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 2024  novembre 28 Giovedì calendario

Ci manca davvero Angela Merkel

Ci manca Angela Merkel? La domanda è diventata di attualità da qualche giorno, sollevata dalla pubblicazione della sua autobiografia – Libertà, edito da Rizzoli, in libreria dal 26 novembre. Soprattutto, chiederselo è quasi automatico vista la mancanza di leader in Europa, dopo la sua uscita dalla cancelleria nel 2021, e al confronto con la debolezza del suo successore, Olaf Scholz. Gran parte dei commentatori politici in Germania ha già risposto, implicitamente, che non ci manca. In alcuni casi, le critiche al racconto della sua vita e dei 16 anni al vertice – da «leader indispensabile» in Europa, come fu detto – sono state feroci. Oggi è chiaro che i suoi errori sono stati numerosi: l’uscita repentina dal nucleare civile, la conseguente dipendenza dalle importazioni di gas dalla Russia, il contare esasperato sul mercato cinese, il tentativo di ammansire Putin con le buone anche dopo l’annessione russa della Crimea nel 2014, la mancanza di riforme nel Paese e altro. Merkel dice di assumersi la responsabilità delle scelte fatte ma non le definisce errori o incomprensioni della realtà. Per dire, nel libro difende la decisione di affidarsi al Nord Stream 1, il gasdotto dalla Russia alla Germania, perché «Con il progressivo abbandono del nucleare, il gas naturale sarebbe servito più che mai come tecnologia ponte a base fossile per raggiungere gli obiettivi climatici». A quello seguì il via libera al Nord Stream 2, anche dopo la prima invasione russa dell’Ucraina. Washington mise sanzioni contro le società che realizzavano il secondo gasdotto, sostenendo che l’alleata Germania sarebbe diventata troppo dipendente dalla Russia. «In realtà – scrive Merkel – a mio avviso, gli Stati Uniti stavano sfruttando la loro superiorità economica e finanziaria per bloccare i progetti in altri Paesi, compresi quelli amici». L’ex cancelliera, insomma, rende noti i suoi sospetti sulle intenzioni nascoste dall’Amministrazione Trump (si era nel 2017) ma non si chiede se la critica americana, tra l’altro condivisa dai Paesi dell’Est europeo, fosse giusta. Questo è uno dei molti passaggi dell’autobiografia che deludono: poteva essere il libro che illumina su come si è arrivati, da inizio secolo e tra molti sbagli, alla crisi europea di oggi; è invece l’autogiustificazione di chi difende la propria reputazione ma non ci dice nulla. Potrebbe mancarci?