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 2024  novembre 21 Giovedì calendario

Festa con Mattarella per il restyling del Museo Egizio


Il viaggio tra i colossi delle sfingi, dei faraoni al fianco di sacerdoti e divinità regala un senso di vertigine. Tutto giganteggia, come il senso della storia, tra luce e oscurità. Al piano terra del Museo Egizio di Torino il sistema di luci aeree e le pareti argentate, quasi cangianti, incorniciano la rinnovata Galleria dei Re, dove troneggiano le statue monumentali di svariate tonnellate. Ma c’è anche la penombra, l’effetto della discesa nel ventre della terra, scortato da sequenze di proiezioni per varcare la soglia della cappella rupestre di Ellesiya, governo egiziano al popolo italiano. Un restyling di otto mesi per un compleanno speciale, allora, per l’Egizio che festeggia il suo primo bicentenario dalla fondazione del 1824. L’istituzione più illustre in Europa per la vasta collezione che gareggia persino con il British Museum. Ieri un battesimo con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per lui, quaranta minuti di visita appassionata, insieme ad un parterre di istituzioni, a partire dal ministro della Cultura Alessandro Giuli, accanto alla presidente, fresca di conferma fino al 2028, Evelina Christillin e il segretario generale per le Antichità d’Egitto Khaled Mohamed Ismail. Giorni di festa, certo con apertura no-stop gratuita e una maratona di eventi (fino a domani).
Un primo restauro ad effetto l’aveva messo a segno nel 2015 dopo quattro anni di lavori e un raddoppio degli spazi, con quattro piani espositivi collegati da un sistema virtuoso di scale mobili che ricrea (con 24 metri di dislivello) l’ideale effetto di risalita del Nilo, un coup de théâtre che all’epoca veniva griffato dallo scenografo premio oscar Dante Ferretti. Ora un ulteriore rilancio per la più importante istituzione al mondo dopo quella del Cairo. Con la guida che resta ben salda nelle mani dell’egittologo Christian Greco, classe 75, tra i più giovani direttori di musei d’Italia. Lontane, sembrano, le voci di una sua sostituzione con l’egittologo Zahi Hawass. «Per Greco non serve un bando, il cda può confermarlo», ha detto Christillin ieri. Un ulteriore rinnovo per la casa dei 30mila reperti, che raccontano la storia della civiltà delle Piramidi dal 4000 a.C. al 700 d.C. La storia delle collezioni del museo affonda le radici all’Ottocento e soprattutto all’alba del Novecento, nell’epopea di quelle missioni condotte nel nome di un Re, dei Savoia, e non più della Chiesa. Quando l’allora direttore, l’archeologo italiano Ernesto Schiaparelli, conduceva autentiche imprese di scavo, molte avvolte dall’aura del mito. Come nella Valle delle Regine, quando trovò nel 1904 la Tomba della regina Nefertari («la più bella», «la perfetta», che morì ad un’età circa dai 40 a 50 anni). All’adorata bellissima moglie di Ramses II, faraone mito per 67 anni di quell’antico Egitto ricco e potente (1279 e il 1212 a.C.), è dedicata un’intera sala, appena inaugurata, che sfoggia il coperchio del sarcofago regale e le 34 statuette funerarie votive in parata.Tra i pezzi più emozionanti, la tomba di Kha e Merit, rinvenuta intatta nel 1906 nei pressi di Deir el-Medina dall’egittologo e direttore del Museo Ernesto Schiaparelli, che presenta il colpo d’occhio di 504 reperti del corredo funebre, mai profanato (compresa la parrucca originale di Merit). Sala oggi dedicata alla memoria di Giulio Regeni.
E nel percorso si rilegge anche la storia del museo, con la rievocazione della fondazione nel 1824, quando Re Carlo Felice di Savoia acquistò la collezione di Bernardino Drovetti, piemontese, console generale di Francia durante le campagne napoleoniche in Egitto. Un nucleo di 8mila pezzi, arricchito, alla fine dell’Ottocento, dai nuovi scavi condotti da Schiaparelli. I riflettori ora puntano sul futuro prossimo. «Con i suoi due secoli di storia, dimostra di guardare al futuro con quella immaginazione, quella “forza creatrice” che fu degli antichi», commenta il ministro Giuli. Un percorso avviato già due anni fa con un concorso internazionale di idee, bandito dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, entrato nel vivo col progetto dello studio olandese Oma al servizio di una rilettura dello storico edificio barocco del Collegio dei Nobili, sede del museo. I lavori guardano al 2025 per riscrivere spazi come la grande corte che avrà una copertura trasparente in vetro e acciaio, per divenire spazio-piazza aperta (gratuitamente) per accogliere un giardino egizio.