Corriere della Sera, 22 novembre 2024
Libero l’ex terrorista rosso Raffaele Ventura
PARIGI È una decisione della giustizia italiana fondata su ragioni tecniche e non politiche, ma destinata forse a riaprire le polemiche sulla «dottrina Mitterrand» e l’accoglienza offerta dalla Francia a tanti ex militanti della lotta armata italiani alla fine degli anni di piombo.
Raffaele Ventura, 75 anni, dal 1981 in Francia e dal 1986 cittadino francese, condannato per concorso morale nell’omicidio del vice brigadiere Antonio Custra nel 1977 a Milano, ha visto ieri la sua pena estinguersi, senza averla mai scontata grazie all’ospitalità concessa dalla Francia. La Corte d’Assise d’appello di Milano ha pronunciato l’estinzione su richiesta dell’avvocato Davide Steccanella, col parere favorevole della Procura generale. Se mai volesse, oggi Ventura potrebbe fare ritorno in Italia, anche se ha rinunciato alla nazionalità italiana.
Ventura era uno dei dieci italiani che nel 2021 vennero arrestati in Francia nell’ambito dell’operazione «Ombre rosse», condotta dalle autorità italiane con la collaborazione di quelle francesi. A darne l’annuncio all’epoca fu lo stesso Emmanuel Macron, e i suoi consiglieri all’Eliseo spiegarono che Parigi voleva in quel modo riparare al torto di non avere riconosciuto a sufficienza le sofferenze delle vittime e dell’Italia negli anni Settanta. Ma se il governo francese prometteva l’estradizione rapida degli arrestati (subito rimessi in libertà vigilata), i magistrati hanno frenato. Il giorno prima della decisione definitiva della Cassazione francese sull’estradizione, nel marzo 2023, l’allora ministro della Giustizia Eric Dupond-Moretti disse al Corriere che «io li chiamo terroristi. Assassini. Noi abbiamo fatto quel che era necessario perché venissero arrestati, ma la giustizia è indipendente e sovrana». E la giustizia francese negò l’estradizione, invocando la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Ieri quella italiana a sua volta non ha potuto che dichiarare estinta la pena di Ventura, ex terrorista delle «Formazioni comuniste combattenti» che nella sua vita francese è stato regista, autore di un documentario sui sans papiers.
Ventura era stato condannato con sentenza definitiva nel 1996 a 22 anni e 8 mesi di reclusione, per una serie di reati tra i quali il concorso morale nell’omicidio di Antonio Custra avvenuto a Milano il 14 maggio 1977, il giorno in cui in Via De Amicis venne scattata una delle foto diventate simbolo degli anni di piombo (come autore materiale dello sparo che colpì Custra al volto fu riconosciuto Mario Ferrandi).
Nel giugno del 2021 si erano estinte tutte le pene salvo quella base di 14 anni per l’omicidio Custra. Ieri è svanita pure quella, in base all’articolo 172 del codice penale secondo cui «la pena si estingue col decorso di un tempo pari al doppio della pena inflitta». Sentenza passata in giudicato nel 1996. Pena di 14 anni. Ne sono trascorsi 28, il doppio di 14. Quindi, Raffaele Ventura è libero di rientrare in Italia, se vuole.
«Questa cosa varrà solo per lui, purtroppo per gli altri credo non ci sia niente da fare – dice l’avvocato di Ventura, Davide Steccanella —. La prigione non è la soluzione ai problemi storici, con tutto il rispetto per le vittime. Dopo cinquant’anni sarebbe vendetta, non giustizia». La situazione rimane immutata per gli altri nove dell’operazione «Ombre rosse». L’estradizione di Luigi Bergamin, Giovanni Alimonti, Giorgio Pietrostefani, Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Maurizio di Marzio, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti è stata rifiutata nel 2023. Vivono liberi in Francia, ma se tornassero in Italia di loro volontà rischierebbero l’arresto.