la Repubblica, 3 dicembre 2024
Il crepuscolo di Macron
PARIGI – In un ingranaggio che sembra ormai difficile da fermare, il prossimo bersaglio è lui. Ora che il governo Barnier ha le ore contate, torna la ricerca di nuovo esecutivo in un parlamento ingovernabile, Emmanuel Macron finisce sotto la pressione delle opposizioni, nella morsa infernale di Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, leader su sponde opposte accomunati però da un comune obiettivo: obbligare il capo dello Stato alle dimissioni e ottenere una presidenziale anticipata prima del 2027. «Niente e nessuno può costringere Macron alle dimissioni» precisa il costituzionalista Jean-Philippe Derosier. Rieletto nel 2022, il Presidente quarantenne ha un mandato di cinque anni che intende portare a termine. «Resterò fino all’ultimo minuto» ha promesso Macron a luglio quando, davanti al risultato disastroso delle elezioni politiche anticipate, in cui ha perso più di cento deputati, già cominciavano ad alzarsi voci in favore di un suo possibile passo indietro.Solo che adesso a urlare “Macron démission” non sono più solo i militanti dell’estrema sinistra in piazza, ma anche rappresentanti della destra più moderata, come l’ex ministro Jean-François Copé o l’influente relatore centrista al Bilancio del parlamento, Charles de Courson.Il capo dello Stato, atterrato ieri a Riad per una visita di tre giorni, cerca di adottare uno stile presidenziale all’italiana, tenendosi sopra alla mischia e rimandando la responsabilità del caos ai partiti. «Il Presidente ha sempre detto di volere la stabilità. Spetta al parlamento garantirla» hanno fatto sapere con flemma dal suo entourage. L’Eliseo però non è il Quirinale. E nel sistema semi presidenziale voluto dal Generale De Gaulle, tutto il sistema politico ruota intorno alla figura di monarca repubblicano. Se dopo un primo voto di sfiducia, ce ne sarà un altro su un nuovo esecutivo, e così via, la paralisi istituzionale potrebbe diventare insostenibile. Con l’aggravante che non si possono convocare nuove elezioni legislative prima del luglio 2025. «È una situazione inedita. Macron rischia di ritrovarsi nudo» azzarda il commentatore Alain Duhamel che da mezzo secolo scruta la politica francese.Il viale del tramonto è cominciato la sera del 9 giugno, pochi minuti dopo il risultato delle elezioni europee. «Ho deciso di sciogliere l’Assemblée Nationale» aveva detto Macron a sorpresa in tv, spiazzando tutti, persino il suo premier Gabriel Attal che non era stato informato. Niente lo obbligava a farlo, ma il Presidente ha calato l’asso. E ha perso. «Un gesto folle, frutto del suo narcisismo» nota Alain Minc che ha conosciuto e consigliato tanti Presidenti, ed era stato uno dei mentori di Macron. Non più. «Quello che ha fatto resterà un segno indelebilenella Storia. È un meteorite che è salito al punto più alto e ha deciso di autodistruggersi». Minc profetizza «un finale shakespeariano» per Macron che, aggiunge, «non finirà il suo mandato e sarà costretto a dimettersi». Macron ha perso il suo tocco magico. Le elezioni politiche anticipate a luglio hanno rovinato l’effetto della grande festa per i Giochi di Parigi. E ora la crisi di governo spazzerà via il successo della riapertura di Notre-Dame che sarà celebrato tra pochi giorni. Non potendo più contare su una sua solida maggioranza politica, al giovane leader resta la scena internazionale dove ha perso però credibilità e influenza. All’Eliseo molti consiglieri se ne sono andati, e si vocifera persino che il potente segretario generale Alexis Kohler – definito come il “secondo cervello di Macron” – stia preparandole valigie. Resta la moglie Brigitte, che però negli ultimi tempi si era fatta più discreta. Come sempre quando inizia il crepuscolo, si moltiplicano veleni e malignità sul capo dello Stato. Qualcuno ha ironizzato sulle sue piccole manie di grandezza, come far decorare la sua poltrona all’Eliseo con le iniziali “R” e “F” (République Française) ricamate in oro. È l’inizio di un ammutinamento che prepara già il dopo Macron. L’ex premier Attal, un tempo pupillo del leader, tenta di costruirsi un suo cammino. E così pure gli alleati centristi, Edouard Philippe o François Bayrou. Cosa resterà del macronismo è una domanda inevitabile, come succede sempre con i partiti-persona. Ma l’interrogativo che agiterà la Francia nelle prossime settimane, e nei prossimi mesi è piuttosto se e quanto Macron potrà resistere davanti a una pressione che diventerà sempre più forte.