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 2024  dicembre 01 Domenica calendario

L’eretico Van Jensen racconta l’America di oggi


«Quando era diventato vice, David si era reso conto che affrontava le indagini sui delitti nel modo in cui nonna Mariam gli aveva insegnato a scrivere poesie. Prima bisogna riempirsi la testa di osservazioni e d’istinto, gli diceva, dando morsi al mondo. Poi lasci che quei frammenti ti girino in testa, lasci che i loro spigoli sbattano l’uno contro l’altro, fino a che combaciano perfettamente, e scopri che erano fatti per quello, che si connettono sempre meglio, creando la struttura che dovevano formare».David Blunt è un investigatore coi fiocchi. Del resto, non è che a Little Springs, microcittà di scarse anime nel profondo Nebraska, il crimine imperversi. È forse per questo che la logica di nonna Mariam funziona. Ma esiste una logica che possa funzionare quando dagli abissi dello spazio cade a due passi da casa tua un gigante lungo cinque chilometri col costato trafitto da una lancia e miriadi di strani cristalli dai poteri indefinibili si disperdono tutto intorno? Ovviamente no. Non c’è logicache tenga. E infatti in breve intorno a Little Springs spuntano basi militari e intorno alle basi sorgono città destinate a trasformarsi rapidamente in metropoli. E se col gigante – un Dio? Un terribile alieno? – arrivano fenomeni incomprensibili – tipo che a una certa ora tutti i cani si mettono ad abbaiare in coro e tutti i malati di Alzheimer riacquistano, per due soli, preziosi minuti, il senno —, con la gentrificazione del territorio arrivano gli omicidi di un feroce serial killer. E la vita di David diventa un autentico inferno.L’autore diGodfall, la “divinità” – semplice omonimia con il videogioco – si chiama Van Jensen, come il suo sceriffo viene dal Nebraska, si è fatto le ossa come cronista di nera, è un nome nel campo dei comics grazie alla fortunata serie Pinocchio, Vampire Slayer, nella quale il burattino più famoso di sempre fa strage di signori delle tenebre dopo che il Dracula di turno gli ha ammazzato papà Geppetto. Da Godfall sta girando una serie niente meno che Ron Howard. Il regista diA Beautiful Mind, Cocoone tanti altri successi hollywoodiani ha dichiarato di essere stato folgorato dal mondo «ampio e coinvolgente» inventato da Jensen e dalla sua capacità di affrontare i temi della famiglia e del cambiamento in una piccola comunità.E in effetti, la cosa che più colpisce in questo notevole romanzo è la sapienza strutturale con la quale l’autore rende plausibile, persino realistico, uno scenario completamente folle. Pagato il tributo a un classico della fantascienza come I cristalli sognanti di Theodore Sturgeon – i vecchi appassionati non mancheranno di notare le ricorrenti citazioni – Jensen si concentra sul vero cuore pulsante della narrazione: il conflitto fra i residenti gelosi delle proprie tradizioni e i nuovi coloni – e colonizzatori – che si sono avventati sulla pacifica comunità grazie all’arrivo del misterioso gigante stellare.«Tutta questa dannata città è a pezzi» dice Spady, l’amico d’infanzia di David che dello spirito dell’Old America si è autoproclamato paladino, «quando eravamo ragazzi le cose erano… era tutto uguale a come era stato per i nostri genitori da ragazzi. Da quando i nostri nonni erano ragazzi. E aveva un senso. Sapevi chi erano le persone, cosa erano. Adesso invece… tutti questi stronzi che arrivano e pensano di poterci dire come dobbiamo vivere. Stavamo benissimosenza di loro. Non ci serve nessun aiuto, grazie tante». Sovranisti e isolazionisti contro globalisti. Quasi una riedizione della sfida che sta infiammando l’America. O una metafora del derby città- campagne che contrappone le élite estenuate al rude e saggio popolo. Intanto, i militari imperversano, con la loro a volte assurda rigidità, il serial killer impazza, architettando sempre più sofisticate coreografie omicide, un coraggioso agente dell’Fbi cerca di non farsi scappare la situazione di mano e fra residenti e nuovi giunti si respira aria di guerra civile. In tutto questo, David lotta per non prendere partito. Un po’ attratto dal futuro e molto nostalgico eroe da Vecchia Frontiera.In ogni caso, un giusto. «Era un uomo buono. Come erano buoni gli uomini prima. Non come succedeva in città, dove erano ambiziosi, raffinati e ricchi. Lui invece era com’era, e lo sapeva. Uno che seguiva la propria bussola morale, senza imporre però quella morale agli altri, ma soltanto a sé stesso. A lui importava, anche quando, troppo spesso, la vita ti puniva per questo, mostrando invece quanto fosse più facile l’altro percorso». Un po’ come il miglior Clint Eastwood, per intenderci. Ammesso che ne esistano ancora.