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 2024  novembre 27 Mercoledì calendario

Aumentano le infezioni da Hiv

Si è esaurito l’«effetto pandemia» sulle nuove diagnosi di Hiv. Sono infatti tornate ad aumentare, attestandosi ai livelli pre-Covid, e quasi la metà di esse arrivano in ritardo. Non sono confortanti i numeri italiani aggiornati sui contagi da Hiv, rilanciati in vista della Giornata mondiale contro l’Aids, che si celebra il 1 dicembre.Secondo i dati dal Centro Operativo Aids dell’Istituto Superiore di Sanità (Numero Verde 800 861061) lo scorso anno sono state effettuate 2.349 nuove diagnosi, in aumento rispetto alle 2.140 del 2022 e vicine alle 2.510 registrate nel 2019.La maggiore incidenza è stata riscontrata tra gli uomini tra i 30 e i 39 anni, mentre a detenere il primato di Regione con il maggior numero di diagnosi è il Lazio, dove se ne contano più di cinque ogni 100 mila abitanti. Seconde in classifica, a pari merito, l’Umbria e Emilia-Romagna con cinque casi per 100 mila residenti. Le tre città con l’incidenza maggiore nel 2023 sono state Roma, Milano e Bologna.«Questo trend è indicativo, e va di pari passo con l’andamento delle altre infezioni a trasmissione sessuale, che sono in aumento soprattutto tra i giovani – spiega Barbara Suligoi, direttore del Centro Operativo Aids dell’Istituto Superiore di Sanità – È necessaria una maggiore sensibilizzazione sia sulle norme di prevenzione, che sull’accesso al test: dal 2015 è in continuo aumento la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da Hiv(con bassi linfociti CD4 o con Aids)».Oltre il 40% delle diagnosi infatti è avvenuto con una conta dei linfociti CD4 inferiore a 350. Troppo bassa per ipotizzare un contagio recente. «Nel 2023, due terzi degli eterosessuali, sia maschi che femmine, e più della metà degli MsM (uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini) scoprono di essere HIV positivi quando il loro sistema immunitario è già compromesso (valori di linfociti CD4 bassi), un segno che il contagio è avvenuto da diverso tempo e che la malattia è in fase avanzata», aggiunge il direttore del Centro Operativo Aids dell’Iss. Ma prima si scopre di essere sieropositivi, prima si iniziano le cure, riducendo le complicanze e la diffusione del virus.Il motivo principale di accesso al test è risultato la sospetta patologia Hiv correlata o sintomi Hiv, nel 35% dei casi, seguita dai comportamenti sessuali a rischio (19,6%). Mentre hanno scoperto la propria sieropositività per controlli di routine o in seguito a screening o campagne informative il 12,3% di coloro che hanno avuto una nuova diagnosi nel 2023.Il numero dei casi prevalenti di Aids, ossia ancora viventi, al 2021 è pari a 24.760. Dall’inizio dell’epidemia nel 1982 a oggi sono state segnalate 73.150 nuove diagnosi di AIDS, di cui 47.862 deceduti entro il 2021.Si stima, infine, che nel 2023 il 77,2% delle persone diagnosticate con l’infezione non aveva ricevuto una terapia antiretrovirale prima della diagnosi e tra le persone che non avevano effettuato trattamenti antiretrovirali prima dell’insorgenza dell’Aids nel 2023, la polmonite da Pneumocystis jirovecii è stata la più comune patologia di esordio (22,6%) sebbene nell’ultimo ventennio abbia subito il calo più evidente.«Anche se, soprattutto grazie alle nuove terapie, l’Aids non rappresenta più l’emergenza sanitaria di qualche tempo fa, non dobbiamo spegnere i fari su questo problema – sottolinea Anna Teresa Palamara, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss – Occorre lavorare sulla prevenzione, soprattutto tra i giovani».