Il Messaggero, 28 novembre 2024
Minacce al tiktoker che cancella i graffiti sui muri di Roma
Tuta bianca, maschera sul viso e una sabbiatrice a tracolla: Valerio Tuveri, 27 anni, sembra più un personaggio uscito da un film sui Ghostbusters che un paladino del decoro urbano. E invece eccolo lì, ogni mattina, armato di pazienza, a cancellare dal centro di Roma scritte degne del diario delle medie. “Ti amo, Chiara” e “Forza Lazio”, lasciando riaffiorare il marmo travertino di una facciata storica. Intorno a lui, i passanti si fermano, curiosi. Alcuni filmano la scena, altri lo ringraziano. Sui social, però, le reazioni sono tutt’altro che unanimi. Mr. Tuvs – questo il suo nome su TikTok – anche detto “Il ragazzo che pulisce Roma”, ha attirato tanto consenso quanto critiche feroci. Il suo profilo conta 28 mila follower e oltre 2 milioni di “mi piace”. Nei video, Valerio si mostra all’opera: con un sottofondo musicale e l’abilità di un restauratore, cancella scritte, tag e disegni da muri, statue e monumenti della capitale. Da Piazza Venezia a Fontana di Trevi. Ma non tutti apprezzano. «Stai cancellando arte!», lo accusano in molti. Qualcuno lo definisce un «fascista», altri gli augurano la morte. «Mi hanno insultato, minacciato e perfino preso di mira. Mi scrivono sui furgoni della ditta: è come se marcassero il territorio, come i cani» spiega il tiktoker.L’impegno socialLa missione di Valerio è chiara: restituire dignità e decoro alla città che ama. «Lavoro in questo campo da quando ho 19 anni. Mio padre ha fondato l’azienda di sabbiature e restauri nel 2008, e io ho imparato tutto da lui. Puliamo monumenti, facciate, pietre di ogni genere, e i graffiti sono solo l’1% del nostro lavoro. Ma da luglio 2024 ho deciso di mostrare questo aspetto della mia vita sui social, per sensibilizzare le persone al rispetto della città». Il graffitismo divide: c’è chi lo considera un atto creativo e chi, come Valerio, vandalismo. «Roma è già arte, non ha bisogno di queste aggiunte. Se guardi un monumento, una chiesa, un palazzo storico, c’è già tutto: bellezza, storia, emozione. Una scritta, un tag, un insulto, per me sono solo un’aggressione alla città più bella del mondo». Tra i commenti sui suoi video, c’è chi lo ringrazia e chi lo critica. Alcuni lo accusano di cancellare e censurare opere di street art. «Ma quale arte? “Stella 6 la mia vita”, una bestemmia o una svastica non sono arte. Banksy è un artista, ma chi imbratta i muri di notte non è certo un Banksy. Se poi c’è un’opera bellissima fatta nel posto sbagliato, per me rimane inciviltà. Ci sono degli spazi in periferia dove si potrebbero fare dei murales ma con permessi adatti. Andrebbero a valorizzare quel luogo e non i monumenti».
Le minacceIl suo tono cambia quando racconta le minacce ricevute. «Sono tutti profili fake o gente che non ha il coraggio di mostrarsi. Mi hanno augurato di morire, insultato la mia famiglia e il nostro lavoro. Ma io non rispondo, vado avanti per la mia strada. Non voglio avvelenarmi». Nonostante tutto, il 27enne è fiero del suo lavoro. «Voglio sensibilizzare le persone, soprattutto i ragazzi. Non c’è futuro se non educhiamo le nuove generazioni al rispetto per ciò che ci circonda. Mi ha scritto una mamma, disperata: l’istituto di suo figlio, in zona Eur, era coperta di bestemmie e insulti razzisti. Mi ha chiesto di intervenire, ma non posso farlo senza i permessi. Certi luoghi, come scuole e piazze, dovrebbero essere puliti subito».Il futuroIl suo obiettivo è chiaro: collaborare con le istituzioni per migliorare la cura del territorio, magari lavorando gratis. «Mi piacerebbe appoggiarmi ad associazioni come Retake Roma, che hanno il potere di intervenire ovunque. Io non posso agire senza autorizzazioni: pulire un muro senza permesso è a tutti gli effetti un atto vandalico. Ma se potessi, lo farei per amore della città, senza chiedere nulla in cambio». Non mancano, però, i momenti di frustrazione. «A volte pulisco un muro e il lunedì successivo è di nuovo pieno di scritte. C’è chi mi commenta sotto i post con fare arrogante: Grazie bro, ora abbiamo una nuova tela’. Io li chiamo vandaletti’. Non capiscono che stanno rovinando qualcosa di unico. Ma io non mi arrendo: continuerò finché finiranno i muri da ripulire». Dietro la maschera e la tuta bianca, Mr. Tuvs non è solo un ragazzo che pulisce la capitale. È un romano che ama la città eterna, disposto a sopportare critiche e insulti pur di vederla splendere ancora. «Non sto limitando la libertà di nessuno. Ci sono mille modi per esprimersi: libri, quadri, muri in periferia. Roma è un patrimonio di tutti e merita rispetto per chi ci vive e per chi viene a visitarla. Sto lavorando a un bel progetto in vista del Giubileo».