Avvenire, 26 novembre 2024
Il migrante morto nel Cara di Bari? Aveva un’ulcera
La morte di Bangaly Soumaoro, 33enne migrante originario della Guinea, avvenuta nell’ospedale San Paolo di Bari lo scorso 4 novembre, sarebbe stata causata da un’ulcera che – stando all’ipotesi della Procura di Bari – non sarebbe stata curata correttamente. L’autopsia ha escluso che l’uomo, come ipotizzato, avesse ingerito pile o oggetti metallici. Soumaoro era ospite nel Cara di Bari insieme alla compagna e, nei due giorni precedenti al decesso, si era più volte rivolto al presidio sanitario del centro lamentando forti dolori intestinali. Solo il 4 novembre fu chiamato il 118 e i sanitari decisero di trasportarlo in ospedale. L’autopsia è stata eseguita dal professor Francesco Introna, direttore dell’istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari. Per la morte dell’uomo in nove, tra medici e infermieri che lo hanno avuto in cura al Cara e al San Paolo, sono indagati per omicidio colposo. L’uomo, hanno raccontato altri migranti, per giorni sarebbe stato curato solo con la tachipirina. La notizia della sua morte scatenò una rivolta dei migranti del centro, che ritenevano non avesse avuto cure adeguate. La protesta durò dalla notte del 4 al pomeriggio del 5 novembre e sfociò in un corteo dal Cara alla prefettura di Bari: prima che una delegazione fosse ricevuta dal prefetto Francesco Russo, migranti e membri di associazioni del territorio chiesero, oltre a cure più adeguate, alloggi migliori e maggiore libertà di entrata e uscita dal centro. Le denunce riguardavano presunti “maltrattamenti” avvenuti nella struttura (secondo quanto riportato da Solidaria e sportello di autodifesa sindacale), “condizioni di vita disumane” e la circostanza che gli ospiti dormano “nei container”.