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 2024  novembre 21 Giovedì calendario

Margaret Mazzantini tra amori, figli e cinema

TORINO – Avanti e indietro, sulle montagne russe delle emozioni, Margaret Mazzantini, autrice di best-seller internazionali e, da domani, presidente della giuria del concorso lungometraggi del TFF, descrive il mondo, se stessa, la sua famiglia, con immagini vive, fotografie di anime e paesaggi: «Mi piace il cinema umano, quello capace di far vibrare corde che si vanno essiccando, ci stiamo allontanando da noi stessi, dal senso di transitorietà dell’esistenza, dimentichiamo che siamo tutti lombrichi disperati in un’epoca accasciante. Lo scopo dell’arte è renderci più umani». A Torino torna con «gratitudine per Giulio Base, che ha voluto una giuria composta da tre donne» e che «ha scelto film su intersessualità e maternità». E poi Torino è città speciale: «Qui io e Sergio ci siamo innamorati, recitavamo al Carignano, Tre sorelle di Cechov 40 anni fa». Guardando i film in gara, Mazzantini si farà guidare dall’intuito: «Gli inizi sono importanti, nell’embrione c’è tutto, per me l’infanzia è più interessante della vita adulta, le opere prime possono essere imperfette, ma io amo l’imperfezione, contiene qualcosa di puro. L’arte è un diamante grezzo, l’opera compiuta è meno attraente, un giardino finito è come un giardino morto. Sono pronta a lasciarmi stupire senza credere di saperla troppo lunga».Dovrà giudicare. Difficile?«Il mio parametro sarà l’onestà dell’opera, il rischio corso dall’autore. So bene cos’è la fatica di fare cinema, dare senso alle proprie idee e, per esperienza personale, conosco la differenza tra chi corre su un tapis roulant e chi sotto le intemperie».Qual è il cinema che le piace?«Detesto quello ideologico, da scrittrice ho cercato di non ammorbare mai i miei lettori, mi sono sempre preoccupata per loro, perciò non amo l’esercizio di stile, l’impostazione concettuale, l’atteggiamento di chi sembra dire “io so tutto e tu niente”, insomma l’arte dittatoriale, senza considerazione per gli altri. Una volta ho visto un film di un autore molto importante, ma anche molto punitivo, all’uscita pioveva a dirotto, una signora accanto a me diceva “vaffan… piove pure”. Ecco, a me piace il cinema attivo, che fa pensare senza essere troppo ingombrante».Quali autori preferisce?«Ken Loach, i Dardenne, la purezza che salva, la delicatezza dei dettagli, certe donne descritte da Mike Leigh, capolavori della follia umana come la ragazza delle Onde del destino, la protagonista di Lezioni di piano. Per me l’effetto speciale è sempre l’uomo, mi è piaciuto moltissimo La zona di interesse di Glazer con quell’angolazione incredibile, con il racconto di una malattia che nella nostra società resiste, quella dell’asettico, del tenere lontano lo sgradito».È stato complicato tenere insieme famiglia e scrittura?«La mia malattia è l’altruismo, mi occupo di tutti, negli ultimi anni ho trascurato me stessa, adessoi figli sono esplosi, ora anche Maria debutta alla regia, con un film sulla vita di Pippo Bacca di cui Pietro sarà produttore. Ho scritto tanto in questi anni, adesso spero di riprendere le fila. Quando i figli erano piccoli riuscivo a chiudermi da qualche parte a scrivere, poi ho dovuto occuparmi di talmente tante cose, che non ho più potuto avere quello spazio. Per scrivere ci vuole una lavagna pulita».Suo figlio Pietro ha iniziato prestissimo a respirare aria di set e ora anche Maria diventa regista. È contenta ?«Molto. Penso che i nostri figli abbiano avuto due genitori operai, io e Sergio siamo fondamentalmente due lavoratori.. Seguo i percorsi dei figli con attenzione, e con stima, perché sono ragazzi che faticano e ci mettono impegno totale. Pietro, forse, ha un po’ preso da me. Anche se non sembra, sono una persona giocosa e scherzosa e lui è così, gioca e scherza da mattina a sera, ha una parte ludica sviluppata e questo si vede anche nei film. Il suo vero bagaglio non è il cognome, i soldi per girare non te li danno per quello, anzi, il cognome, in questo mondo di odiatori, crea antipatie. La vera eredità dei figli è l’esperienza che hanno acquisito, attraverso la nostra. Hanno visto la nostra fatica e il modo con cui io e Sergio siamo riusciti a restare uniti, incontrandoci sulla semplicità e sull’umiltà».Parlava di odiatori. La rete ne è piena.«Sì, e non capisco il motivo di tutta questa inutile e stupida cattiveria. Sembra che solo se si fa polemica, si possa guadagnare un posto al sole. Le persone gentili devono sopportare, trovo che siano segnali terribili».Cosa la spaventa di più di questo momento storico?«La disumanizzazione, la cattiveria sfrontata. Viviamo in una società che ha perso la sostanza dell’essere, c’è la fregola del denaro, per arraffare il massimo più in fretta possibile. È come la favola del Re Nudo, tutti vedono che stiamo andando verso il baratro, ma nessuno si ferma. Il Covid ha dato una bordata tremenda, soprattutto ai ragazzi, non credo che il disagio giovanile sia mai stato diffuso come ora. È pieno di giovani con disturbi, dell’umore, dell’attenzione, tutti problemi che appartengono alla nostra società. Siamo emancipati, ma non evoluti, viviamo in uno stato di rimozione collettiva».Le donne sono al centro della sua ispirazione. A che punto è oggi la questione femminile?«Il MeToo, alla fine, è diventato un po’ troppo estremo, si partiva da atti gravi che non venivano denunciati, ma forse è stato giusto perché è così che si torna a una normalità migliorata. Spero che qualcosa sia cambiato, anche se quello che percepiamo ogni giorno non conferma questa sensazione, vediamo donne uccise e ragazzi immobili, preistorici, che, quando vengono lasciati, restano fermi in un dolore senza scampo, incapaci di qualunque resilienza. Sono ragazzi che non riescono a crescere, con problemi seri, completamente elusi. Le donne sono le madri, sono loro che educano i maschi, mentre, da parte degli uomini, c’è una fragilità estrema, un’incapacità, sempre più marcata. Il gesto assassino arriva da lontano, c’è un substrato che lo sostiene».Che cosa la fa felice?«Se stanno bene i figli, se sta bene Sergio, io sono serena. E poi sono una persona manuale, cucio, pulisco il terrazzo, pianto un fiore, vado in bicicletta, mi fanno felice le cose piccole. Quelle a 5 stelle non mi interessano, preferisco una stellina». —