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 2024  novembre 24 Domenica calendario

La manifestazione femminista a Roma

Ipasseggini e i capelli bianchi. Il passo di danza della testimone di altre epoche e quello della bambina. Sulle spalle del padre, il segno rosso d’ordinanza sulla guancia paffuta. Dal camion che guida il corteo, a gran voce, si invitano i maschi “etero cis” a non stare in testa, a disporsi nelle retrovie. E il punto è questo, che gli uomini ci sono. Una manifestante infatti scherza con i compagni: «Ma quanti siete? Ho sbagliato corteo».Gli uomini ci sono: giovani adulti, mezza età, attempati. Ma soprattutto giovanissimi: drappelli di minorenni – berretto di lana, segno rosso sul viso – che si muovono con scioltezza, comitive di ragazzi coscienziosi e perfino compiaciuti («A me l’idea de manifesta’ mi piace proprio»), o mano nella mano alla propria fidanzata. Dietro gli striscioni più maestosi, o sotto la bandiera palestinese che sventola alta su piazza di Porta San Paolo, le facce sono di adolescenti, e le quote blu vistose. Nicola è qui benché sia il giorno del suo compleanno, e non è sicuro di essere attrezzato a raccontare le ragioni di una partecipazione. Invece lo è: si tratta – dice – di liberarsi di certi modelli resistenti. Modelli di uomo: «quello che lavora», quello che per insultare, senza pensarci troppo, pilota automatico, usa il femminile. «Tua sorella è una puttana». Nella quotidianità c’è parecchio da fare: «Forse siamo un po’ più consapevoli delle generazioni precedenti, ma non basta, perché una vera educazione ai sentimenti e al sesso non l’abbiamo avuta nemmeno noi. Il massimo, da bambini, era: dai un bacetto a nonno. Anche quando non ti andava». Il rapporto giusto fra i corpi – concorda Adriano – va costruito dai primi anni. È una questione anche politica, dice Jacopo, e si lascia ritrarre dal fotografo col pugno chiuso. E nel giorno per giorno delle vostre relazioni, quanto registrate di squilibrato, di tossico? Adriano dice di conoscere parecchie storie di gente più grande, storie sbagliate. Non di coetanei. Però Flaminia qualche minuto prima l’ha contraddetto: con una sincerità inattesa, sgranando gli occhi verdi, dice che le è capitato non una volta matroppe di sentirsi a disagio accanto a un ragazzo. «Ti stai divertendo con gli amici, magari hai bevuto un po’, non sei proprio lucidissima, e ti ritrovi a fare qualcosa che non eri così sicura di voler fare. E questo ti fa sentire sporca, come non è giusto sentirsi». La linea del consenso: i ragazzi sanno che è laquestione più difficile. E non indossano maschere per nascondere il loro sentirsi spersi, spaesati. «Su questo non so bene che dire, so solo che bisogna capirsi bene, ma riguarda tutti e due».Nel frastuono degli slogan urlati e nel rombo dei bassi del dj set bisogna accostarsi per intendersi, e un difetto di udito assume per un istante un minimo valore simbolico. «È importante che ci siano i maschi, non è una manifestazione contro di loro, dovrebbe essere con loro». E in effetti eccola, lo è: «Ma servirà ancora, fino a quando ci saranno una ragazza, una donna che non si sentono sicure a uscire da sole». Andreina racconta di un viaggio aereo recente: a bordo poche persone; un uomo che la guarda e cerca confidenza dal sedile accanto. «Ho cercato di ignorarlo per tutto il tempo del volo. Non è bastato». Nello scalo semideserto il tizio sconosciuto l’ha seguita. «Ho avuto paura. L’unico sollievo era non dover prendere il treno e che ci fosse mia madre a aspettarmi. Ma non è giusto».Educazione è, o sembra, la parola chiave. Ma riconoscono che non è facile tradurla in prassi. «A scuola la parola “sesso” è in molti casi ancora un po’ un tabù. Alcuni insegnanti ci provano, con buone intenzioni, ma la verità è che andrebbero formati anche loro». E d’altra parte è ricorrente nelle proteste di stagione – occupazioni, autogestioni – la richiesta di sportelli di ascolto psicologico: perché certe cose che ti capitano non sai a chi raccontarle. Ti confidi con un’amica, ma non riusciresti a dirlo ai genitori. A nessun altro. «Avresti bisogno di qualcuno che ti dicesse che la gelosia della persona con cui stai non è normale, che certe forme di controllo sono malate».Il peso del patriarcato che i cartelli additano lo sentite anche voi? Pensate di essere immuni? Lo domando ai maschi. Rispondono facendo no con la testa.