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 2024  novembre 20 Mercoledì calendario

Gli italiani primi in Europa per l’ansia da matematica ecco i metodi per superarla

L’apprensione inizia quando si prende in mano il foglio pieno di cifre. Già il nome del compito da risolvere – problema – fa sentire i ragazzi stretti in un angolo. L’Ocse, che ha appena pubblicato uno studio sul rapporto che gli studenti 15enni di 36 paesi hanno con la matematica, conferma che l’ansia è sgradita ospite di quasi tutte le classi del mondo.
Il focus intitolato “Il triangolo dell’apprendimento permanente: strategie, motivazione e fiducia in se stessi” si basa sui dati del 2022 dell’indagine Pisa (Programma per la valutazione internazionale degli studenti). Rispetto all’ultima indagine simile, svolta nel 2012, c’è un’unica freccia che si è mossa nella direzione della crescita in 33 paesi su 36: quella dell’ansia nei confronti della matematica.
I ragazzi che si sentono in affanno di fronte a un quesito matematico o alla disciplina nel suo complesso sono aumentati in Italia dal 43% al 48% (la media Ocse è del 39%). È il valore più alto insieme alla Bulgaria riscontrato dallo studio in Europa, un continente in media più tranquillo rispetto ad Asia e Americhe, soprattutto nei paesi nordici. L’apprensione valutata dall’Ocse non riguarda la paura di prendere brutti voti, ma il dubbio sulla propria capacità di capire concetti e trovare soluzioni.
Soltanto alcuni paesi asiatici come la Tailandia (62%) e sudamericani come il Brasile (57%) superano i quindicenni italiani per ansia da matematica. Anche le tre eccezioni – i paesi in cui i ragazzi apprensivi sono diminuiti tra 2012 e 2022 – non hanno comunque valori troppo bassi. La Tailandia, calata di poco, mantiene il record (accanto all’Indonesia). Singapore e Corea del Sud restano comunque sopra al 30%. «È un’ansia che chiamiamo vincolante. È assai diversa da quella stimolante, che dà adrenalina. Il problema è dibattuto da anni in tutto il mondo, ma di soluzioni se ne vedono poche» ammette Silvia Benvenuti, che insegna didattica della matematica all’università di Bologna, sia nelle facoltà di Fisica e Matematica che in quella di Scienze della formazione primaria (da dove escono i futuri maestri) e ha scritto vari libri di divulgazione, fra cui “Insalate di matematica”.
Se si trattasse solo di un po’ di disagio, potremmo forse passarci sopra. «Il problema – prosegue Benvenuti – è che solo il benessere emotivo permette al sistema cognitivo di funzionare bene. Con l’ansia, in parole povere, non si impara». Il rapporto dell’Ocse conferma questa tesi: «Un aumento di un punto nell’indice di ansia è associato a una diminuzione del rendimento in matematica di 18 punti». Gli studenti, prosegue lo studio, «segnalano una maggiore apprensione non solo per i voti, ma anche per la gestione dei compiti in generale». Al punto da fare giurare a tantissimi ragazzi che «la matematica non sarà mai il loro (mio) mestiere», come canta Antonello Venditti in “Notte prima degli esami”.
Le canzoni sono lo specchio di una realtà ben nota a chi insegna questa materia: «La matematica non gode di una buona reputazione sociale, così come chi la insegna» conferma Benvenuti. Non c’è solo l’esempio dell’algebra bistrattata in tv da una premier Giorgia Meloni pur munita di calcolatrice. «Matteo Salvini – prosegue la docente di Bologna – ha raccontato una volta su Twitter che il figlio aveva preso 9 a un compito sulle disequazioni, aggiungendo: io non ci ho mai capito niente. I “mi piace” sono fioccati sotto al suo post. Ma un ministro dei Trasporti non può far funzionare il suo settore senza matematica. E da cittadini, tutti abbiamo bisogno di padroneggiare almeno gli strumenti di base di questa disciplina».
L’ansia legata a calcoli e problemi, osserva tra l’altro l’indagine Ocse, non resta circoscritta alla matematica. Gli studenti a disagio con questa materia tendono a essere più remissivi e a fare poche domande in classe quando non capiscono un argomento. Pensano poi che il loro presunto senso di inferiorità nei confronti della disciplina sia immodificabile.
La “mentalità di crescita” valutata dall’Ocse consiste nel credere che lo studio e l’impegno permettano di migliorare i propri risultati. Se il 58% dei ragazzi dell’indagine ha risposto di avere questa convinzione in generale, solo il 35% crede di poter fare qualcosa per scalfire le proprie difficoltà con la matematica.