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 2024  novembre 20 Mercoledì calendario

Intervista a Asmik Grigorian


Il San Carlo ha nell’apertura di stagione una regina del canto, Asmik Grigorian, 43 anni, lituana. Non è giusto definirla una diva; conoscendola, non vuole esserlo. E non c’è bisogno di dive oggi. Ha una voce unica, selvaggia, flessibile, ricca e brunita. Ha una forte presenza teatrale. E una personalità altrettanto unica, lontana da ogni cliché. Asmik, al suo debutto a Napoli è Rusalka, la ninfa acquatica che si innamora di un principe e vuole diventare umana. Ma le sarà fatale.
Che cosa la colpisce di più di questo personaggio?
«Io non lo vedo come personaggio, perché non sono abituata ad analizzare i ruoli che interpreto. Quello che faccio è cercare di capire chi sono io. Non so chi è Rusalka, posso provare a immaginarmi nelle situazioni che vive, cosa farei, come reagirei se fossi al suo posto? È l’unico modo per essere sincera e credibile. Rusalka, che ho già cantato altre volte, è uno dei ruoli più vicini a me».
Perché?
«Perché è una fiaba che include tutti i problemi che attraversano l’esistenza, la gioia, la sofferenza, l’attesa, i dubbi, gli inganni. E la crescita come persona. Dunque è un ritratto della condizione umana. E poi c’è l’elemento della natura, in cui mi identifico e con la quale sono intimamente connessa».
In effetti, qui noi seguiamo una creatura nell’adolescenza che desidera diventare una donna adulta.
«Sì, Rusalka ha questa duplicità dell’anima, è umana e non umana, in lei abitano il sole e la luna, è una ragazza adorabile ma indossa maschere ingannevoli. È una persona che anela a entrare in un altro mondo. Io non me la sento di definire quest’opera una favola. Così come non è un incubo».
Pochi mesi prima dell’opera di Dvorak, Freud pubblicò L’interpretazione dei sogni. C’è un gioco di specchi nella dimensione del sogno?
«Non lo so, come le dicevo, il mio approccio non è quello di analizzare un carattere».
Ma lei cosa sogna?
«Non mi piace perdere tempo in sogni che non posso realizzare. Non mi piace soffrire. Io dico a me stessa: I Want, io voglio».
E col suo temperamento così concreto da cosa parte nell’avvicinare un ruolo?
«Non so se sono così concreta come pensa…Parto da zero, uso l’immaginazione e ho tanta esperienza come donna, forse perché la mia famiglia è un misto di etnie, o forse perché sono diventata madre molto giovane».
Se dovesse dire la vera qualità musicale di quest’opera…
Lei è umana e non, il sole e la luna Non è una favola
e neppure un incubo. Mi chiedo come reagirei
se fossi
al suo posto
«La malinconia slava, la fantasia timbrica e soprattutto le melodie che incantano».
Cosa può dire della regia di Tcherniakov?
«È un regista imprevedibile, che sorprende. Posso dire che è una produzione cinematica, un moto perpetuo. È come un film, in continuo movimento».
Lei in un’intervista al Times ha detto di aver fallito due volte nella vita. Per una delle due si riferiva a quando ebbe una crisi vocale?
«Io avrò fallito mille volte, non due. Le crisi, anche quella vocale, che prima o poi capita a ogni cantante lirico, sono occasioni di crescita. Bisogna dimenticare l’utopia della perfezione, non esiste. I fallimenti e gli errori sono le cose più importanti della vita».
Qual è un altro errore che può dirci?
«È quello che si commette da giovani, cercare di essere quello che la gente vuole che siamo. Da giovani cerchiamo di trovare la nostra strada tra mille condizionamenti sociali. Oggi è tutto complicato dalla vita artificiale creata dai social. I ragazzi hanno paura di prendere rischi perché mettono la loro vita su Internet».
Lei è figlia di due celebri cantanti.
«Io ho nascosto per tanto tempo di essere figlia di Gegam Grigorian, non mi sentivo brava abbastanza».
Fino a quando è impegnata nei teatri?
«Fino al 2030. Dovrebbe esserci un progetto in Italia ma non posso ancora parlarne. Di sicuro a Salisburgo nella prossima estate riprendo Macbeth con la regia di Warlikowski».
Lei rovescia convenzione e idee fissate nel tempo. Chi è Lady Macbeth per lei?
«Incarna debolezza e paura. È una Lady senza demonio in sé, che supporta il marito e non lo umilia, è una femmina prima di tutto».
Ho nascosto a lungo di essere figlia due grandi voci: non
mi sentivo tanto brava Sogni?
No, dico
a me stessa: io voglio
A Salisburgo lei ha lasciato ricordi incancellabili, Wozzeck, Trittico pucciniano, Elektra e Salome del nostro Romeo Castellucci.
«Infatti non vedo l’ora di tornarvi».