Il Messaggero, 25 novembre 2024
Generazione senza figli
Egoisti, individualisti, carrieristi. È così che i ragazzi e le ragazze della Generazione Z, i giovani nati dal 1997 al 2012, ora si beccano una nuova etichetta: “Generazione No Kids”. Di figli non vogliono neanche sentir parlare e alla fatidica domanda «Vuoi avere bambini?» rispondono con decisione: «No, devo pensare alla carriera. Ed è meglio essere liberi». Spesso segue un paternalistico «ma dai, cambierai idea», come se le loro convinzioni fossero frutto di un capriccio passeggero. E invece sembra una convinzione ferrea. Elena, 28 anni, coordinatrice di studi clinici a Torino, ha ormai fatto il callo a queste conversazioni. Da quando era adolescente, ha un’unica certezza: i figli non sono nei suoi piani. «La maternità? Non fa per me», spiega la giovane. «Ogni volta che vedo la mia famiglia, so già cosa mi aspetta: “E tu, quando un bambino?” È una domanda così prevedibile che ormai potrei farmela da sola». Poi aggiunge: «Amo la mia libertà e il mio lavoro. Inoltre, stare sempre in ospedale non aiuta. L’idea di avere un figlio mi toglie il sonno». Anche Paola che di anni ne ha 35 è molto chiara sui motivi del suo “no”: «Primo, la situazione economica: non guadagno abbastanza per mantenere un figlio. Secondo, il tempo: i primi anni di vita sono i più importanti, ma chi si può permettere di stare a casa e lasciare il lavoro? Terzo, trovare il partner giusto». Paola ed Elena non sono sole. «Tra le mie amiche tutte la pensano come me – dice Elena – C’è chi mi accusa di essere egoista o pensa che io sia sterile, come se non voler figli fosse una malattia. Oggi, però, una donna può sentirsi completa anche senza maternità. Non bisogna sentirsi in obbligo, ma crea risentimento. È un trauma generazionale che non voglio ripetere».
I DATI
La prova del fenomeno si riscontra nella crescita delle comunità incentrate proprio su questo tema, come quella dei Childfree, una rete globale nata per offrire supporto e dare voce a chi sceglie consapevolmente di vivere senza figli. Non si tratta di un caso isolato, ma di un trend in espansione tra i giovani italiani. E secondo la ricerca Generationship 2024 a cura di Kkienn Connecting People and Companies per il Gruppo Unipol, condotta tra giovani tra i 15 e i 35 anni viene confermato che per oltre il 50% dei ragazzi avere figli o sposarsi è poco o per nulla importante. E sono proprio le donne a guidare questa rivoluzione. Rispetto al 2023, infatti, c’è stato un aumento del 42% tra le ragazze che considerano fondamentale ottenere un’istruzione, contro il 17% degli uomini. Soprattutto la carriera, per il 43% di loro è diventata più importante rispetto al passato. A prevalere, infatti, sono altre priorità secondo la ricerca: il 47% dei ragazzi considera fondamentale ottenere un titolo di studio, mentre il 44% si concentra sulla ricerca di un lavoro stabile. Inoltre, l’84% degli intervistati pone al primo posto il benessere economico, dimostrando quanto la stabilità finanziaria sia diventata un obiettivo irrinunciabile.
Le donne, in particolare, risultano più orientate alla carriera (+40% contro il +11% degli uomini) e meno interessate a matrimonio e bambini (-58% contro -41%). Ecco il punto: non si tratta solo di “non volere figli”. Le giovani generazioni stanno ridefinendo cosa significhi essere felici. «Sempre più persone non vedono la procreazione come un imperativo biologico o sociale. È una rivoluzione culturale, come conferma una ricerca dell’Istituto Toniolo su settemila donne tra i 18 e i 34 anni: il 21% dichiara esplicitamente di non volere figli, mentre il 29% si dice “debolmente interessata”» spiega Alessandro Rosina, demografo e professore all’Università Cattolica di Milano, che offre una chiave di lettura interessante: «Fare figli oggi non è una scelta obbligatoria. È un atto libero. Ma è anche una scelta irreversibile, a differenza di altre. E questo spaventa i giovani, che vivono in un mondo di incertezze e ansie per il futuro a causa delle guerre e del riscaldamento globale, ma anche di una instabilità lavorativa ed economica». Rosina sottolinea come la generazione “No Kids” non sia semplicemente individualista, ma consapevole. «Oggi si fanno figli solo se ci sono le condizioni adeguate: stabilità economica e di carriera, oltre al benessere personale. Ma il problema non è convincere chi non vuole figli. La vera sfida è sostenere chi li desidera: serve un sistema di welfare che renda la genitorialità meno onerosa».