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 2024  novembre 22 Venerdì calendario

Madrid in piena emergenza abitativa


Centinaia di inquilini in queste settimane protestano a Madrid contro lo strapotere dei fondi immobiliari: hanno smesso di pagare clausole che ritenevano vessatorie come l’assicurazione contro la morosità, le spese di comunità e l’imposta sui beni immobili. Lo sciopero è stato indetto dal sindacato degli inquilini di Madrid e coinvolge «altri gruppi che cominciano a fare resistenza contro speculatori e accumu-latori», racconta Fernando de los Santos, portavoce della sigla sindacale, che spiega: «Il nostro problema non è con i proprietari in sé, ma contro grandi rendite e proprietari che spremono i redditi delle famiglie di cui il 44% vive a rischio povertà ed emarginazione». I fondi immobiliari possiedono già il 5% del patrimonio immobiliare di Madrid: oltre 110mila case. Blackstone è in vetta alla classifica, con oltre 13mila abitazioni, seguito da Caixabank, Azora, Axa, Vivenio, Ares e altri. «Molti di loro – accusa de los Santos – possiedono centinaia proprietà, trasformando la casa in profitto e senza dichiarare imposte». La politica li ha attirati in Spagna in risposta alla crisi delle ipoteche. Ma il sindacato denuncia un incredibile aumento degli affitti e punta allo sciopero generale, coinvolgendo più famiglie sottostanti a un unico proprietario: «È l’unico modo di abbassare i prezzi».
El piso, la casa, è quindi al centro di una battaglia sempre più dura per gli abitanti. Basta fermarsi nel cuore di Plaza Mayor assediata almeno da 300 unità AirBnb e oltre 150 di Booking.com nel raggio di un chilometro. A Madrid si contano oltre 17mila strutture per affitti brevi, molte sono irregolari. Il Municipio ha provato a mitigarne l’espansione multando 176 unità non in regola con sanzioni da 30mila euro l’una, ma hanno aperto più di mille strutture solo negli ultimi mesi. La città è piena di case vacanza, non solo in centro, ma anche in zone storicamente residenziali come Chamberì, Tetuàn o Arganzuela. Il tutto mentre ci sono 45mila persone in lista d’attesa per l’assegnazione di una casa popolare. Ma a Madrid ce ne sono disponibili solo 8.500. Nel 2013 l’ex-sindaca popolare Ana Botella ne ha vendute oltre 1800 alla società Fidere vivienda, del fondo Blackstone, per 128,5 milioni di euro. «Una scelta politica che ha avuto incalcolabili costi umani» dice Arantxa Mejias, presidente dell’Asociacion afectados por la venta de la Emvs nata appunto per tutelare le famiglie che da quella vendita sono state colpite: «L’ho saputo dalle pubblicità e a un certo punto gli affitti erano aumentati di oltre il 70%». L’operazione, che secondo il tribunale madrileno beneficiava soltanto il Fondo Blackstone, ha causato ben cento sfratti e traumi psicologici, portandosi via qualche vita umana. Botella non si è mai mai seduta sul banco degli imputati, anche se dalla parte degli acquirenti c’era il manager José Maria Aznar Botella: figlio dell’allora sindaca e dell’ex-presidente spagnolo José Maria Aznar. «C’è chi si è suicidato perché non è riuscito a reggere tutta quella pressione – racconta José Nacarino, di 41 anni e presidente de la Federación regional de asociaciones vecinales di Madrid, che quei giorni li ricorda bene –. I Fondi contano su eccessive tutele giuridiche e chi doveva l’assumersi la responsabilità non l’ha mica fatto».
A ottobre sono scese in piazza più di centomila persone per protestare contro l’emergenza abitativa. Il governo ha risposto creando il Bono Joven, 250 euro al mese per aiutare chi ha meno di 35 anni a uscire di casa e pagarsi un affitto. Ed è pur vero che a Madrid oltre la metà dei giovani da 17 a 36 anni vive ancora dai genitori, ma per il sindacato «questa lotta non è intergenerazionale, bensì di classe. Sono tanti gli anziani e adulti soli che non riescono a pagar l’affitto». Tant’è che a Madrid ci sono ottanta sfratti al giorno eseguiti anche da aziende che usano modalità minacce per allontanare gli inquilini. Ma ci sono anche i cosiddetti sfratti invisibili, che avvengono al termine dei contratti quinquennali o settennali dopo i quali vengono proposti vertiginosi aumenti. «È una dinamica di espulsione – raccontano i residenti –: El piso non è più un diritto. Eppure ci sono 100mila case vuote, ma nessuno ne tiene conto». Nasce così una pericolosa gentrificazione dell’intera città che, accusa Nacarino, «viene riservata ai ceti medio alti mentre tutti gli altri devono starsene fuori». Il rappresentante degli inquilini conosce bene la tensione tra centro e periferie: «Provengo da Puente Vallecas, un barrio noto per la sua tradizione associativa, per le reti amicali e per una diffusa cultura della partecipazione». Ha visto i cambiamenti che si sono verificati nella capitale, «dove le disuguaglianze sono in aumento e il consumo di suolo riscontra livelli oltre la media». «Occorre interrogarci su quanto possa crescere una città – dice, spiegando la collaborazione tra la Federación e i Piani di sviluppo urbano: «Cerchiamo di andare oltre un modello di sviluppo basato su privilegi e competizione per dar vita a una città a scala d’uomo. Il sogno è un ritorno alle città mediterranee: modello che ci aiuta a vedere in faccia gli scartati e ad accorciare il divario tra centri benestanti e barrios impoveriti».