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 2024  novembre 30 Sabato calendario

Da Napoleone a Victor Hugo la forza di un simbolo che unisce la politica e la fede

L’impegno di Macron – un presidente per tanti aspetti discusso – toccò l’animo profondo della Francia. In meno di una settimana vennero raccolte offerte per la ricostruzione pari a oltre un miliardo di euro. Il rapporto tra la Chiesa e lo Stato in Francia è stato difficile storicamente anche se in modo diverso da quello italiano. La République è uno Stato laico nel quale vige dal 1905 una separazione netta con la Chiesa fissata per legge. Nonostante questo – o forse a causa di questo – nel generale declino della confessione cattolica in Occidente rimane forte, in alcune fasce minoritarie della popolazione, l’attaccamento ai vecchi riti di quella Francia che meritò il titolo di Fille ainée de l’Eglise,figlia primogenita della Chiesa. Notre-Dame de Paris ne è ancora il simbolo forse più di altre illustri basiliche parigine, quella di Saint-Germain-des-Prés per esempio, o quella di Saint-Sulpice o quella di Saint-Denis che – a parte le dimensioni minori – avrebbe il gran titolo di ospitare le tombe di numerosi re e regine. Del resto, ora l’una ora l’altra hanno accompagnato la storia politica del Paese. Famosa a Notre-Dame l’incoronazione imperiale di Napoleone anche per lo splendido dipinto di Jacques-Louis David, ricco di decine di figure, che coglie con vivezza l’attimo in cui il neoimperatore (era il 2 dicembre 1804) dopo essersi incoronato da solo sta deponendo la corona sul capo di sua moglie Giuseppina de Beauharnais. Il papa Pio VII siede con aria avvilita in disparte, ridotto a semplice figurante dopo aver celebrato messa. Perché Napoleone scelse Notre-Dame? L’incoronazione dei re di Francia avveniva di norma nella cattedrale di Reims, il Grande Còrso però cambiando sede voleva segnalare la rottura con la precedente tradizione monarchica, rendere esplicito che con lui aveva inizio una nuova storia. A proposito di Reims, si può notare a latere che Gioachino Rossini compose (giugno 1825) la sua magnifica operina Il viaggio a Reims proprio per celebrare l’incoronazione di Carlo X, ultimo re Borbone.
Se vogliamo ricordare un altro episodio dei difficili rapporti tra Stato e Chiesa si può citare che nella basilica sconsacrata di Saint-Sulpice Napoleone, appena rientrato dalla campagna d’Egitto, durante il banchetto in suo onore, organizzò il colpo di Stato del 18 Brumaio. La promessa fatta nel 2019 dal presidente Macron è stata dunque mantenuta. I materiali e le opere, tra i quali le gigantesche travature lignee del soffitto, sono state ricollocate nella loro sede, la cattedrale ha subito un restauro conservativo generale, pronta ora ad accogliere le migliaia di visitatori che ogni giorno torneranno a varcare i suoi portali. Come si disse allora, mentre le fiamme la divoravano, e come possiamo ripetere oggi, non è la prima volta che il venerabile monumento viene rimesso a nuovo.
Altri incendi, altre distruzioni provocate dall’uomo, altri restauri azzardati ne hanno cambiato notevolmente il profilo rispetto al lontano XII secolo in cui ebbero inizio i primi lavori. C’è qui una differenza notevole con quanto accaduto a Roma dove le distruzioni e falsificazioni di antichi edifici sono state notevoli ma non ripetute più volte come è invece accaduto a Parigi. Le statue dei santi collocate nei portali, per esempio, vennero decapitate durante la Rivoluzione, la guglia crollata nel 2019 era un rifacimento ottocentesco di quella originale opera del geniale architetto Viollet- le-Duc, molto discusso per i suoi violenti restauri molto vicini a delle falsificazioni. A partire dal Rinascimento si sono susseguiti una serie di restauri che hanno cercato d’interpretare il gusto dell’epoca arrivando a inserire elementi barocchi all’interno della struttura gotica. Ne era consapevole il grande Victor Hugo quando, presentando la cattedrale all’interno del romanzo a lei intitolato (libro terzo, capitolo primo), scrive: «È certamente ancora oggi un maestoso e sublime edificio, la chiesa di Notre-Dame di Parigi. Per quanto sia rimasta bella invecchiando è difficile non sospirare e non indignarsi davanti ai guasti e alle mutilazioni innumerevoli che simultaneamente il tempo e gli uomini hanno inflitto al venerabile monumento». Era il 1831, anche allora il monumento versava in pessime condizioni, lo scrittore ambientò nei meandri della costruzione le avventure del gobbo Quasimodo e dell’arcidiacono Frollo. Voleva come si dice oggi sensibilizzare l’opinione pubblica. L’operazione anche allora, come oggi, riuscì.