Corriere della Sera, 3 dicembre 2024
Sabina Guzzanti, la satira in libertà
Liberidì Liberidà, si intitola il nuovo spettacolo di Sabina Guzzanti, che debutta il 9 dicembre al Teatro Duse di Bologna.
Liberi da cosa?
«Non è uno spettacolo, ma una stand up comedy. Il titolo suona bene – risponde la protagonista – Quando si parla di satira, la associo sempre alla libertà che ti spinge a esprimerti liberamente, ti fa sciogliere la lingua, è uno sguardo indipendente sulla realtà... che poi è quello che il pubblico cerca quando viene a vedere i miei spettacoli».
E lei «scioglie la lingua» in un dialogo con Giorgia Meloni e con Elly Schlein.
«La presidente del Consiglio mi sembra una persona in gamba, stimata... e infatti già a suo tempo, nei miei monologhi a “Propaganda Live” su La7, la proponevo provocatoriamente come segretaria del Pd, alludendo a tanta roba deludente di questo partito. Con Schlein, il mio intento, ovviamente giocoso, è di aiutarla nella comunicazione che, soprattutto ai suoi esordi, non era molto chiara, in pratica non si capiva niente di quello che voleva dire».
In palcoscenico si sente più libera di fare satira, rispetto alla televisione?
«Il teatro lo considero un luogo privilegiato di libertà assoluta, anche se mi sento sempre libera ovunque di manifestare le mie idee. E, infatti, per quanto riguarda la televisione, in passato sono stata spesso censurata, persino cacciata dalla Rai nel 2003, con varie controversie e procedimenti giudiziari: lo considero un primato, un attestato di stima. Su La7 mi sento libera, ma certamente, rispetto agli anni Novanta, il clima in generale della satira è cambiato, mi pare che ci sia molta omologazione e tutto è più complicato dal punto di vista legale: oggi devi chiedere il permesso per qualunque cosa, ridere è diventato quasi un gesto di sottomissione, nel senso che tutti ridiamo insieme per le stesse cose. Credo che manchi la possibilità di avere un vero pensiero critico. Un’omologazione che, a mio avviso, è dovuta soprattutto all’uso incondizionato dei social».
Ed è per questo che si è sottratta ai social?
«Diciamo che li uso solo in maniera parsimoniosa, per farmi pubblicità, giusto per far sapere al pubblico quello che faccio o che sto per fare. D’altronde, ti devi confrontare per forza con questi strumenti della cosiddetta socializzazione, che in verità ti isola dal resto del mondo: non demonizzo la tecnologia, ma la verità è che produce isolamento... è una finta condivisione, gestita dalle multinazionali. Sono diventati delle trappole, che attirano la nostra attenzione, ci gratificano con i vari click, i like, rendendoci schiavi di un meccanismo».
Da chi ha ereditato, in famiglia, la passione per fare l’attrice, che condivide con i suoi fratelli Corrado e Caterina?
«Non tutte le passioni si devono ereditare da qualcuno. Il mio amore per il teatro nasce quando andavo alle elementari: ho cominciato a scrivere commediole sin da allora, mi veniva naturale addirittura disegnare le scene».
Poi si è diplomata all’Accademia Nazionale d’arte drammatica...
«Certo, erano i tempi della contestazione, impazzava l’avanguardia, la sperimentazione, ma ho avuto un grande maestro, Luca Ronconi: aveva una cultura immensa, ti annichiliva con il suo sapere sconfinato, le sue analisi dei testi erano puntigliose, su una sola parola era capace di starci delle ore, ti metteva in condizione di ascolto e, ascoltandolo, ti rendevi conto di non sapere un accidente. Però era pure dotato di un incredibile senso dell’umorismo».
Si è mai rammaricata per certe sue invettive satiriche?
«Mi dispiacque molto quando venni aspramente criticata per aver augurato il cancro a Oriana Fallaci: non era assolutamente vero. Ma non voglio tornare sull’argomento».
Torniamo sul nuovo spettacolo, dove parlerà anche di come conservare una qualche forma di dignità nel Ventunesimo secolo. Con quale strumento?
«Non dobbiamo avere paura di dire quello che pensiamo, quello che succede, succede. L’importante è essere presenti e consapevoli, anche grazie alla satira. Irrinunciabile è il confronto delle idee, che è poi la democrazia».