Corriere della Sera, 28 novembre 2024
Saša, l’ingegnere diventato cecchino
«Uccidere un soldato nemico è come un normale lavoro. Lo prendo di mira, mi assicuro che sia a tiro utile e nessuno possa individuarmi, oppure io abbia la possibilità di allontanarmi. Il lavoro più pulito è finirlo con un colpo solo, preciso. Dopo non ho ripensamenti: guai ne avessi, se io non ammazzo i russi, loro ammazzano me». Sasha si è dato «Fantasma» come nome di battaglia e la sua unità l’ha battezzata «I fantasmi di Bakhmut». Venti teste di cuoio del corpo scelto di snipers: russi e ucraini utilizzano lo stesso termine inglese per dire cecchini. Oggi sono impiegati sul fronte bollente di Pokrovsk, nel cuore del Donbass, dove ormai ogni giorno gli ucraini perdono terreno all’incalzare delle offensive russe.
Lo incontriamo nelle periferie di Pokrovsk alle 11 di una mattina fredda, umida, col cielo nuvoloso, il vento teso che abbassa il termometro ben sotto lo zero; in sottofondo il brusio intermittente dei bombardamenti. Sasha è nato 40 anni fa a Kiev. La prima moglie nel 2013 se ne è andata a Mosca con loro figlia Vladislava, che oggi ha 13 anni. Lui si è risposato e la nuova consorte vive a Kiev assieme alla sua seconda figlia, Anastasia, di 8 anni. Ma è per garantire Vladislava che adesso non vuole essere riconosciuto. Spiega: «I russi potrebbero cercarla e farle del male per punire me. I loro servizi segreti sono molto attenti». Il motivo? Lui è uno dei più bravi cecchini ucraini: in 17 mesi ha personalmente ucciso 147 soldati russi e complessivamente con la sua unità nello stesso periodo ha superato quota 1.200 «obbiettivi eliminati». Sono tutti soldati di professione, hanno partecipato alle battaglie più importanti dal febbraio 2022: Bucha, Irpin, la zona di Mariupol, Sumy e il fronte Nord, e poi via via sino a Kharkiv, gli scontri a Bakhmut e Avdiivka.
Sasha, in particolare, aveva abbandonato la sua attività di ingegnere civile già nel 2014 per unirsi alle battaglie nella zona del Donetsk, rimase quasi ucciso nell’assedio di Debaltsevo. Sono veterani ben rodati e dunque ricevono tra le paghe più alte dell’esercito ucraino: oltre 4.500 euro mensili, talvolta arricchiti dai «premi» per i loro successi.
Sembra facile raccontare le loro azioni indorandole con i toni epici dei duelli tra cecchini. Tra letteratura e cinematografia di guerra, sin dal primo conflitto mondiale la figura del tiratore scelto, anarchico solitario nel mare incolore degli eserciti, ha sempre ispirato autori, fotografi, giornalisti e registi. Ma lui tiene volutamente a descrivere in modo secco e fattuale. «Il segreto del buon cecchino è avere la pazienza dell’attesa. Sparare tanto non serve a nulla, anzi, può essere molto pericoloso. In genere si parte in pattuglie di 8 persone: 2 cecchini, 2 addetti alla comunicazione e ai droni, uno che si occupa dell’evacuazione veloce, 3 con le mitragliatrici per la copertura. Sulle spalle portiamo zaini che pesano oltre 30 chili, d’inverno anche di più a causa dell’equipaggiamento caldo. Le missioni durano oltre 48 ore: lasciamo le jeep a 5-6 chilometri dalla zona operativa e marciamo in silenzio, distanziati, spesso superiamo di parecchio le prime linee russe. L’appostamento ci può vedere immobili e mimetizzati per decine di ore di seguito, i termovisori sui fucili ci permettono la perfetta visibilità anche di notte».
Nel novembre 2023 un cecchino ucraino riuscì a centrare un fante russo dalla distanza record di 3,8 chilometri. Il primato personale di Sasha è sul chilometro e mezzo, ma la maggioranza dei suoi spari si aggira tra i 300 e 500 metri. A Pokrosk le cose non vanno per nulla bene. Dice: «I russi attaccano in continuazione. Sembrano avere un numero infinito di droni, quasi tutti superiori ai nostri. Non so come andrà a finire»