la Repubblica, 28 novembre 2024
L’Italia pronta a guidare i caschi blu Unifil
L’Italia è in pole position per la guida di tutte le iniziative militari internazionali destinate a garantire una tregua stabile in Libano. Un impegno difficile ma con una prospettiva straordinariamente importante. Perché quello che accadrà tra il fiume Litani e il confine israeliano sarà anche il laboratorio per definire un modello di intervento a Gaza, basato sulla creazione di una forza di polizia palestinese formata da istruttori italiani. Le iniziative in campo sono numerose, avviate già da alcuni mesi, e potrebbero convergere in un futuro molto prossimo in una doppia operazione di pace per sanare le ferite più sanguinose del Medio Oriente.Il punto di partenza è una struttura nata a luglio per volontà degli otto big della Nato e destinata a rendere l’esercito di Beirut capace di riprendere il controllo dei confini. Il Comitato Tecnico Militare per il Libano – indicato con l’acronimo inglese di MTC4L – è stato affidato alla guida del generale Diodato Abagnara: un riconoscimento ai rapporti che gli italiani hanno saputo costruire nel Paese dei Cedri. All’iniziativa hanno aderito Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Germania, Olanda, Spagna e Canada ma il ministro della Difesa Guido Crosetto – che ne è stato uno dei principali promotori – mira ad estenderla ad alcune nazioni arabe, in particolare il Qatar e la Giordania.Il compito di questa alleanza è ricostruire le forze libanesi, messe a dura prova dalla lunga crisi economica e dai bombardamenti: sono l’unica istituzione interconfessionale, rispettata dall’intera popolazione.Tutto ovviamente dovrà avvenire d’intesa con Unifil, che ha 10 mila caschi blu sul terreno incaricati dal 2006 di presidiare la fascia a sud del Litani. La tregua adesso impone alle Nazioni Unite di prendere decisioni sullo sviluppo della missione. Anzitutto sulle regole di ingaggio, che non hanno permesso di contrastare l’insediamento di Hezbollah e l’escalation bellica israeliana. «Unifil ha operato con un mandato chiaro, ma con regole d’ingaggio non adeguate ai compiti assegnati», ha ribadito ieri il capo di Stato maggiore della Difesa Luciano Portolano. Il Palazzo di Vetro finora non si è pronunciato su questo punto, né sull’aumento del contingente: l’organico già deliberato può crescere di cinquemila soldati, che alcune cancellerie auspicano siano forniti da Italia, Francia, Gran Bretagna e Polonia. Complessivamente, tra Unifil e il nuovo Comitato, la nostra presenza in Libano potrebbe venire incrementata di oltre cinquecento militari, forse addirittura il doppio, anche se la questione dei numeri viene ritenuta «prematura» dalle fonti governative.In base alla tradizionale rotazione, sempre rispettata finora, entro fine febbraio il nostro Paese dovrebbe prendere la guida dell’intera missione Onu: il candidato ideale potrebbe essere lo stesso generale Abagnara, ex comandante della brigataGaribaldi che per due volte è stato in servizio con i caschi blu. Questo potrebbe configurare nel giro di pochi mesi il ruolo di vertice italiano in entrambe le iniziative per stabilizzare il confine nord di Israele. L’attenzione però è rivolta anche a Gaza: l’Autorità palestinese ha già chiesto ai carabinieri di riprendere i corsi di addestramento ma finora non ci sono state le condizioni di sicurezza. La nostra Difesa d’intesa con il governo Meloni sta studiando come costruire un percorso di pace anche tra le macerie della Striscia. Prima però bisogna fermare definitivamente le armi in Libano