Corriere della Sera, 29 novembre 2024
Carlos Sainz ripercorre quattro anni in Ferrari
Due gare e una Sprint, domani qui in Qatar, poi Carlos Sainz concluderà la sua avventura con la Ferrari.
Con quale spirito corre?
«Con quello di uno che vuole salutare vincendo il Mondiale costruttori. Niente mi farebbe più felice, è difficile ma è la nostra missione».
Qual è la cosa più importante che ha imparato in questi quattro anni in Ferrari?
«Momenti incredibili, ho vinto per la prima volta in F1, quattro vittorie stupende che mi porterò con me per sempre. Ora posso dire non solo di essere stato pilota della Ferrari, ma di aver anche vinto. Mi sono divertito».
Ferraristi si resta per sempre. È una frase fatta?
«Non lo è. I tifosi ti vogliono bene anche dopo quando vesti di rosso. Io mi sento così, come uno che è passato per la miglior squadra della storia».
Ricorda il suo primo giorno a Maranello?
«Come se fosse ieri il test a Fiorano. Uscire dal garage con una sensazione mai provata prima. C’era papà con me, piangeva».
E il giorno nel quale, quest’anno, le hanno detto che non sarebbe stato riconfermato per il successivo?
«Non uno, sono stati i giorni e le settimane più brutte della mia vita. Era completamente inatteso, ero convinto di rinnovare e i segnali che ricevevo dalla Ferrari andavano in quella direzione. Quando ho saputo la notizia non ci credevo proprio».
In coppia con Leclerc per quattro anni, non sono mancati gli attriti come a Las Vegas. Che cosa vi siete detti dopo?
«Ci siamo chiariti, abbiamo parlato anche due ore fa qui in Qatar. Come abbiamo sempre fatto, quando si raffreddano le cose e digeriamo l’episodio, voltiamo pagina».
Sembra una spiegazione diplomatica, come fate?
«L’adrenalina ti porta a fare cose che non faresti nei momenti normali. Quando te ne accorgi chiedi scusa o almeno ne discuti».
Charles le ha chiesto scusa?
«Io ho chiesto scusa a lui per le cose che mi riguardavano e lui ha fatto lo stesso con me».
Lei è stato compagno di Verstappen, Norris e Leclerc. Chi è stato il più difficile?
«Con Max c’è stata una rivalità, ma in quel team (la Toro Rosso ndr) volevano a tutti i costi creare dualismi come selezione per andare in Red Bull. Avevamo 17 e 20 anni, eravamo immaturi. Con Lando c’era rivalità, ma meno tensione. In Ferrari è stato diverso».
In che senso?
«Con Charles lottavamo per le vittorie mica per gli ottavi posti. E contro uno competitivo come lui tutto diventa più grande e difficile da gestire. Per questo sono orgoglioso di come ci siamo comportati in quattro anni: una volta lui davanti a me, un’altra io. Quattro anni senza incidenti e casini, ma sempre vicinissimi in pista. Spero che un giorno questo verrà ricordato e apprezzato».
Si definisce un uomo squadra?
«Al 100%. Se ha dubbi vada a chiedere ai team principal con i quali ho lavorato, le risponderanno tutti di sì».
Quanto c’è di Sainz nel recupero della Ferrari in questi anni?
«Sarebbe arrogante dirlo. Andrebbe chiesto agli ingegneri, io mi sento soltanto parte di una squadra».
Scelga la sua vittoria più bella.
«Sono tutte speciali, per motivi diversi. La prima a Silverstone 2022 indimenticabile, Singapore 2023 per ciò che ha significato: unico pilota non Red Bull a vincere. L’Australia una liberazione dopo l’inverno difficilissimo e l’appendicite. Il Messico perché quasi sicuramente sarà la mia ultima. Lì mi sono messo pressione da solo, sapendo di avere un’opportunità. L’ho trasformata davanti alla mia famiglia, è stata una botta di fiducia».
Fosse per lei avrebbe continuato a vita con la Ferrari?
«Io ero al 99% pronto e convinto di firmare il rinnovo a dicembre-gennaio. Poi è successo qualcosa, non so quando ha cominciato a succedere».
Si sente allo stesso livello di Leclerc. Anche di Hamilton?
«Sono convinto al 100% che nel mio massimo stato di forma sono il migliore. È molto difficile battermi, l’esempio è il Messico. Devo migliorare nella costanza. Charles è stato più regolare ad altissimo livello, così come Hamilton».
Verstappen dice che non guidava la macchina migliore. È vero?
«La sua stagione non è solo fenomenale, una delle migliori della storia in F1. Sulla macchina, dovrei guidarla...».
Binotto, Vasseur: a chi si sente più legato?
«Con Binotto e Mekies abbiamo posto le fondamenta. Devo loro tanto perché mi hanno scelto come pilota Ferrari, anni duri ma bellissimi. Con Fred la gente pensa che non mi sono trovato bene perché ha portato Hamilton, ma non è vero. Due anni positivi».
Quanto ha sentito la responsabilità di essere un pilota Ferrari? Tutto viene amplificato.
«Tanto, tutto viene ingrandito e in Italia ancora di più».
Perché in Spagna no?
«Sì, ma in Italia ancora di più. Tutto è sovradimensionato, dal Gp di Monza alle notizie: l’ho vissuto in prima persona».
Un rimpianto?
«L’inizio del 2022, pensavo di non saper più guidare. Ho dovuto cambiare completamente stile e dopo sono diventato molto più forte».
Una coppia Hamilton-Sainz le sarebbe piaciuta in Ferrari?
«Io stavo bene con Charles, non credo che ci sia nessuno più veloce in giro».