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 2024  novembre 26 Martedì calendario

Maraini ha fatto visita agli Amish

Di Trump che sta mettendo insieme un governo fatto di yes-men vendicandosi su chi l’ha avversato si parla già molto e lascio i commenti agli esperti.
Oggi voglio raccontare una minuscola America, strana e certamente discutibile ma che, con un coraggio che rasenta il sublime, ha deciso di fermare il tempo e la storia. Parlo di una visita che ho fatto a un villaggio Amish nel Lancaster county. Brevemente per chi non ne sa niente: gli Amish sono anabattisti di origine tedesca, perseguitati per la loro radicalità spirituale sia dai cattolici che dai protestanti, fuggiti prima in Svizzera e poi, nel Settecento, in Pennsylvania, dove si sono costruiti delle comunità chiuse, fatte di una fedeltà inflessibile alle loro tradizioni e di un rifiuto pervicace di ogni forma di progresso.
Per loro ogni mediazione fra il divino e umano è inconcepibile.
Non vogliono chiese ma seguono fedelmente la messa che consiste nella lettura dei sacri scritti seguiti da un sermone fatto da un anziano. La loro è una vita da pacifici contadini del Settecento: coltivano la terra con l’aratro tirato dai buoi, vivono in case modeste, di legno, dove la luce è data dalle candele e si cucina sul fuoco a legna. Le donne vestono con gonne lunghe e grigie e portano in testa una cuffia. Gli uomini indossano brache nere e giubbetti scuri su camicia bianca. Parlano un antico dialetto germanico ed evitano tutti i rapporti con i vicini che non siano Amish.
Fanno molti figli, non usano il telefono e naturalmente neanche la televisione e il computer. Mi chiedo fino a che punto la loro idea di fermare la storia sia un atto di folle fedeltà identitaria, oppure espressione di uno struggente amore per un passato idealizzato.
Certo fa impressione vederli spostarsi nelle loro carrozzelle tirate dai cavalli, l’uomo alle redini con in testa un cappello nero e lei compunta con la cuffia fermata sotto la gola. Sembra una scelta anacronistica e insensata, eppure questi contadini abbarbicati alle loro tradizioni, se messi a confronto con le nostre dipendenze da una idea di progresso crudele e distruttiva, possono suggerirci qualche riflessione, se non altro qualche dubbio sulla nostra ossessione del dominio sulla natura e il nostro feticismo tecnologico.