Libero, 29 novembre 2024
Ipotesi bracconaggio contro gli orsi trentini
I conti non tornano (e il sospetto è quello del bracconaggio). Il Trentino e i suoi orsi, su cui si discute, da tempo, mica solo lì, anche in mezzo Paese, con gli animalisti da una parte (che difendono i plantigradi i quali fanno, tutto sommato, i plantigradi: cioè scorrazzano per i boschi) e con dall’altra i residenti (che hanno organizzato raccolte firme e referendum dato che, su quelle montagne, ci vivono pure loro). Di certo, però, c’è che la soluzione non può essere l’abbattimento illegale, ossia non autorizzato, magari alla chetichella, senza dir niente a nessuno, degli animali. Vale per gli orsi e vale nelle valli attorno a Trento, ma vale così ovunque e per qualsiasi esemplare selvatico: la caccia ha le sue regole, i suoi censimenti.
Lunedì scorso, a Trento, si è riunito il Tavolo dei grandi carnivori, che è quell’organismo ufficiale presieduto dall’assessore Roberto Failoni (il quale si occupa delle foreste) e che fa il punto sulla situazione. Il problema, però, sta nei numeri: gli orsi morti, nel 2024, sono stati in tutto otto, due di questi potrebbero essere stati ammazzati da qualche cacciatore di frodo.
Nel dettaglio: M90 e Kj1 sono i due animali abbattuti a seguito del contestatissimo decreto voluto dalla giunta provinciale (che tra l’altro prevede proprio un limite massimo di abbattimento di otto capi all’anno e che, però, è stato varato a marzo, quindi non copre l’intera casistica analizzata); l’orsa F12 è stata uccisa assieme a un suo cucciolo da un terzo orso, maschio, adulto (segno anche, soprattutto, la natura è violenta), e le due carcasse sono state individuate lo scorso luglio; un piccolo orso è stato investito, sempre in estate, lungo una carreggiata (qui, semmai, si tratta di un drammatico incidente); mentre in primavera il corpicino senza vita di un orsacchiotto “albino” è stato segnalato da un’escursionista che ci si è imbattuto per caso (e, nonostante l’Enpa, l’Ente nazionale per la protezione degli animali si sia affrettata a promuovere un esposto per omissione di soccorso, che non si sia trattato di bracconaggio è pressoché certo). Risultato, sei animali in tutto. Ne mancano all’appello, allora due.
E sono proprio su questi due (su un orso bruno rinvenuto a inizio ottobre, nei boschi di Cis, in Val di Non, trovato deceduto quando il fondovalle era ancora coperto d’erba verde, a ridosso di un frutteto; e su un secondo esemplare per il quale però non sono ancora stati riferiti nè il codice identificativo nè il luogo del ritrovamento) che si stanno concentrando, adesso, le operazioni della guardia forestale. L’ipotesi, che tanto sussurrata non è, è appunto quella del bracconaggio.
Un po’ come era successo per l’orso Mj5, conosciuto anche col soprannome di “il boss”, che era il secondo plantigrado più anziano della regione e che era stato trovato senza vita nell’autunno del 2023. Ora toccherà all’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, come anticipa il Corriere del Trentino, accertare la vera causa delle morti dei due orsi finiti nel conteggio del Tavolo provinciale. E a dirla proprio tutta lo spettro del bracconaggio potrebbe allargarsi anche un altro fronte, quello dei lupi: sarebbero almeno due gli animali abbattuti (uno a Nago e uno a Croviana) l’anno passato, anche se la maggior parte dei lupi uccisi è a seguito di un investimento con un mezzo a motore, quasi sempre un’automobile.
L’Enpa, ma anche altre realtà come l’Aidaa (l’Associazione italiana per la difesa degli animali) da sempre sollevano la questione e denunciano ogni possibile episodio di “animalicidio” (per usare le loso stesse parole). I bracconieri, che con le loro azioni (è bene ricordarlo) mettono a repentaglio la sicurezza di tutti e sul cui fenomeno, dal 2009 al 2020, in Italia sono stati accertati più di 35 mila illeciti, quasi 250 al mese, contrariamente a quanto si possa pensare, non sono sempre armati di fucile, ma potrebbero agire anche con azioni di avvelenamento.