il Fatto Quotidiano, 28 novembre 2024
Chi resta alla fine della fiera? Anche Zerocalcare si ritira
Più libri Più liberi di sparare fesserie, e persino di impallinare i compagni e le compagne: sono bastate poche ore, agli intellettuali nostrani, per passare dall’amichettismo al nemichettismo, a ridosso e in seno alla Fiera della piccola e media editoria in programma dal 4 all’8 dicembre a Roma. Va’ dove ti porta il cuore, e il branco; il boccone infatti è squisito: la curatrice della kermesse Chiara Valerio, derubricata da regina dei salotti, erede di Murgia, editor raffinata e scrittrice blasonata ad “appestata”. O meglio, “non penso che sia un’appestata o che con lei non si possa parlare…”, epperò Zerocalcare, al secolo Michele Rech, allunga la fila dei dissidenti di Plpl, sabotando la direttora Valerio, ovvero ritirandosi da un incontro con lei, pur senza disertare l’evento tout court.
Ne resteranno ben pochi alla fin della fiera intitolata “La misura del mondo” e dedicata a due giovani vittime, Giulia Cecchettin e Giacomo Gobbato, benché tra gli ospiti, fino a qualche giorno fa, comparisse Leonardo Caffo: “Non sapevo manco chi cazzo fosse”, confessa sempre Zerocalcare, che poi, però, s’è informato e defilato. Infatti, il filosofo – dal patriarcato alla filosofia è consecutio temporum – è a processo per maltrattamenti e lesioni aggravate nei confronti della ex, per cui la procura ha chiesto 4 anni e mezzo di carcere e la cui sentenza è prevista il 10 dicembre. Proprio durante la rassegna culturale. Dopo le prime polemiche, Caffo stesso ha declinato l’invito, mentre Valerio – che avrebbe dovuto presentare il di lui saggio Anarchia – l’ha prima difeso parlando di “presunzione di innocenza” e “libertà di dialogo e dissenso”, salvo infine ammettere: “Abbiamo sbagliato e ferito, oltre le nostre intenzioni, e ci scusiamo”. Con tanto di video sommesso, sbertucciato sui social: da Ferragni a Valerio, è Chiara la gaffe. La scrittrice non vuole commentare oltre, i rumor la danno per dimissionaria, ma l’Associazione italiana editori, che promuove l’evento, smentisce.
Sui social mugugna anche Zerocalcare: “Mi è sembrato inopportuno invitare a una fiera dedicata a Cecchettin un uomo accusato di violenza ai danni della compagna… Mi è sembrato sbagliato invocare il garantismo per troncare una discussione sulla violenza di genere, senza problematizzare il calvario che tante donne incontrano nel denunciare gli abusi, la difficoltà di essere credute, di vedere riconosciuta la propria (sic; no comment, ndr) verità”.
E perciò Bds!, Boycott, divestment, sanctions: all’estero hanno Sally Rooney che osteggia Israele; in Italia c’è Zerocalcare che cade dalla Nuvola, rinunciando agli incontri della fiera del far west ma non ai firmacopie presso lo stand del suo editore Bao Publishing. Vendere fumetti è lottare contro il patriarcato, i femminicidi e la lingua italiana: “Do per scontato che per qualcuno non sarà abbastanza radicale, ma la verità è che nel mio caso nonostante le emozioni e i dubbi, non sono riuscito a mettere a fuoco chiaramente una scommessa su cui puntare per poter dire ‘ok questa possiamo provare a giocarcela’… Non mi piace usare il mio peso mediatico per occupare spazio dentro una discussione nella quale io da maschio – che sta ancora facendo i conti coi suoi limiti e il suo ruolo – credo di dover soprattutto ascoltare… È innegabile che per tanti, me compreso, è molto più facile parlare di fascisti che di questioni di genere, perché i fascisti aprono molte meno contraddizioni tra chi ci sta vicino e pure in noi stessi”. Specie davanti agli orinatoi sporchi, ma tant’è…
Il dubbio, però, è che una legittima protesta di respiro universale – violenza&genere – sia degenerata in una polemica ad personam contro l’(ex) amica Valerio, accusata dal fumettista pure per la gestione dello scandalo: “Credo che tutto, compresi i video, le comparsate tv, letteralmente tutto almeno fino all’ultimo messaggio di scuse sia stato sbagliato; per come conosco Chiara ci credo che sia mossa da fedeltà a un principio; ma quando quello che facciamo si presta a così tante strumentalizzazioni, quando i nostri nemici ci prendono a simbolo, è il momento di fermarci a riflettere pure se siamo in buona fede”. Anche la collega Josephine Yole Signorelli, aliasFumettibrutti, pare una anti-valeriana d’un pezzo: è stata infatti tra le prime a ritirarsi, epperò a scuse avvenute come da lei auspicato – “Ho deciso di non presenziare… Mi aspettavo delle scuse e un cambio di rotta” – non ha cambiato rotta. Idem Roberto Recchioni(fumettista), Giulia Siviero (femminista) e Pietro Turano (attivista Lgbt+).
Ben al di là della galassia amichettista, sinistrorsa e gender fluid – da cui non a caso si leva la voce di un altro corsivista di Repubblica Paolo Di Paolo: “È in atto un linciaggio” – monta l’insofferenza contro Valerio, “scrittrice, polemista, giornalista, editorialista, organizzatrice di eventi, e chi più ne ha più ne metta”: così la definisce l’illustre Nadia Fusini, ad esempio, muovendole una critica intellettuale e ingaggiando una polemica sul lavoro e la bontà della produzione culturale, non sugli hashtag#femminicidio, #patriarcato, #lafilosofiaèbella… Scrive l’anglista: “Il punto è che giornaliste e giornalisti attivi nella gestione dell’economia editoriale, più che scrittrici e scrittori, come si autodefiniscono, sono funzionari al soldo della creazione del fatturato e sono pronti a tutto, pur di fare caciara”. La caciara in fiera, un classico.