il Fatto Quotidiano, 1 dicembre 2024
La vita al limite di un corriere Amazon
Una consegna ogni tre o quattro minuti, una costante geolocalizzazione della posizione, una pressante valutazione minuto per minuto delle prestazioni del corriere. Funziona così l’algoritmo che regola il lavoro dei driver di Amazon. Detta in maniera capillare, il tragitto stabilisce le soste, segnala quando chi guida compie una fermata non prevista, mostra lo scostamento tra la performance prestabilita e quella effettiva. Il risultato è uno stress continuo, una giornata lavorativa con il fiato sul collo, metaforicamente soffiato da un’applicazione per smartphone. Ma se i risultati non sono quelli richiesti, si esce dalla metafora e l’autista viene affiancato da un capo in carne e ossa. Alcuni giorni fa la notizia di un autista e sindacalista Usb licenziato per non essere riuscito a consegnare i 150 pacchi previsti.
È un po’ come se ogni giorno fosse il Black Friday, una corsa per rispettare una tabella di marcia ferrea. Ecco perché la Filt, sindacato dei trasporti della Cgil, ha chiesto alle società di logistica di rendere trasparente questo sistema automatico. Di fronte al rifiuto, si sono rivolti al Tribunale di Milano con un ricorso redatto dagli avvocati Carlo De Marchis, Mara Parpaglioni, Flavia Bruschi e Filippo Aiello. Destinataria del ricorso è la Adecco Logistic Solution, società che lavora per Amazon. Bisogna infatti ricordare che il colosso di Jeff Bezos si avvale solitamente di società in appalto per la consegna finale dei prodotti. L’obiettivo, come già sperimentato con le società di consegna di cibo a domicilio, è conoscere gli algoritmi e, soprattutto, avere la possibilità di negoziarli.
Grazie alle testimonianze dei lavoratori, intanto, la Filt è riuscita per grandi linee a comprenderne il funzionamento. A inizio giornata, il driver deve “loggarsi”, e sul suo smartphone apparirà il percorso del giorno. Un esempio: 87 fermate previste, 97 posizioni da visitare e 113 pacchi da lasciare in mano ai clienti. Una media di una fermata ogni cinque minuti e mezzo immaginando un turno di lavoro da otto ore. Ma è il controllo pedissequo della prestazione il vero fattore di pressione. Il sistema crea infatti “grafici personalizzati di produttività nei quali la prestazione di ogni driver viene riportata in una tabella”. Questo “consente un raffronto tra i colli consegnati nel corso del turno e gli scostamenti rispetto al parametro di produttività imposto dal programma in ogni momento della giornata lavorativa”. Una linea tratteggiata azzurra che segna il numero di pacchi consegnati e quella grigia che segna quelli pianificati. Più queste curve si allontanano, più il corriere sente la pressione di non essere performante come dovrebbe. E questo, come da consuetudine delle piattaforme digitali, genera la classifica generale dei lavoratori, dal più bravo al più “scarso”: il cosiddetto ranking reputazionale. Il ricorso della Cgil sostiene tra l’altro che le traduzioni dall’inglese all’italiano dei giudizi siano peggiorative: per esempio “great” diventa “mediocre”, quindi dà la sensazione di non essere sufficientemente rapido anche a chi in realtà ha buone prestazioni. “L’assenza dei termini ‘buono’ e ‘corretto’ nella scala valutativa – dicono i legali nell’atto – determina una condizione di stress lavorativo in quanto il lavoratore per evitare un giudizio inferiore a ‘mediocre’ ed evitare una profilazione negativa, è ‘spinto’ necessariamente a performance superiori di fantastic e fantastic plus”.
I parametri considerati per la valutazione sono il numero di “colli” caricati sul furgone all’inizio turno, dei pacchi consegnati, la percentuale di consegna, il rispetto delle fotografie da scattare imposto dal programma e anche i feedback positivi del cliente. Malgrado lo stress, conviene sorridere ed essere gentili. I driver meno produttivi vengono poi affiancati per un giro da un responsabile, chiamato “dispatcher”. “L’Adecco Professional Solution è restia nel dare informazioni – spiega Valeria Mizzau della Filt Cgil. – Negli incontri che abbiamo ci danno informazioni aggregate, ma non abbiamo contezza di come funzioni la profilazione dei lavoratori e la misurazione della produttività”. “Il controllo attraverso algoritmo è un modello che si sta diffondendo rapidamente, nel settore della logistica in maniera prevalente, specie ora con l’intelligenza artificiale”, aggiunge la sindacalista.