Corriere della Sera, 28 novembre 2024
Anne Hidalgo rinuncia a ricandidarsi
D opo dieci anni di battaglie e polemiche che hanno trasformato la capitale, Anne Hidalgo annuncia che si ferma – quasi – qui. Con un’intervista a Le Monde la 65enne sindaca di Parigi spiega che rimarrà nel suo ufficio dell’Hotel de Ville fino all’ultimo giorno dell’incarico ma poi, nel 2026, non si presenterà per un terzo mandato. E senza attardarsi sulle ragioni della scelta Hidalgo indica già un possibile successore: il fedelissimo Rémi Féraud, presidente del gruppo «Parigi in comune» (socialisti e indipendenti di sinistra), chiamato in questi mesi a lavorare per costruire un’unione di sinistra che escluda però la France insoumise di Jean-Luc Mélenchon.
«È una decisione che ho preso molto tempo fa, ho sempre pensato che due mandati siano sufficienti per portare a termine cambiamenti profondi», dice Hidalgo, che nel 2014 era succeduta a Bertrand Delanoë dopo essere stata la sua vice per 14 anni. Un lungo regno nel segno della continuità: la chiusura al traffico delle autostrade urbane lungo la Senna, cominciata da Delanoë, è proseguita e si è ampliata sotto Hidalgo, che ha fatto della viabilità urbana il settore più visibile della sua azione.
L’ambizione di una mobilité douce, una «mobilità dolce», non le ha fatto mancare né gli insulti degli automobilisti né la rielezione a sorpresa nel luglio 2020. Allora si disse che Hidalgo, fino a pochi mesi prima impopolare perché considerata ideologica e lontana dai problemi concreti dei parigini meno benestanti, aveva beneficiato dell’«effetto Covid»: il confinamento, la città deserta con gli anatroccoli che attraversavano i boulevard avevano fatto credere al «niente sarà più come prima» e reso più attraente a molti l’idea di una nuova metropoli verde, a misura di pedoni e di biciclette. Non tutto è andato liscio, di quello spirito post-Covid nessuno si ricorda più o quasi, il traffico parigino è più caotico e incattivito di prima, ma con centinaia di chilometri di piste ciclabili in più, un risultato che Hidalgo potrà sempre rivendicare.
La sindaca nata a San Fernando, in Spagna, figlia di un elettricista e una sarta e arrivata in Francia all’età di quattro anni, è stata il bersaglio preferito della sua eterna rivale Rachida Dati, ex ministra di Sarkozy ora tornata al governo come responsabile della Cultura, che in consiglio comunale l’ha accusata per anni di pensare solo ai bobo, i radical chic che possono benissimo fare a meno dell’auto perché vivono in centro e possono elegantemente spostarsi a piedi o in metropolitana, a differenza dei milioni di cittadini meno agiati che ogni giorno arrivano da fuori superando la barriera fisica e sociale del périphérique, la tangenziale di Parigi.
Con Hidalgo sono aumentati i debiti delle casse comunali, i topi – ribattezzati «surmolotti» da una consigliera comunale in vena di eufemismi —, gli spazi verdi e anche i servizi decentrati di quartiere in omaggio al principio della «città dei 15 minuti» dell’urbanista Carlos Moreno; sono diminuiti i limiti di velocità – 30 km/h quasi ovunque – e purtroppo anche i parigini, che rispetto al 2021 sono 45 mila in meno (2 milioni e 87 mila in totale), costretti a fuggire da una città sempre più impraticabile per la classe media. Questa sarà la sfida principale per qualsiasi successore.