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 2024  dicembre 01 Domenica calendario

Ranieri e Gasparini, il vecchio che avanza. E vince


ROMA C’è un proverbio africano che sembra cucito su misura per Ranieri e Gasperini: il giovane cammina più veloce dell’anziano, ma l’anziano conosce la strada. Anche se i due potrebbero obiettare sull’etichetta affibbiatagli, si troveranno certamente concordi sul resto. Settantré anni Claudio, 66 Gian Piero ma guai a darli per superati. Sono i veterani della serie A (1050 presenze in due anche se il romano è a quota 1401 se si contano i club e a 99 con la Roma) ma dentro nascondono l’entusiasmo dei debuttanti: l’atalantino non più tardi di 6 mesi fa ha vinto l’Europa League e ora, dopo aver entusiasmato in Champions rifilando sei gol allo Young Boys, inizia a fare un pensierino al campionato. Ranieri, al di là del trionfo con il Leicester che lo renderà per sempre unico a livello di imprese sportive, lo scorso anno ha salvato il Cagliari e gli sono bastate due partite per ridare un’anima alla Roma. Per carità, la strada è lunga ma come ha detto ieri a Trigoria «a Londra potevamo anche perdere ma sono certo che chi ci ha seguito sarebbe comunque uscito dallo stadio dicendo ’hanno fatto tutto quello che potevano fare’». Ha ragione da vendere. Come quando tesse le lodi dell’Atalanta: «Un modello di vertice a cui ispirarsi dove il merito di Gasperini è sotto gli occhi di tutti. In tempi non sospetti dissi che era l’orgoglio di noi italiani, lo ribadisco. Detto ciò non dovremo farci mangiare, anche se ora segnano tre gol a tutti».LA CAREZZAÈ sincero. Per intenderci non è la litania elogiativa nei pre-gara di Guardiola o i giudizi volti a sorprendere dell’indimenticato Barone Liedhom («Antonelli è il nuovo Cruijff», «Strukelj è più forte jocatore del mondo»). Claudio ci crede e si smarca dall’etichetta del gentleman che sembra contrapporlo alla furia Gasp: «Voi dite così perché non mi vedete negli spogliatoi». E parte la risatina cadenzata con la quale prende tempo, studia come completare la risposta e l’interlocutore che ha davanti. Gasp è più diretto. In campo e fuori. Ride e scherza poco ma si è sempre distinto per un calcio offensivo e coraggioso che ha saputo evolversi nel tempo. Ranieri, al contrario, è noto per il suo approccio calmo e metodico, capace di adattarsi e trasformare squadre in difficoltà in gruppi solidi e competitivi: «Ormai sono tanti i figli di Gasperini che giocano in quella maniera, io invece cerco di fare il meglio con i giocatori che ho». Per questo è soprannominato Tinkerman, l’aggiustatore. Che ora ha a che fare con la Roma e il suo capitano, nel momento più difficile della carriera: «Gli ho chiesto di resettarsi e un giorno tornerà il giocatore che conosco. Ora dobbiamo un attimo staccare la spina. Io ho avuto due fenomeni in grado di segnare tanto, uno è Lampard, l’altro è Pellegrini. E fatemi dire una cosa, non è stato lui a mandare via De Rossi, anzi. Ha fatto il pazzo con Mancini e Cristante perché rimanesse». Una carezza che indora una pillola dura da digerire. Ma è la grandezza di Claudio che fa sembrare tutto normale e accettabile. Ne è passato di tempo ma Ranieri nel 2011 subentrò a Gasperini alla guida dell’Inter. Non era ancora arrivato il momento di Gian Piero che poi, qualche anno dopo, a 60 chilometri di distanza ha trovato a Bergamo la sua isola felice, rifiutando sempre le sirene estere: «Avrebbe meritato di vincere di più, io invece sono contento così», sorride Tinkerman. Già perché Sir Claudio è uomo di mondo: Roma, Milano, Firenze, Genova, Torino, Parma, Cagliari, Madrid, Valencia, Londra, Leicester, Nantes, Monaco e Atene lo hanno ospitato anche se lui ospite non è mai stato e soprattutto non si è mai sentito. Sempre a suo agio, come adesso a casa sua, nonostante una classifica che vede ormai il terzultimo posto a tre punti.