittadino corrispondevano 348,2 metri quadri di terreno rivestito da opere artificiali, oggi abbiamo un appannaggio di 365,7 metri quadri. Una superficie pari quasi alla Lombardia (21.578 chilometri quadri, il 7,16% del territorio) è stata ricoperta da asfalto o cemento e ha smesso di dar vita alle piante, sottrarre anidride carbonica all’aria, assorbire acqua durante i nubifragi e rinfrescare nelle ondate di calore.Il paradosso notato dal rapporto Ispra è che il consumo di suolo aumenta mentre la popolazione diminuisce. Il 31 dicembre 2023 in Italia abitavano 58,9 milioni di persone, 7mila in meno rispetto all’inizio dell’anno. In dieci anni il nostro paese ha perso 1,3 milioni di residenti. Eppure continua a costruire. Cosa costruisce? «Fra le cause principali dell’aumento di superficie consumata – spiega Ispra – ci sono logistica e grande distribuzione. Nell’ultimo anno sono 504 gliettari con questa destinazione». Nel 2022 erano stati 505, circa cento usati come magazzini per l’e-commerce e altrettanti per i centri commerciali. Il suolo consumato per distribuire beni di consumo aumenta oggi a un ritmo quasi doppio rispetto al 2006. «Nell’ultimo anno solo un terzo del consumo di suolo è stato riservato agli edifici, che occupano il 25% del suolo artificializzato» spiega Maria Siclari, direttrice generale di Ispra. «Il resto è servito per attività produttive, commerciali o logistica e grande distribuzione». La storia dei 4 Comuni con maggior consumo di suolo nel 2023 spiega come viene usata l’Italia oggi. Uta, in provincia di Cagliari, ha dedicato 106 ettari alla transizione energetica, costruendo un grande impianto fotovoltaico e scatenando le proteste dei cittadini. Meno contrastato è l’ampliamento del porto di Ravenna (20 ettari nel 2023), progetto decennale da un miliardo che collegherà tra l’altro le rotte marittime asiatiche con quelle ferroviarie del Nord Europa. A Roma, terzo Comune per consumo di suolo, nel 2023 spiccano il nuovo polo commerciale sulla via Pontina e la nuova viabilità per il torneo di golf Ryder Cup (lavori per i quali è in corso un’indagine per corruzione). Ad Alessandria, quarta in classifica, è nato un polo dell’e-commerce da 27 ettari.La cementificazione delle città e delle aree attorno ai fiumi ha tra l’altro aggravato le alluvioni in Emilia Romagna (quarta Regione più edificata d’Italia). Siclari spiega perché: «L’occupazione degli spazi riguarda spesso le pianure alluvionali e ha effetti sul rischio idraulico. Un suolo cementificato ha capacità di drenaggio minori, fa aumentare lo scorrimento dell’acqua in superficie e l’erosione». Nel 2023, 16 chilometri quadri di costruzioni sono sorte in zone a rischio alluvione e 5 in zone a rischio frana. «Le aree più costruite poi – aggiunge Siclari – d’estate hanno temperature medie più alte, con una differenza rispetto alle aree rurali che supera anche i 9 gradi