Il Messaggero, 21 novembre 2024
I quadri di Fanfani in mostra in Senato
ROMA È morto 25 anni fa Amintore Fanfani. Lo ricorda il presidente Mattarella così: «Un uomo politico tenace e appassionato, economista di prestigio internazionale, interprete di una scuola che univa economia e apertura sociale e uno dei personaggi più significativi della sua epoca». Secondo Pier Ferdinando Casini, che ha commemorato ieri a Palazzo Madama lo statista Dc alla presenza di Ignazio La Russa, alla famiglia Fanfani e a tante altre persone tra cui molti ex democristiani, «egli senz’altro è stato uno dei più grandi presidenti del Senato». Casini saluta anche i familiari in Sala Koch, a cominciare dal nipote Giuseppe Fanfani già parlamentare e componente del Csm. Ed è presente alla cerimonia anche il suo capo scorta Agazio Pacetta, l’uomo che ha vigilato per anni come un’ombra su Fanfani. Si è fatta la scelta, per ricordare questa figura importantissima della vicenda repubblicana, che forse lui avrebbe apprezzato di più. Esporre, in una mostra nella sala Garibaldi, i suoi quadri tra cui ce n’è uno di forte impatto: «Tramonto» s’intitola e diversi visitatori guardandolo hanno detto la stessa cosa: «Sembra un po’ un misto tra Turner e Rotko».Come si sa, era anche un buon pittore Fanfani. Glielo riconosceva, e in una bacheca della mostra c’è la lettera autografa che gli scrisse nel 73, uno dei massimi critici d’arte, Carlo Ludovico Ragghianti: «Sono rimasto molto colpito dall’intelligenza con la quale ti sei impadronito della tecnica a contrasto». Qualche riga più giù: «Qualcuno si domanda se tua sia artista nella politica. Io direi di sì. D’altronde la politica come arte è stata rivendicata dal nostro umanesimo e se non degenera in retorica, come nella non lieta tradizione del nazionalismo nostrano, ha una sua verità». Proprio come la pittura, che infatti Fanfani non concepiva come hobby ma come esigenza di «fare qualcosa di necessario». Proprio come un servizio pubblico.Ma ecco in questa rassegna, aperta fino al 6 gennaio, insieme a quadri di una certa fama – «Groviglio» (71), «Alessandra a Camaldoli» (76), «Annunciazione al chiaro di luna» (96) – anche i bozzetti come quello gustoso del 50 che ritrae Gonella e Dossetti ognuno «Nei panni dell’altro». O questo del 47: «Zoopolitico». Ossia Luigi Einaudi travestito da volatile e il disegno s’intitola «L’on. Einaudi come una cavalletta imperversa da 2 giorni sugli emendamenti». Una scena d’aula. Una caricatura. Ne realizzò svariate, e sono conservati questi bozzetti di vita e personaggi parlamentari proprio al Senato, per concessione della Galleria nazionale d’arte moderna.Espose in molte città del mondo Fanfani. Quando nel 1965 andò a New York, come presidente dell’assemblea generale dell’Onu, scoprì l’astrattismo e se ne innamorò. E dopo quell’esperienza la sua attività artistica, che era cominciata fin da ragazzo, ebbe una impennata. A partire dagli anni 70, Fanfani utilizza i simboli surreali, attinti da un inconscio remoto e bloccati, come diceva lui stesso, «nel loro attimo sorgivo». «Maternità», del 71, è uno di questi dipinti. Ma ecco che cosa gli scriveva nel 72 Renato Guttuso, l’artista comunista e “carissimo nemico” politico dello statista Dc: «Spero che la Sicilia, da cui so che è appena tornato, le abbia offerto qualche suggestione (non dico ispirazione) per il suo lavoro di pittore. A me, di solito, produce un aumento di vitalità». In un’altra missiva, Ferruccio Parri elogia nell’arte di Fanfani «la capacità trasfiguratrice delle vibrazioni interiori». E via così, diversi carteggi – c’è un bigliettino di saluti di Eugenio Montale per esempio e uno scambio epistolare con Arnaldo Pomodoro – vengono esposti in questa mostra girando la quale ieri Casini – che fin da giovanissimo lo conobbe molto bene e ne parla anche nel suo libro: «C’era una volta la politica» – ha fatto un po’ da guida.In linguaggio da critici d’arte, si potrebbe dire che Fanfani dall’esperienza post-macchiaiola è passato a quella avanguardista per approdare negli ultimi lavori a uno stile contemplativo e di personalissima spiritualità. Ma per restare aderenti alla politica, non c’è dubbio che la sua fu in un certo modo, e senza tradire il realismo, una politica fantastica.