Libero, 28 novembre 2024
A Milano calano gli impiegati pubblici
A Milano il mito del posto fisso è ormai un ricordo sbiadito, sempre più lontano. Quella che, una volta, era considerata la città delle opportunità, oggi appare sempre più distante dai suoi cittadini, schiacciata da una crescente insoddisfazione legata alle condizioni economiche, oltre che da una scarsa valorizzazione del lavoro pubblico. A fotografare questa realtà è Fp (Funzione pubblica, ndr) Cgil con la Camera del Lavoro di Milano. Infatti, tra il 2022 e il 2023, il numero di occupati nel pubblico impiego nel capoluogo lombardo è diminuito del 15%, pari a oltre 32.000 dipendenti. Non solo: tra il gennaio 2023 e il giugno 2024, oltre 6.000 dipendenti pubblici si sono dimessi. Tale contrazione ha riguardato principalmente il servizio sanitario (-15%) e gli enti locali (-14%), ma investe anche i ministeri e magistratura (-9,3%), le forze armate, la polizia, i vigili del fuoco (-8,3%). Nel medesimo periodo, il trasferimento di risorse statali al settore pubblico è sceso dell’11%, passando da 7,1 miliardi a 6,3 miliardi di euro. Per Luca Stanzione, segretario generale Cgil Milano, si tratta di una «tempesta perfetta a livello economico, con indicatori che richiamano la crisi del 2008 e fattori strutturali simili a quelli del 1973: l’aumento del costo dell’energia, i dazi commerciali, la recessione economica in Germania (primo mercato di riferimento per l’Italia) e la crescente densificazione delle grandi aree metropolitane. Questi fattori incidono non solo sul costo della vita, ma anche sui salari, specialmente nel pubblico impiego». «A questo», continua, «si aggiunge un preciso disegno politico di smantellamento del welfare pubblico. Un esempio è l’aumento esponenziale del prezzo delle abitazioni, che riduce ulteriormente il potere d’acquisto dei lavoratori», prosegue Stanzione, «abbiamo avanzato una proposta concreta: istituire un fondo pubblico per sostenere la cooperazione a proprietà indivisa, un modello storico di successo, particolarmente a Milano». Più in generale, secondo i dati Inps, inoltre, la retribuzione giornaliera media ha raggiunto 125 euro, registrando un incremento dell’8% rispetto al 2022, quando la media era di 121 euro. Questo debole incremento non ha compensato l’effetto dell’inflazione, determinando anzi una riduzione del potere d’acquisto per tutti i comparti pubblici. Il divario di genere è invece rimasto invariato: le donne impiegate nei settori pubblici sono il doppio degli uomini (115.304 contro 64.175) ma percepiscono circa il 20% in meno di stipendio: ciò è dovuto a una differente distribuzione tra le qualifiche.