Corriere della Sera, 3 dicembre 2024
Retroscena: i motivi della crisi Stellantis
La cassa integrazione guadagni – Cig – è un istituto previsto dalla legislazione italiana e consiste in una prestazione economica, erogata dall’Inps a favore dei lavoratori sospesi dall’obbligo di eseguire la prestazione lavorativa
Dopo la cacciata di Carlos Tavares, con l’azione di Stellantis scesa alla Borsa di Parigi a 11,7 euro – la quotazione più bassa dal 2022 – tutto il terreno conquistato nel 2023, quando Stellantis aveva superato uno ad uno i suoi concorrenti americani e tedeschi in termine di valutazione, si è volatilizzato. Si ricercano le ragioni di questo brutale divorzio tra il manager e gli azionisti, in particolare con John Elkann. Il 2024 sarà ricordato come l’anno in cui il gruppo franco/italiano è sprofondato in una crisi drammatica, causata dalle decisioni poco strategiche di Tavares che ha perso completamente la fiducia dei mercati. Difficile per il consiglio di amministrazione tenerlo ancora a bordo, ma anche la sua drastica partenza non rassicura. Il suo terreno più fertile, quello del Nord America che consentiva i migliori guadagni è crollato, Tavares ha lasciato che una montagna di vetture si accumulasse nei parcheggi delle fabbriche e dei concessionari Usa. Non ha recepito per tempo la situazione reale, ha immobilizzato il capitale, cercando come soluzione di stracciare i prezzi e sottoutilizzando gli stabilimenti che hanno rallentato la produzione per non aggiungere altre scorte agli stock esistenti. E l’Europa non brilla, il gruppo continua a perdere quote di mercato anche in Francia, a novembre è stato superato per la prima volta da Renault e Dacia, nel Continente ha perso un terzo del suo fatturato.
La vera causa di questo declino è stata la mancanza di investimenti necessari per sviluppare e industrializzare nuove piattaforme per tutti i 14 marchi, tanto da aver rivisto al ribasso del 20% la produzione del 2024 anche delle manifatture francesi. In Italia la situazione è ancora peggiore, solo nel primo semestre sono stati assemblati il 30% di veicoli in meno rispetto allo stesso periodo del 2023, compromettendo seriamente la redditività del gruppo.
Il successore di Tavares dovrà prendere decisioni cruciali riguardo le politiche di ogni brand per fermare l’agonia delle mancate vendite. Tavares ha tagliato fuori buona parte dei fornitori, dei concessionari che hanno considerato troppo onerosi alcuni modelli, si è inimicato i sindacati e i responsabili politici. Accantonata anche l’ ipotizzata fusione con Renault a causa della legge antitrust, ossia l’insieme di regole e azioni di vigilanza volto ad impedire i comportamenti delle imprese che possano condurre a posizioni di monopolio o che impediscano l’ingresso di altre case, distorcendo la possibilità di libera concorrenza.
Il successore dovrà prendere decisioni cruciali sulle politiche di ogni brand per fermare il calo delle vendite
Stellantis ha dato mandato a due aziende di servizio, la Trico e la Trasnova, di occuparsi dell’ assemblaggio di alcune parti di auto a cui erano stati affidati anche diversi dipendenti, che accettando la buonuscita, si erano licenziati da Stellantis per essere assunti da queste nuove società. Nel frattempo, attraverso una pec i lavoratori sono stati informati che il loro contratto terminerà il 31 dicembre di quest’anno e non verrà rinnovato, sottolineando che i loro problemi sono demandati alla Trico e alla Trasnova di Pomigliano, per cui 100 persone, alla fine dell’anno, saranno senza lavoro.
Il comitato esecutivo con a capo il presidente Elkann ha il compito di nominare il successore di Tavares entro la metà del 2025. A Mirafiori che occupa 2800 addetti alla produzione, l’attività delle carrozzerie è ferma sino all’8 gennaio, quelli delle presse saranno in cassa di integrazione tre giorni alla settimana. A Pomigliano (4.200 lavoratori), utilizzando cassa integrazione, ferie e festività, il lavoro riprenderà solo dopo l’8 di gennaio. Stessa situazione nello stabilimento di Cassino (2.600 lavoratori). Melfi (5.300 lavoratori) è operativa due giorni alla settimana, con un solo turno, anche qui la riapertura si vedrà dopo l’Epifania. Atessa che impegna circa 5.000 dipendenti, di cui 1.500 in cassa integrazione, subirà uno stop di due settimane e a Modena, con 250 operai diretti, ogni mansione è bloccata sino alla prima settimana di gennaio.