la Repubblica, 25 novembre 2024
Lettere dal giovane Camilleri/2
Roma, 23 febbraio 1952Carissimo papà, ho ricevuto ieri sera il tuo espresso e mi affretto a scriverti. Scusami se uso la macchina, non riesco a trovare il calamaio, chissà dove l’avranno cacciato. Anzitutto desidero dirti come sia rimasto contento della notizia, datami da mamma tempo addietro, che hai smesso di fumare. Mi pare di avertelo già scritto in precedenza: era una cosa che mi faceva stare in pensiero. Certo che per te sarà stato duro e molto, ma pazienza: spero che quando ci rivedremo possa trovarti ringiovanito. Il fumo è una cosa veramente dannata, me ne accorgo io, quando in giornate di nervi fumo più del normale e ne risento quasi immediatamente. Dunque, ti prego di tener duro anche a costo dell’inevitabile malumore che ne segue.Ora cercherò di rispondere punto per punto alle tue domande. 1) Pubblicazione delle poesie. Mi credi se ti dico che non ho avuto il tempo di parlarne con Fabbri?(Diego Fabbri, drammaturgo e animatore della rivista La fiera Letteraria, ndr) Anzi, è più giusto dire il contrario: Fabbri non ha avuto ecc. Quando ci vediamo, stiamo assieme sì e no cinque minuti e parliamo soltanto del film, che è la cosa che più mi interessa, in quanto è da lì che dovrà venirmi il pane in seguito. E bada che c’è da discuterne per le poesie e te ne spiego il motivo. La Fiera Letteraria è atrocemente cattolica e le mie poesie non lo sono, anzi sono al polo opposto. Questa è una prima difficoltà.Fabbri inoltre ha le mie poesie di un certo periodo, nel quale credevo ad alcune cose alle quali, non so se sia un bene od un male, ora non credo più. Mi riferisco alle poesie di “sinistra”, scritte dal ’47 al ’48. (Tempo, Cinque figure, Da un diario, ecc. fino a Morte di García Lorca ). Purtroppo sono le uniche che ritengo compiute e valide poeticamente. Poi ad eccezione del Viaggio nella casa senza speranza che è del 1950, non ho scritto più un rigo per tanto tempo. Insomma nel periodo che va dal gennaio 1949 al settembre 1951, ho scritto solo due (2) poesie. È triste ma è così.Nel ’49 sono stato distratto dall’Accademia (l’Accademia nazionale d’arte drammatica, ndr ), in tutto il ’50 e almeno per buona parte di esso, ho lavorato duro con il teatro e in un secondo tempo mi sono successe tutte quelle cose che tu sai, m’è parso che il mondo mi fosse crollato addosso come un’ala di muro e per tutto il periodo che sono stato a Porto sono stato nell’impossibilità di comporre un verso. Ho ripreso a scrivere qualcosa da quando mi trovo a Roma ma che non ritengo ancora opportuno mandare in giro.Comunque, scrivere per ora mi riesce molto ma molto difficile. I cazzotti sul muso e nel ventre che ho ricevuto, m’hanno tolto tutte le illusioni e la fiducia nel mondo degli uomini. Non è una dichiarazione letteraria, è una constatazione: io non credo più a nulla, di puro e di nobile. Per cui le mie ultime poesie non sono più nemmeno tristi o malinconiche, sono atrocemente satiriche, nel sensodi una satira intesa all’inglese, non all’italiana. (...) Dunque, per concludere, bisognerà discuterne con Fabbri, per pubblicare quelle che restano inedite di quel periodo e le meno violente, e qualcuna, rarissima, del secondo periodo.2) Il documentario. La “Minerva Film”, non riuscendo ad avere più i capitali per la produzione di films, aveva deciso di ripiegare sul documentario. Perciò aveva incaricato me ed altri di preparare del materiale in tal senso. «Senza impegno» come usa dirsi. E mai precauzione si è rivelata tanto utile: difatti la Minerva non è riuscita a trovare i quattrini per i documentari ed ha accantonato tutto in attesa di tempi migliori. Tutti, in Italia, attendono i tempi migliori. Che risate, quando si accorgeranno che questi non verranno mai ma anzi verranno quelli peggiori! Però io ho deciso d’agire diversamente, da un paio di giorni sono in caccia di un paio tra i migliori registi di documentari per far leggere loro iltreatment e vedere di concludere qualcosa con altre case di produzione dove loro sono ben introdotti.3) Fiammetta (un teatro, ndr).Ancora in trattative. Mi pareva di avervelo già accennato in una precedente lettera, la situazione è la seguente: loro sono disposti a darci il teatro, il pubblico (cosa molto improbabile) e il capitale necessario per ogni singola messinscena, comprensivo delle spese di scenario, décor, costumi, apparecchi elettrici e luci. Questo è ciò che loro anticiperebbero. Non un soldo di paga però per regista, aiuto, attori e macchinisti. Gli utili eventuali di spettacolo in spettacolo verrebbero ripartiti in maniera proporzionale dell’attività e del «peso» di ognuno. Io accetterei ad occhi chiusi, ma gli altri? Zennaro(Alfredo Zennaro, commediografo e regista, ndr) cerca di ottenere qualcosa di più, altrimenti non resta che una soluzione, la seguente: Zennaro dovrebbe cominciare a dirigere a giorni, per conto dell’ambasciata rumena, uno spettacolo in occasione del centenario di Jon Luca Caragiale, per il quale percepirebbe due milioni e questi versarli interamente per gli spettacoli al Fiammetta e cominciare a lavorare su questa base.Come vedi, nulla ancora di ben preciso. Il lavoro di apertura dovrebbe essere “Am stram gram” di Roussin, da me segnalato e per il quale nutro una profonda simpatia, trattandosi di una cosa assolutamente pazza divertentissima e molto intellettuale. Con Zennaro potrei farne un’ottima cosa.4) Costa e d’Amico. Con d’Amico abbiamo fatto il passo avanti del saluto. Ho incontrato Costa cinque giorni fa, di sera e abbiamo parlato a lungo. Per cui mi ha invitato ad andare a trovarlo in Accademia e a portargli le mie poesie. Ci sono andato l’altro ieri, faceva lezione nel pomeriggio a tutte le classi riunite, dalle cinque alle sette. Alcuni dei miei compagni che non mi vedevano da tempo, si sono precipitati ad abbracciarmi veramente commossi.Al momento di salutarlo, Costa non ha voluto che andassi via e m’ha invitato a cena a casa sua. Così abbiamo passato una serata e buona parte della notte come ai vecchi tempi. Ha voluto che gli lasciassi le mie poesie per leggerle con comodo. Poi mi ha letto le sue ultime cose. È diventato un poeta sul serio, non è più un dilettante della poesia. Questo spiega la sua crisi attuale d’uomo di teatro. Perché è veramente demoralizzato, anche se continua a lavorare come se nulla accadesse dentro di lui. Ha dato ragione a me: il poeta è l’uomo più chiuso in sé che cisia, mentre l’uomo di teatro e di cinema è la puttana più pubblica che ci sia. Ciò genera uno stato di disagio e di sofferenza enorme, io l’avvertii appena misi piede in Accademia, lui comincia ad avvertirlo ora che diventa un poeta. Per me è meno grave, perché sono giovane e con poche illusioni, mentre lui ha quaranta anni ma è rimasto un bambino. Ma ognuno veramente la propria rogna deve sapersela grattare da solo, se non altro è l’unica esperienza positiva che ho avuto da tutto quello che ho visto dal ’49 in poi. Lunedì tornerò a rivederlo ancora, ora che il ghiaccio si è spezzato definitivamente e la vecchia amicizia è ritornata a galla.Abbiamo anche parlato delle mie dimissioni dall’Accademia ed egli mi ha fatto presente come un trenta per cento della responsabilità ricadesse anche sulle mie spalle. Ora, a mente assolutamente fredda, non so dargli torto del tutto. Ma questo sarebbe un discorso troppo lungo. Non so nulla di Marta Abba. (…). In quanto alla notizia se farà o meno del teatro, non so dirti. Pensa che questa storia la tirano fuori nell’ambiente in media due volte all’anno.I miei proponimenti?? Voglio arrivare, a qualunque costo, anche a vendermi l’anima. Va bene, non ci ricaverò molto, ma è sempre qualcosa. Sto scherzando, naturalmente: attendo solo l’occasione propizia per farmi benvolere da tutti nell’ambiente del cinema, anche se ci saranno centinaia di persone antipatiche. Il resto verrà da sé. L’unica cosa che mi preoccupa è il tempo che ho perduto e i quattrini spesi a vuoto. Se sapessi di avere dietro le spalle una situazione più rassicurante, sarei felice. Pazienza. Per una volta tanto voglio sperare anch’io in... «tempi migliori».Scrivimi spesso, caro papà, apro le tue lettere con lo stesso batticuore di un innamorato. Ti abbraccio con immenso affetto e ti bacio con tanto amore.