il Fatto Quotidiano, 20 novembre 2024
a Langone piacciono gli outlet
Gli outlet sono l’aventino della borghesia. Al Fidenza Village si realizza la secessione del ceto medio emiliano e lì mi reco per non pensare ai risultati elettorali (gli amici hanno votato Pietro Vignali, eroico paladino di una Parma ideale, masarà consigliere d’opposizione). Il fatturato di questi voluttuosi centri commerciali è in crescita perché sono consolazione e rifugio di chi politicamente non conta nulla ma due soldi ancora li ha. Piacciono a chi preferisce la sicurezza privata, perfetta, a quella pubblica, ignava, incapace di allontanare dai centri storici gli invasori insopportabili, e a chi fugge dai sindaci persecutori degli automobilisti e finalmente trova parcheggi comodi e gratuiti. Negli outlet non vedi i giovani, non i veri giovani almeno, non i ventenni, e nemmeno gli ottantenni. Assieme al residuo ceto medio vedi l’età media ed ecco le insegne Timberland e Roy Roger’s, i jeans di una canzone degli 883 (malinconia). Dicono che gli outlet village siano dedicati al consumatore aspirazionale, sarà, io compro camicie Angelico e dolcevita Boggi, capi molto basici, anche se stavolta mi precipito da Sir Paul Smith dove compro bellissimi pantaloni monarchici, alla faccia dei repubblicani malvotanti e malvestiti. Dicono che gli outlet siano inautentici e va benissimo: contro la brutta realtà, una favola bella.