Avvenire, 26 novembre 2024
Sì alle decorazioni di Natale in Terra Santa
Il prossimo Natale in Terra Santa tornerà ad essere celebrato anche con segni visibili, al contrario di quanto era avvenuto lo scorso anno, quando «come segno di solidarietà con le moltitudini che soffrono per la guerra che era appena scoppiata» i Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme avevano preso la decisione di rinunciare all’esposizione pubblica di luci e decorazioni natalizie. Ad annunciarlo è una nota congiunta nella quale i leader delle Chiese cristiane spiegano che nonostante «nostre intenzioni erano buone, molti in tutto il mondo hanno comunque interpretato erroneamente questa richiesta come una “cancellazione del Natale” in Terra Santa, il luogo stesso della Santa Natività di nostro Signore». Per questo motivo, per il prossimo tempo di Avvento e Natale, «incoraggiamo le nostre comunità e il nostro popolo a celebrare pienamente l’avvicinarsi e l’avvento della nascita di Cristo, dando segni pubblici di speranza cristiana». Non si tratta di una scelta estetica né folcloristica. Perché i fedeli vengono esortati a celebrare il prossimo Avvento «in modi che siano attenti alle gravi sofferenze che milioni di persone nella nostra regione continuano a sopportare. Ciò include certamente il sostenere loro continuamente nelle nostre preghiere, tendere loro la mano con atti di gentilezza e carità e accoglierli come Cristo stesso ha accolto ciascuno di noi».
Tra i firmatari della Dichiarazione anche il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, e con loro il patriarca greco-ortodosso Teofilo III ed altri rappresentanti delle chiese cristiane e cattoliche (copta, maronita, melkita, siro-cattolica, episcopale, evangelica luterana, armena). Gli appuntamenti pubblici lo scorso anno erano stati sospesi anche per ragioni di sicurezza. Inoltre, come poi accaduto anche a Pasqua, in occasione delle festività cristiane non era stato permesso dalle autorità israeliane ai fedeli cristiani palestinesi di raggiungere i luoghi sacri di Gerusalemme o di città come Nazareth, in territorio israeliano. Anche a Betlemme le frequenti chiusure delle vie d’accesso alla città avevano ostacolato la partecipazione ai riti religiosi.
«In questo modo – si legge ancora nella Dichiarazione –, faremo eco alla storia stessa del Natale, nel quale gli angeli annunciarono ai pastori la lieta novella della nascita di Cristo in tempi che nella nostra regione erano altrettanto bui, offrendo a loro e al mondo intero un messaggio di speranza e pace divina».