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 2024  dicembre 03 Martedì calendario

Tommaso Foti, un piacentino del Sud

ROMA Tommaso Foti – neoministro per gli Affari europei, la Coesione, il Sud e il Pnrr, che entra nel governo al posto di Raffaele Fitto – è il più ecumenico fra i parlamentari di Fratelli d’Italia. Fino a ieri capogruppo di FdI alla Camera, è fedelissimo meloniano ma dall’aria democristiana. Sarà per i suoi interventi in equilibrio e mai fuori posto o per le sue apparizioni nei salotti televisivi, sempre istituzionali. Fatto sta che i suoi amici ci scherzano su: «Forse è aiutato dalla erre moscia che dà sempre un tocco di equilibrio ed eleganza». E ancora: «È perfetto per succedere a Raffaele (Fitto, ndr)». Classe 1960, piacentino, nasce in una terra in cui i «destri» sono da sempre minoranza.
Fin da subito compie una scelta di campo molto netta: Fronte della Gioventù da giovanissimo, Movimento sociale italiano da adulto. Fa la gavetta, quella classica. A 20 anni consigliere comunale di Piacenza, dove viene rieletto per ben sei volte fino al 2005. Diviene così «una figura che ha retto il partito in Emilia-Romagna» osservano i bene informati, assieme al senatore Attilio Balboni al quale è molto legato. Note di colore: tifoso dell’Inter, pratica sport e, racconta chi lo conosce, che è stato allievo di Carlo Tassi, il missino che indossava sempre una camicia nera e che da avvocato patrocinava gratis i piacentini meno abbienti. «Masino» – lo chiamano così gli amici – cresce in questo contesto e non si lascia certo scappare la svolta di Fiuggi che porta allo scioglimento del Movimento sociale e alla nascita di Alleanza nazionale.
In Parlamento dal 1996 – salvo una pausa di cinque anni nel periodo che va dal 2013 al 2018 – Foti lega con Giorgia Meloni ai tempi del governo Monti. Assieme all’attuale presidente del Consiglio decide di non sostenere l’esecutivo guidato da Mario Draghi. Partecipando così alla nascita di Fratelli d’Italia con Guido Crosetto e Ignazio La Russa.
Tutto questo lo avvicina alla leader di FdI che comincia pian piano a fidarsi di questo signore di Piacenza dall’aria austera e istituzionale. Ecco perché la presidente del Consiglio non ha dubbi quando deve scegliere il successore di Francesco Lollobrigida per il ruolo di capogruppo: «Tommaso, adesso tocca a te». Da presidente dei deputati gioca a fare il pompiere senza perdere di vista la bussola del melonismo. Motivo per cui la scelta del dicastero guidato dal «democristiano» Raffaele Fitto ricade oggi su di lui.
Foti, proprio per il suo modo di fare, avrebbe così convinto quanti hanno espresso perplessità sull’opportunità di affidare le deleghe del Sud a un emiliano, visto che negli ultimi anni quel ministero è sempre stato affidato a persone del Mezzogiorno oppure del Centro. Meloni lo stima e se fosse stato per lei lo avrebbe promosso ministro già nel 2022, ma all’epoca un’indagine per corruzione nel piacentino, archiviata nel febbraio di quest’anno, ne fermò la promozione al governo. A lui l’arduo compito di guidare il super ministero che unisce Affari europei, Sud, Coesione e soprattutto la gestione del Pnrr. Sarà lui che tratterà con l’Europa servendosi di un inglese che parla con una certa familiarità. E soprattutto di quell’ars Dc che sembra aver appreso alla scuola di Arnaldo Forlani.