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 2024  novembre 27 Mercoledì calendario

L’assimilazione degli stranieri nel calcio

Dodici brasiliani hanno chiesto la cittadinanza italiana sostenendo di essere discendenti da una nostra connazionale che nel 1876 lasciò l’Italia, per trasferirsi in Brasile. La richiesta solleva dubbi e problemi serissimi. Pasquale Liccardo, presidente del Tribunale di Bologna, con ordinanza depositata ieri, ha sollevato d’ufficio eccezione di illegittimità costituzionale della disciplina italiana in materia di cittadinanza, nella parte in cui prevede «il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis senza alcun limite temporale». Secondo lo stesso presidente, stando ad alcune stime, nel mondo sarebbero ottanta milioni i discendenti dei nostri migranti. Uno studio stima che in Brasile siano 27,2 milioni, in Argentina 19,7, negli Stati Uniti 17,3, in Francia 4, in Canada 1,5, in Uruguay 1,2 e in Venezuela un milione. Va da sé che se tutti costoro avanzassero uguale domanda dei dodici brasiliani chi sarebbe in grado di affrontare e risolvere la questione? Oriundi si nasce o si diventa? Dipende dall’uso e dai mestieri e dall’astuzia nell’interpretare la legge.
Nello sport, nel calcio in particolare, l’interrogativo è stato risolto da sempre, il primo caso di «straniero» assimilato risulterebbe Aebi Hermann. Era un calciatore dell’Inter, fu battezzato «Signorina» per lo stile elegante, nato a Milano da padre svizzero e madre italiana, prestò servizio militare per il nostro esercito durante la prima guerra mondiale, all’anagrafe calcistica fu Ermanno, dunque convocato con la nazionale azzurra il 18 gennaio del 1920 nella partita contro la Francia, Hermann Ermanno realizzò pure tre delle 9 reti con la quale sbrigammo la pratica. Il calcio ha sfruttato ogni asterisco per utilizzare campioni stranieri, Luisito Monti venne segnalato dal compatriota argentino Raimundo Orsi, vinse il mondiale con l’Italia nel ’34, dopo aver perso la finale con l’Argentina nel ’30. Orsi venne tesserato nonostante la Carta di Viareggio che dal ’26 bloccava l’importazione di calciatori stranieri, il barone Mazzonis, casa Agnelli, aggirò la norma, «Mumo» fu dichiarato oriundo. Anche durante il ventennio c’era differenza tra importazione e importanza, quest’ultima prevaleva allora e prevale ancora oggi, bastano i casi di Retegui e prima di Thiago Motta, Jorginho, Mauro Camoranesi, senza dimenticare Schiaffino, Ghiggia, Sivori, Altafini, Maschio, Angelillo, i cui antenati partirono dai nostri porti alla ricerca del sogno e dell’approdo oltre oceano. Il fenomeno non è esclusivo italiano, gli inglesi, come i francesi, approfittano delle colonie e dei protettorati per naturalizzare calciatori per la maggior parte provenienti dall’Africa o dall’India, la loro normativa è dunque differente dalla nostra. Il presidente Pasquale Liccardo ha annunciato che chiuderà la sua carriera a Bologna. L’ultima sua decisione può passare alla storia del calcio italiano.