La Lettura, 1 dicembre 2024
Da Expo a Mind, come sarà la nuova città della scienza
L’Albero della Vita (per ora) è spento: si trova troppo vicino al cantiere dell’Università Statale. Con l’apertura del campus, a fine 2027, sarà «rigenerato». Ne ha bisogno, dieci anni sotto il cielo di Milano l’hanno rovinato nonostante la manutenzione costante. Torneranno i giochi di luce e quelli d’acqua (della Lake Arena, oggi vuota) come durante Expo, di cui resta poco – vedremo cosa in queste pagine – ma rimane radicata la filosofia, «energia per la vita» che si traduce in ricerca per la salute. Eccoci dunque a Mind, il distretto dell’innovazione che sta prendendo forma su quel milione di metri quadrati dove dieci anni fa si preparava l’esposizione che avrebbe cambiato il volto della città. Partnership innovativa pubblico-privato. I lavori sono in corso. Rallentati dal Covid, con alcune eccezioni, ora procedono svelti. Nuovi parcheggi finalmente sono in costruzione. Come gli uffici, gli spazi per i servizi. Le start-up traslocano a ritmo regolare. I cervelloni, perfino quelli di Berkeley, sono già qui. Gli spazi per gli eventi, i ristoranti e i laboratori pure. A regime, 60-70 mila persone frequenteranno la zona, oggi sono settemila: più che un quartiere, Mind diventerà una città nella città. Per avere un’idea: avrà una popolazione grosso modo analoga a quella di Pavia, L’Aquila, Caserta; ovvero, come uno dei cento Comuni più abitati d’Italia.
Le origini di MindBreve resoconto di cosa è successo là dove c’erano padiglioni e cluster, e nel 2015 sono passati oltre 21 milioni di visitatori in sei mesi. Conversione complessa, come sempre quando si tratta di aree usate per grandi eventi. Anzitutto, bisogna ripulire l’area. Spetterebbe ai Paesi ospiti. Non tutti lo fanno. Alcuni puntano sulla creatività. Il padiglione dell’Uruguay si trasforma in un ristorante a Origgio, Varese; quelli di Cile e Gran Bretagna tornano in patria; quello del Principato di Monaco sbarca in Burkina Faso, dono alla Croce Rossa... Le «stecche» (dove c’erano i ristoranti) restano. Come il Padiglione (ora Palazzo) Italia, unico edificio in muratura. Sulla collina Mediterranea si inizia a produrre l’olio extravergine Mind; rimangono i canali e la Cascina Triulza che esisteva prima di Expo. Lo spazio lentamente si svuota. E nel 2017 quella superficie di proprietà di Arexpo (partecipata da ministero dell’Economia, Regione, Comuni di Milano e Rho, Città metropolitana, Fondazione Fiera), che si trova per l’85 per cento sul territorio di Milano e per il 15 su quello di Rho, prende il nome di Mind. Si decide: diventerà un polo delle Scienze della vita.
Quattro miliardi e mezzo di investimento. E quattro àncore pubbliche: Human Technopole, Campus Università Statale e Ospedale Galeazzi (in convenzione), Fondazione Triulza, polo del terzo settore. Sono i «big» che attirano gli investitori non statali. Spiega Igor De Biasio, amministratore delegato di Arexpo, Spa (in attivo) che fa da ponte tra gli investitori, garante delle connessioni in una famiglia variegata: «Abbiamo inaugurato una formula vincente: noi ci teniamo il rischio burocratico, i privati quello d’impresa. Siamo un modello di rinascita. Anche i giapponesi (in aprile apre Osaka 2025, ndr) sono stati qui». In effetti le aziende sono arrivate. Presto.
I pilastri (pubblici) di MindDi questo ambizioso progetto che unisce poli tecnologici e servizi, atenei e ospedali, parchi e start-up, che vuole diventare paradigma di un nuovo vivere sostenibile, per ora da vedere c’è circa il trenta per cento del masterplan definitivo, quello che – pensato dall’architetto Mario Cucinella – sarà pronto intorno al 2032. Partendo da ovest, verso Rho, la prima struttura che si incontra è l’ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, inaugurato nell’agosto 2022: 16 piani, 600 posti letto, 30 sale operatorie, 600 medici, 940 dipendenti, 13.500 interventi di protesi ortopediche dall’apertura (primo centro in Italia) a oggi e 50 mila ricoveri. Roberto Crugnola, l’amministratore delegato, ricorda la prima pietra posata nel 2018: «Ci abbiamo creduto fin da subito. Come istituto di ricerca vogliamo essere il punto di atterraggio di tutte le sperimentazioni che si tengono a Mind, del resto Giuseppe Banfi, direttore scientifico dell’Irccs, è anche scientific ambassador di Mind. Nonostante la pandemia, siamo rimasti fermi solo nel marzo 2020. Eravamo soli e in gran parte lo siamo ancora...».
Perché è vero che a Mind già lavorano e «vivono» circa settemila persone, che i cantieri viaggiano a velocità «non italiana», che lungo un chilometro e mezzo di Decumano, pronto a diventare il parco lineare tra i più lunghi di Europa, sfrecciano i monopattini e bus navetta (riservati a chi lavora nel distretto). Ma l’area è ancora molto in progress. Nelle mattine d’inverno non proprio accogliente. C’è poi il tema dei parcheggi. Questione spinosa. Mancano. O, meglio, non sono abbastanza. Mind è collegato (lato ovest) con la metropolitana rossa, fermata Rho Fiera, con la ferrovia – è stata firmata a giugno la convenzione per la stazione ferroviaria Milano Mind – e con il passante ferroviario che entro la fine del 2027 farà il bis con la seconda stazione, Mind Merlata. Oggi, però, se ci si rompe la gamba, al Galeazzi si arriva in macchina: e ci si affida alla sorte per parcheggiarla. Le proteste non sono cosa nuova, ma sul tema Crugnola è preparatissimo: «Al momento l’ospedale dispone di 350 parcheggi cui se ne aggiungono, gratuiti, 850 – numero che ci ha permesso di avere l’accreditamento – a un chilometro di distanza: la navetta passa ogni quarto d’ora. Nel maxiedificio MoLo, in costruzione, è in arrivo un parcheggio con 1.500 posti auto di cui 350 per noi. In più, grazie a un tavolo con i Comuni di Milano e Rho, siamo riusciti a ottenere che la via Belgioioso diventi a senso unico con le strisce blu: significa che a gennaio avremo altri 180-200 parcheggi. Andiamo avanti».
Procedono i lavori anche a Human Technopole (Ht), istituto di ricerca per le scienze della vita creato dal governo nel 2018 con la missione di «promuovere e contribuire al miglioramento della salute e del benessere delle persone». Il South Building sarà completato per il 2028. La sede è Palazzo Italia, comprato da Arexpo nel 2020. Cinque le aree di ricerca: genomica, neurogenomica, biologia computazionale, biologia strutturale, Health Data Science (progetto sviluppato con il Politecnico di Milano, molto presente a Mind). Oggi a Ht lavorano 400 persone, tra cui 300 ricercatori da 34 Paesi. Il 48 per cento arriva dall’estero: stranieri e italiani di ritorno. Ht, aperto nel 2021, ha già ricevuto 20 milioni di euro in finanziamenti esterni tramite grant e borse di studio. E vuole crescere. Presidente della Fondazione Human Technopole è Gianmario Verona (ex rettore della Bocconi): «Mind è un progetto ambizioso ma coerente con lo sviluppo di Milano e della Lombardia in campo biomedicale, nato con l’idea di creare un’istituzione che facesse da catalizzatore della ricerca ma anche da motore del trasferimento tecnologico. Le realtà già presenti nel distretto, da AstraZeneca al Galeazzi, condividono la nostra visione. Siamo un hub e un moltiplicatore di innovazione aperta. Il direttore è Marino Zerial, cofondatore del Max-Planck-Institut di Dresda per la biologia cellulare e la genetica. Metà dei finanziamenti che riceviamo è destinata ai ricercatori delle università italiane che possono usare le nostre attrezzature». Mind diventa così un «cervellino» per Milano, come lo definisce Verona. Intelligenza artificiale e microscopi elettronici. «Vediamo con occhi nuovi – aggiunge – il corpo umano. Mettiamo a disposizione le nostre strutture e i nostri traguardi a tutte le università». A partire dalla Statale, che è anche «vicina di casa»: a est di Ht sta sorgendo il campus scientifico dell’ateneo, il cantiere è partito lo scorso maggio, gli studenti, si prevede, arriveranno per l’anno accademico 2027-2028. Il progetto comprende una biblioteca da 1.700 posti, 5.500 metri quadrati di area verde, l’orto botanico, impianti sportivi, nidi aziendali, oltre 1.100 posti letto di cui 400 per il diritto allo studio in due strutture da costruire. La visione architettonica, firmata dallo studio Carlo Ratti Associati, richiama cinque corti e rende così omaggio alla sede storica della Statale (la Ca’ Granda). Tutto ovviamente sostenibile, certificato, efficiente. E costoso: a gennaio un finanziamento governativo di 80 milioni e di altri 15 della Regione Lombardia ha fatto arrivare a 458,2 milioni il costo del campus che, una volta completato, avrà una popolazione totale di 23 mila persone «e renderà più complessa la fisionomia dell’Università degli Studi a cento anni dalla fondazione», fa sapere la rettrice Marina Brambilla, con lo sviluppo «multipolare» dell’ateneo. Per capirsi: oltre alla sede storica di via Festa del Perdono, la Statale avrà il Campus Mind, quello umanistico in Città Studi, il Polo veterinario a Lodi e il Polo UniMont a Edolo (Brescia). «Il nostro ateneo – sottolinea la rettrice – è stato tra i primi a pensare al post Expo, già dal 2014. Aule e strumentazione di Città Studi sono obsolete, per questo abbiamo immaginato di portare nel nuovo polo quasi tutte le facoltà scientifiche a eccezione di Matematica e Informatica». A Mind sbarcheranno Fisica, Chimica, Bioscienze, Farmacia, Farmacologia, Agraria, Medicina traslazionale, Scienze della terra. Tutte riunite in un «contesto di ricerca e innovazione di altissimo livello». Previsto un poderoso domino di traslochi.
La questione non è di poco conto e porta con sé una serie di sconvolgimenti nel tessuto urbano di Milano (qualche polemica dei residenti di Città Studi, soprattutto in fase iniziale, c’è stata). La rettrice rassicura: «Un secolo fa, quando Luigi Mangiagalli fondò la Statale, Città Studi era considerata zona periferica. Cento anni dopo, l’università si spinge fino a Mind che poi non è così lontano. In più, a differenza del piano originario, non abbiamo abbandonato via Celoria, ma la rinnoviamo».
Il grande sviluppatoreEd ecco il protagonista privato, che con le àncore sta cambiando il volto di Mind (e probabilmente di Milano). È Lendlease, gruppo internazionale (nato in Australia) di real estate che nel 2017 si è aggiudicato la concessione per 99 anni dell’ex area Expo con l’idea di creare su 475 mila metri quadrati un «ecosistema per la crescita socioeconomica che connetta le eccellenze del territorio ai migliori talenti da tutto il mondo».
Destinazione mista: uffici, residenze, spazi commerciali, aree verdi «per farne un centro attrattivo, bello». Si è partiti con il Mind Village nel 2022, sui due lati del Decumano centrale, aperto a imprese e soggetti dell’innovazione. Qui si trovano, nei vari edifici, il Campus Its Mind Academy (Cima), Valore Italia, la scuola di restauro di Botticino, Galdus – Pomellato Virtuosi Academy, spazi per eventi come il Big Theatre (3.500 posti), ma anche Esselunga Lab (laboratorio, caffetteria, market che non accetta contanti e tramite sensori intelligenti capisce cosa stai comprando; c’è anche il «cobot» che prepara le insalate). Si aggiungono Federated Innovation, che riunisce oltre quaranta organizzazioni ispirate al principio del «collaborare per competere» e SkyDeck Europe, l’acceleratore di start-up no profit dell’università della California Berkeley, che in Mind ha la sua unica succursale al di fuori della sede madre, finanziato da Regione Lombardia, Fondazione Cariplo e Lendlease.
Landlease sta lavorando anche nell’area ovest di Mind (il WestGate, che si incontra appena usciti dal metrò) dove sorgeranno nuove costruzioni: un Innovation Hub; i due edifici Zenith (sarà il palazzo in legno più alto d’Italia) e Horizon, studiati per ospitare spazi di lavoro flessibili e destinati a uso commerciale; MoLo (Mobility and Logistic hub, in costruzione) che integrerà i (famosi 1.500) parcheggi e l’energy center dell’ecosistema. Sempre in quella porzione avranno sede un hotel, residenze – la maggior parte in affitto —, negozi e locali. Fabrizio Zichichi, executive project director di Lendlease, commenta: «Mind funziona per le relazioni tra pubblico e privato che danno risposte e generano domanda: sono tante le imprese che vogliono sbarcare qui. MoLo non è ancora pronto ma è già tutto prenotato». Fondamentali vivibilità e vitalità: «Mind non deve diventare un quartiere attivo solo in orario di lavoro, la componente residenziale è necessaria. Per questo, con la flessibilità che il progetto impone, immaginiamo case da affittare – ideali per i professionisti a contratto – e altre in vendita, aree per lo sport e il divertimento. Dobbiamo evitare che i ricercatori facciano la spola con Novara, senza però dimenticare che Mind è per tutti: studenti, docenti, famiglie. Saremo attrattivi anche il sabato e la domenica perché Mind è un quartiere di Milano, senza sbarre (ora ci sono, per proteggere i cantieri, ma solo di sera, ndr) e accogliente. Del resto, lo abbiamo imparato, se fai un posto bello la gente arriva». Con un progetto vincente «non conta la distanza», ribadisce Verona. Il distretto prende vita – come ha scritto Giampiero Rossi sul “Corriere”, a marzo è arrivato anche il primo clochard – e aspira a essere, grazie al verde, ai canali balneabili, alle aree food, ai locali per concerti, alle darsene, una smart city e un Idroscalo di nuova generazione («top», dicono i «minder») oltre che la Silicon Valley d’Europa.
A pieno regime Mind avrà due caserme, una dei Carabinieri e una della Guardia di finanza, una scuola elementare, la presenza della diocesi di Milano (non si sa ancora se si tratterà di una chiesa o no), un common ground e cioè un piano terra accessibile a tutti che attraverserà gli edifici, un orto botanico dietro il campus della Statale, spazi per pic-nic. La passerella sopraelevata che collega Cascina Merlata e Mind sarà riaperta. Resta oscura la questione della mobilità interna: se davvero tutto il viale Decumano diventerà un parco smantellando l’asfalto di Expo, dove finiranno monopattini e bus elettrici? Zichichi rassicura: «Garantiremo il trasporto green, il più possibile senza auto» (ora una selva di macchine riempie gli spazi davanti a Palazzo Italia, lungo l’ex Cardo, e non solo).
Eccellenti, non elitariSilicon Valley europea sì, ma stando attenti a non farne una zona riservata a pochi. Per questo c’è Fondazione Triulza, rete di 71 organizzazioni no profit nata nel 2013 nella storica cascina Triulza, che dieci anni fa, durante Expo, gestiva il primo padiglione della società civile in un’Esposizione universale e che da allora è rimasta operativa sul sito con due obiettivi, promuovere l’innovazione sociale e dare vita a modelli di città inclusive, non solo di eccellenza. Soprattutto, «permeabili»: la Fondazione insiste con gli altri partner di Mind nel coinvolgere i Comuni vicini per «fare comunità». A partire dagli studenti, per cui è nato il Social Innovation Campus (la sesta edizione si terrà il 26 e il 27 febbraio), tra i principali appuntamenti in Italia sull’innovazione sociale che coinvolge le giovani generazioni nella costruzione di un futuro sostenibile. Finora iniziative di Fondazione Triulza in Mind sono state 265 «per agevolare, in questo nuovo ecosistema, l’immersione dei valori, delle competenze e delle esperienze del terzo settore». Esempio concreto: se di giorno a Mind lavorano i detenuti del carcere di Bollate, il merito è del pressing che ha fatto la Fondazione «sulle altre àncore».
Massimo Minelli, presidente di Fondazione Triulza, che siede nel comitato strategico di Mind, ricorda: «Nel 2013, cogliendo l’accelerazione dei mercati sul trasferimento tecnologico, abbiamo capito che contaminandoci con il mondo profit avremmo potuto dare un contributo nel realizzare una città nuova. Cariplo ha creduto nel progetto e oggi siamo in settantuno fondatori convinti che Mind non debba essere una navicella spaziale». È l’anima sociale a farsi sentire. Facendo battaglie sulla partecipazione, sul verde «connettivo», sulla mobilità, sul coinvolgimento dei Comuni vicini, sull’urbanistica. «Siamo i guardiani e il collante di Mind», sorride Minelli. «Lo sviluppo degli ultimi 30-35 anni – continua – ci sta portando in un burrone: guerre, cambiamento climatico, povertà diffusa. Bisogna cambiare: da mercato estrattivo a un’economia sociale di mercato».
L’eredità di ExpoNon solo palazzi e strade. Il lascito di Expo (il tema era «Nutrire il pianeta, energia per la vita») è anche culturale. A partire dalla Carta di Milano, manifesto universale contro la denutrizione, la malnutrizione e gli sprechi lanciato nel 2015, consegnato al segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, diventato un impegno per l’Expo di Dubai 2020 (slittata nel 2021). Del settembre 2015 è anche la firma da parte di 193 Paesi membri dell’Onu dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (Mind ne ha fatto tesoro sottoscrivendo la propria Carta dei valori) e sempre del 2015 è il Milano Urban Food Policy Pact (Mufpp), primo patto internazionale che impegna i sindaci a lavorare per rendere sostenibili i sistemi alimentari, garantire cibo sano e accessibile a tutti, preservare la biodiversità e lottare contro gli sperperi di risorse. Dal 2015 a oggi l’accordo è stato stretto da trecento città e suggerisce interventi in sei ambiti: governance, diete sostenibili, giustizia sociale ed economica, produzione del cibo, distribuzione e spreco alimentare. Chi aderisce può accedere al database delle competenze (621 «pratiche») accumulate dai «soci». Per esempio: Bangkok ha replicato da Milano il sistema degli hub di quartiere per il recupero delle eccedenze di alimenti; Varsavia si è concentrata sulla ridistribuzione ai rifugiati ucraini; Birmingham ha avviato una local Food Strategy che comprende la conversione di un parcheggio in «fattoria urbana» con laboratori per bambini, i più colpiti in Gran Bretagna dalla cattiva alimentazione; Kisumu, in Kenya, ha adottato dal network un sistema per regolamentare i mercati. La vicesindaca di Milano, Anna Scavuzzo, che ha anche la delega alla Food Policy, commenta: «Questi dieci anni non sono stati solo di narrazione di quanto di buono è stato fatto a Expo, ma di esperienze concrete, di scambio e confronto tra realtà diverse». Un bagaglio da portare e condividere a Osaka 2025 (il tema della nuova esposizione è «Progettare la società futura per le nostre vite») «insistendo sulla promozione della salute attraverso il cibo, rivendicando la leadership di Milano in quest’ambito, portando le conoscenze acquisite rispetto alle questioni legate a denatalità e longevità». Entro dicembre sarà annunciata la sede del Mufpp Global Forum, in programma a ottobre 2025, Milano è pronta. «Sarebbe l’occasione migliore – conclude Scavuzzo – per riflettere sui traguardi raggiunti e affrontare le prossime sfide».