la Repubblica, 26 novembre 2024
Giulia si annotava i motivi per lasciare Turetta
Venezia – «Vuole che gli scriva molte volte al giorno. Non accetta le uscite con le mie amiche. Ha idee strane riguardo al farsi giustizia da soli per i tradimenti, alla tortura, robe così…».È il 31 luglio di un anno fa. Il giorno in cui Giulia Cecchettin lascia Filippo Turetta. Lui non ha ancora creato la sua lista di azioni per uccidere l’ex fidanzata. Ma la studentessa, in quelle ore, scrive la sua, di lista. Un elenco dei quindici motivi che l’hanno portata a chiudere con Filippo.
Nonostante tutto, pure in quel momento Giulia pensa a come non ferirlo: «L’ho lasciato e spero davvero di rimanere fedele alla mia scelta. Non perché odi Pippo, tutto il contrario, ma perché ormai ho capito che non siamo fatti l’uno per l’altra e lo uccido a fare un tira e molla insensato che non voglio neanch’io. Adesso faccio una lista di cose che non andavano perché devo autoconvincermi di aver fatto la cosa giusta anche se mi manca da matti e sto morendo dentro al pensiero di starlo facendo soffrire».Una voce dopo l’altra, ecco i motivi. È necessario ripercorrerli, uno per uno, perché dietro queste voci si nascondono le radici di storie sbagliate, la libertà negata da un partner tossico. «Abbiamo litigato per il fatto che non lo avessi fatto venire al compleanno della Elena (la sorella di Giulia, ndr); ha sostenuto più volte fosse mio dovere aiutarlo a studiare; si lamentava quando mettevo meno cuori del solito (nei messaggi, ndr); necessita gli si scriva messaggi molte volte al giorno».Una frase inquietante, soprattutto con gli occhi di oggi, l’ha letta in aula il pm Andrea Petroni: «Ha idee strane riguardo al farsi giustizia da soli per i tradimenti, alla tortura, robe così». Poi: «Non accettava le mie uscite con la Bea e con la Kiki (sue amiche, ndr); credo non accetterebbe mai una vacanza mia in solitario con maschi nel gruppo (inventata ovviamente); tendenzialmente i “tuoi spazi” non esistono; lui deve sapere tutto, anche quello che dici di lui alle tue amiche o allo psicologo; durante le litigate dice cattiverie pesanti e quando l’ho lasciato ha fatto molte minacce solo per farmi cambiare idea; c’è stato un periodo in cui dopo esserci detti “Buonanotte” mi mandava sticker finché non vedeva che non ricevevo più messaggi per controllare che fossi davvero andata a dormire; tutto quello che gli dici per lui è una promessa e prova a vincolarti così; prendeva come un affronto il fatto che volessi tornare a casa pendendo l’autobus alla fermata più vicina e non in stazione; una volta si è arrabbiato perché scesa dall’autobus volevo fare 5 minuti a piedi da sola mentre lui era da un’altra parte senza aspettarlo». Anche sui rapporti intimi, davanti a un «no», lui «diventa insistente e si potrebbe scocciare male».
Il “memorandum”, visto «l’evidente rilievo» che ha secondo i magistrati, è contenuto negli atti depositati ieri nel corso del processo. Turetta, tra l’altro, sfruttando il fatto che una volta Cecchettin dimentica il cellulare nella sua macchina, un anno fa entra in possesso di questo elenco. Del resto ogni voce, per i pm, dimostra «l’azione di controllo» dello studente.Lei, invece, pensava a come non ferirlo. A come non «ucciderlo». E quell’elenco terminava con tre parole: «Era il mio amore».