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 2024  novembre 22 Venerdì calendario

Auto green, le Confindustrie europee frenano

PARIGI Il tempo è finito: o ora o mai più. Da Parigi, la trilaterale delle confindustrie di Italia, Francia e Germania suona l’allarme per un sussulto europeo a tutto campo: competitività, produttività, innovazione. «Abbiamo due mesi per prepararci all’arrivo di Trump, il momento è cruciale, rischiamo il declassamento irreversibile» è il benvenuto di Patrick Martin, del Medef francese. «Non c’è più tempo: l’Europa è un bivio» fa eco il presidente di Confindustria Emanuele Orsini. «Dobbiamo trovare in Europa un nuovo modus operandi: adesso» rincara Tanja Gönner del BDI tedesco. In tribuna anche la presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola e, invitato d’onore, il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Tajani fa un discorso bilingue, in francese e in inglese, perché tutti recepiscano il messaggio: «senza industria non c’è crescita e non c’è lavoro. Basta chiacchiere: occorre una vera una politica industriale, e questo fin dall’insediamento della nuova Commissione». Come primo esempio, il ministro denuncia «l’errore fatto nel settore dell’auto», con la conversione totale all’elettrico entro il 2035, pena severe sanzioni. Dalla sala partono applausi spontanei quando il ministro parla di lotta alla burocrazia, di facilitare l’accesso ai finanziamenti. «Nessuno vuole una un’industria che inquini ma occorre fare in modo che le industrie siano in grado di raggiungere gli obiettivi». D’accordo Orsini: «Non si possono imporre cambiamenti tecnologici attraverso le norme, non possiamo permetterci la desertificazione industriale per decarbonizzare». Il ministro Tajani precisa parlando poi con i giornalisti: «sono naturalmente convinto che la green economy sia un’opportunità, ma bisogna fare le cose con buonsenso, con i tempi e i modi giusti. Quando si discuteva dell’auto elettrica come unica produzione a partire dal 2035, avevamo proposto d abbattere del 90 per cento e non del 100 per cento le emissioni di CO2, perché potesse continuare la produzione delle imprese che dovevano ancora adeguarsi. Quella era una proposta di buonsenso, fortemente a sostegno della green economy, ma con la flessibilità necessaria per non far perdere posti di lavoro».
Sulla possibilità di una convergenza in Europa, in particolare tra Italia, Francia e Germania, su possibili modifiche delle norme nel comparto auto, Tajani ha naturalmente sottolineato che si tratta di un lavoro a livello dei governi, anche se, ha aggiunto, «dagli applausi in sala si capisce come l’industria sia del tutto favorevole a un cambio di politica e di passo, per fare un modo che la green economy sia un’opportunità e non un problema». Pensieri che trovano un’eco nelle parole del francese Martin: «l’Europa è a un momento cruciale – ha detto il capo degli industriali di Francia – occorre riconciliare la performance economica, gli obiettivi climatici e la sostenibilità sociale». Roberta Metsola, più volte chiamata in causa dagli oratori come rappresentante in sala dell’Unione ha soprattutto invocato l’unità dei paesi membri: «se l’Europa sarà capace di parlare con una sola voce, saremo meglio organizzati che nel 2016». Al centro dei discorsi anche il costo dell’energia. Davanti al parterre di industriali riuniti al Medef (presente tra gli italiani anche il dg dell’Abi Marco Elio Rottigni) in una Parigi innevata, Orsini ha dichiarato che il nucleare dovrebbe essere «la scelta dell’Europa»: perché può «aiutare le nostre industrie a essere ancora più competitive» e perché è»impensabile» sostituire il gas in così poco tempo.