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 2024  novembre 25 Lunedì calendario

Corrotti per 5 euro

Il prezzo dei «favori» oscilla, nella maggior parte delle contestazioni, dai 5 ai 20 euro, magari con bottiglia di «rosso» omaggio. Ma è pur sempre corruzione, trattandosi di addetti alla piattaforma ecologica comunale di Sesto San Giovanni, e quindi di operatori «incaricati di pubblico servizio» i quali, a distanza di anni, si ritrovano sotto processo davanti al Tribunale di Monza, con pesanti accuse relative a una presunta gestione «disinvolta» alla discarica pubblica, dove avrebbero dato vita anche a un piccolo mercato clandestino di vecchi oggetti. Il processo vede imputate 13 persone, per fatti risalenti a cinque anni fa. Tra queste, figurano cinque dipendenti della società «Area Sud Milano spa», alla quale il Comune di Sesto aveva appaltato la gestione dei rifiuti all’interno delle piattaforma ecologica di via Copernico. Le imputazioni sono di corruzione e peculato. Codice penale alla mano, reati puniti con la reclusione fino a dieci anni. Quello che viene addebitato in qualità di «incaricati di pubblico servizio addetti al controllo dei requisiti di accesso e del corretto conferimento dei rifiuti», è di non aver effettuato i controlli dovuti all’ingresso della discarica, consentendo a varie persone di entrare nell’area ecologica per smaltire rifiuti «non domestici» e senza «formulario di identificazione di accompagnamento», consentendo l’entrata anche a utenti provenienti da altri comuni. Il tutto in cambio di somme di denaro variabili da quantità «non precisate», in alcuni casi, fino a cifre di 5, 8, 10, 20 e, in un caso soltanto, 60 euro. In uno degli episodi portati alla luce dalle indagini coordinate dal pm Stefania Di Tullio, si parla di un permesso a smaltire scarti di cantiere, concesso a un muratore per il corrispettivo di una bottiglia di vino. Oggetto del processo, aperto davanti al gup Angela Colella, è anche un presunto mercato nero di rifiuti rivenduti sottobanco, anche in questo caso per cifre modeste: bancali in legno, materiale ferroso, articoli da elettricista, monitor, televisori, lampadari. In aula, le difese, ricorrendo ad alcune pronunce della Cassazione, puntano a dimostrare l’insussistenza del reato, visto il livello irrisorio delle cifre. La condotta dei loro assistiti, è la tesi difensiva, sarebbe stata talmente modesta da non arrivare a ledere l’interesse pubblico, in questo caso della pubblica amministrazione, tutelato dalla norma.