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 2024  dicembre 01 Domenica calendario

Il piano di pace di Zelens’kyj

’aiuto americano è in bilico, l’Europa divisa, i russi avanzano Adesso il leader accelera: una pace, sotto l’ombrello Nato
Come terminare la «fase calda della guerra»? Si può raggiungere presto, «facendo entrare nella Nato le aree libere dell’Ucraina» e, nel frattempo, assicurandoci che «ancora la Nato riconosca la validità dei nostri confini internazionali, toccherà poi a noi ucraini nel futuro di riprenderne il controllo con mezzi diplomatici». Per la prima volta dopo parecchio tempo. Volodymyr Zelensky torna ad ammettere pubblicamente la possibilità da parte sua di accettare l’occupazione temporanea della Russia di parte del territorio ucraino in cambio del cessate il fuoco e l’avvio di negoziati con Vladimir Putin. Il presidente ucraino ne ha parlato durante un’intervista a Sky News con toni che sono un misto di vecchio e relativamente nuovo, calibrati con grande attenzione per essere ascoltato da Donald Trump.
Era dalle fasi iniziali dell’invasione russa, nel febbraio 2022, che Zelensky quasi non parlava più di accettare l’occupazione di regioni ucraine in cambio del cessate il fuoco. Se ne era trattato ai colloqui di Istanbul sino ad aprile dello stesso anno. Allora Zelensky aveva proposto a Putin di «congelare» l’occupazione russa della Crimea e di parte del Donbass sui confini del 2014 per un quindicennio in cambio della pace. Ma in seguito il referendum imposto da Putin nel settembre 2022 per annettersi le regioni occupate (mai riconosciuto valido da larga parte della comunità internazionale) aveva spinto Zelensky a tornare su posizioni massimaliste, esigendo il pieno ritiro nemico sino ai confini del 1991 e persino la rimozione di Putin dal Cremlino. Adesso sono le circostanze avverse a imprimere una ventata di pragmatismo: Trump spariglia le carte; l’aiuto americano è in serio pericolo; l’Europa resta divisa e incapace di sostituirsi agli Usa, mentre le truppe russe continuano ad avanzare nel Donbass e le città ucraine a essere bombardate. Le sue affermazioni richiedono almeno tre considerazioni.
Primo. Zelensky lancia messaggi di amicizia a Trump e prepara il terreno per il suo arrivo alla Casa Bianca il 20 gennaio. «Voglio parlare direttamente con lui, perché sono cresciute troppe voci a confondere le acque», spiega a Sky. La sua speranza resta quella di tessere un accordo. Il tempo incalza e l’incertezza domina come una cappa ingombrante su Kiev. A suo dire, l’ultimo incontro con Trump a New York in settembre era stato «ottimo, caloroso, costruttivo» e adesso «occorre prepararne un altro».
Secondo. Putin parla apertamente di «annessione legale» alla Federazione Russa delle terre occupate. Per Zelensky si tratta invece di una concessione solo temporanea. Stiamo parlando di circa il 20 per cento del territorio ucraino conquistato manu militari dai russi e i loro alleati nel Donbass a partire dal 2014. Putin sta cercando di fare avanzare le sue truppe il massimo possibile prima dell’insediamento di Trump, i confini sono dunque ancora in espansione. Zelensky ne parla obtorto collo. In luglio, durante un’intervista con Le Monde, aveva accennato al fatto che per la Costituzione ucraina le terre occupate potrebbero diventare russe solo dopo un referendum tra i loro abitanti e ciò comporterebbe, prima del voto, il loro ritorno alla sovranità ucraina. Ma in questo caso vince il principio di realtà: Putin si terrà tutto ciò che riesce a prendere. Sia a Kiev che tra gli alleati nel campo occidentale sono ormai tutti ben consapevoli che l’unica speranza per Zelensky restano le garanzie che riesce a ottenere per il futuro.
Terzo. Da qui, l’insistenza del presidente ucraino sulla necessità che le regioni sotto il controllo di Kiev entrino ufficialmente a fare parte della Nato. La richiesta non è certamente nuova. Lui l’ha rilanciata con forza al summit internazionale in Svizzera a metà giugno e quindi ribadita nei primi dei 10 punti del suo «piano di pace» avanzato a settembre. Anche oggi ai suoi occhi l’entrata del governo di Kiev nella Nato rappresenta la condizione necessaria per avviare le trattative. Ma proprio qui emergono le massime difficoltà. Putin è assolutamente contrario: esige che l’Ucraina, anche nella sua versione priva dei territori annessi alla Russia, sia «disarmata» e «neutrale». E c’è di più: Trump a sua volta ha già ribadito di non volere l’Ucraina nella Nato, come del resto ha sempre sostenuto anche Joe Biden. La posizione è condivisa da larga parte dell’Alleanza Atlantica, con l’eccezione dei Paesi Baltici e della Polonia, che deve ancora deliberare con chiarezza. Durante le prossime settimane, Zelensky si troverà dunque nella posizione scomoda di dover cercare garanzie alternative all’opzione Nato e assillato dal timore che Trump parli direttamente con Putin.