La Stampa, 29 novembre 2024
La messa di trigesima per Paolo Griseri, giornalista dalla parte dei dannati
A un mese dalla morte di Paolo Griseri – com’è consuetudine nelle famiglie cristiane e credenti – viene celebrata la Messa di trigesima. Perché? Perché è giusto rafforzare il ricordo di chi «è stato», è esistito, ha appoggiato i piedi su questa terra, ha pianto, ha riso, ha amato. Ha vissuto.
Oltre la sua storia personale di famiglia e amici, Paolo ha avuto una vicenda sua di “famiglia” allargata alla quale partecipava quel che vedeva, interpretava e narrava: il quotidiano La Stampa. Attraverso la quale entrava nelle famiglie, avvicinando lettori quotidianamente. Perché Paolo scriveva. Scrivere era il suo mestiere, non scriveva romanzi ma fatti quotidiani, fatiche, aspetti del vivere di gente comune. Ma non soltanto.
Il suo impegno professionale si esprimeva portando la responsabilità di mettere a fuoco storia e storie minuscole, facendole diventare di interesse generale, come quando narrava il mondo operaio, le migrazioni, e le nuove povertà. Paolo Griseri si addentrava nei labirinti umani, toccando e oltrepassando i margini della società, quelli che interessano poco a chi cerca esempi di successo economico, poltrone politiche, concorsi di bellezza. Il «patinato» non era il suo genere. I suoi eroi erano tascabili, dignitosi, umani.
Le sue narrazioni non avevano bisogno di propagandare idee perché la povertà è sottomessa, è umile, non è contorta. E Paolo Griseri, giornalista, la povertà, o in generale i problemi sociali, sapeva raccontarli senza mai scivolare nella retorica. Lo faceva con passione e adeguata sincerità.
Se leggendo certi suoi articoli oppure i reportage possiamo essere attraversati dal dubbio circa la veridicità della narrazione – come quando i soggetti sono i partiti o i politici o le guerre – e ci chiediamo “ma sarà poi proprio tutto vero?” – tale domanda non attraversava la mente dei suoi lettori:Paolo Griseri era al di sopra (o al disotto delle parti, di certe parti). Paolo, mi senti se ti dico Grazie? Per un buon giornalismo, per non aver dimenticato i dannati della terra, mi senti se ti dico grazie?