Corriere della Sera, 29 novembre 2024
Fedez, tra la Schlein e Vannacci, sceglie Vannacci
Lettori che votano a sinistra mi scrivono sorpresi e indignati perché Fedez ha detto alla radio che preferisce Vannacci a Elly Schlein. A parte che quello del rapper non era un giudizio politico ma tecnico, sulle capacità di comunicare dei due soggetti: uno becero ma chiaro, l’altra educata ma vaga, talvolta ai confini dell’oscurità. Però non capisco lo stupore: basta ascoltare le sue canzoni e osservare le sue frequentazioni per rendersi conto che Fedez non è Guccini. Eppure, la sinistra dell’onorevole Zan e anche di tanti opinionisti ne ha fatto per anni un campione dei diritti civili, una vittima della censura di destra e altre amenità surreali.
Chissà da quali oceani di disistima nasce questo bisogno dei nostri progressisti di cercare i propri modelli sempre lontano da sé. Trasformarono in baluardo della sinistra persino Montanelli, dopo averlo etichettato per una vita come bieco reazionario, e solo perché il grande Indro era entrato in rotta di collisione con Berlusconi. Hanno ripetuto lo stesso schema con Fini e poi in mille altre occasioni, con personaggi via via sempre meno qualificati al compito, fino a sprofondare nel ridicolo con la dottoressa Boccia di sangiuliana memoria, trasformata in un’Anita Garibaldi per meriti acquisiti sul campo: creava un problema alla Meloni. Ma il nemico del tuo nemico non è mai un tuo amico. È soltanto un compagno (di viaggio) che ti usa come un taxi e poi scende quando gli fa comodo, di solito senza neanche pagare la corsa.