la Repubblica, 24 novembre 2024
In morte di Adele Corradi, professoressa
Con la morte di Adele Corradi, la professoressa di Barbiana, se ne va la testimone privilegiata di un mondo che ha innovato la didattica nella scuola in modo rivoluzionario. Corradi è morta a Firenze, la città dove era nata nel 1924, a 99 anni. Il 9 dicembre ne avrebbe compiuti cento. «L’Adele», come veniva chiamata nella scuola sperimentale creata da don Lorenzo Milani tra i monti del Mugello, è stata una delle persone più vicine al priore, una figura chiave che ne ha portato avanti l’eredità concretamente.Per tutta la sua vita Adele Corradi non ha fatto che applicare nell’insegnamento il «metodo Barbiana» e ha difeso don Lorenzo dalle critiche che ciclicamente si sono affacciate: «Bisogna leggerlo tutto intero – usava ripetere – non limitarsi ad estrapolare una frasetta interpretandola a vanvera». Più volte aveva respinto le accuse rivolte al priore, credendo fermamente nell’efficacia educativa dei suoi modi diretti. Adele aveva anche partecipato alla gestazione lunga nove mesi della Lettera a una professoressa, dove gli stessi ragazzi raccontavano la loro esperienza speciale in una scuola senza bocciature e punizioni corporali, che aveva come obiettivo principale non fare odiare i libri ai figli degli operai e dei braccianti. La scuola non può essere «un ospedale che cura i sani e respinge i malati», diceva don Lorenzo, e l’Adele aveva imparato a Barbiana a curare tutti allo stesso modo, rimanendo a fianco del priore dal 1963 all’anno della sua morte, nel 1967. Eppure con don Lorenzo avevano continuato sempre a darsi del lei.Il primo approdo nella famosa scuola isolata sui monti era stato una domenica del 1963. Incuriosita dalle voci che iniziavano a circolare, era salita a Barbiana per vedere con i suoi occhi. Voleva capire come insegnare l’italiano dopo la riforma che istituiva la scuola media statale unica, estendendo l’istruzione obbligatoria a tutti i ragazzi e le ragazze tra gli 11 e i 14 anni. Da quel giorno tornò più volte, fino poi a stabilirsi in una stanza a fianco alla parrocchia.Adele ha avuto il merito di raccontare don Milani con ammirazione ma senza mai farne un santino. Nel suo libro di ricordi, Non so se Don Lorenzo (Feltrinelli), non ha esitato a confessare che al primo impatto non le aveva fatto una buona impressione: «Mi aspettavo un tipo rustico, un montanaro, e mi trovavo davanti un tipo che sembrava uscito da un salotto». Alcune cose non le condivideva e, franca com’era, non ne faceva mistero. Considerava ad esempio una severità eccessiva il divieto assoluto di guardare la televisione. Ma era lì, sempre a fianco al priore: «Devo confessare che ero un’insegnante identica alla destinataria della Lettera a una professoressa. I rimproveri che i ragazzi di Barbiana rivolgono a quell’insegnante me li meritavo tutti. L’incontro con la scuola di Barbiana e con don Milani ha scavato un solco nella mia vita. E non solo come insegnante ma come persona», aveva raccontato. È Adele la «professoressa diversa da tutte le altre», a cui don Milani dedicò una copia della più celebre delle sue lettere. È lei ad averne curato, con José Luis Corzo e Federico Ruozzi, le Duecento lettere dell’epistolario privato (Edb). Alla notizia della morte di Adele Corradi, la Fondazione don Lorenzo Milani ne ha ricordato il ruolo cruciale nel «far conoscere l’insegnamento di don Milani e la sua scuola». Tra i messaggi istituzionali quello della sindaca di Firenze Sara Funaro: «Se ancora oggi riconosciamo come attuali e fondamentali le idee e i principi della scuola di Barbiana molto lo dobbiamo all’impegno di Adele Corradi».La messa funebre sarà celebrata domani alle ore 11 nella chiesa di San Salvatore al Monte a Firenze dall’arcivescovo monsignor Gherardo Gambelli.