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 2024  novembre 20 Mercoledì calendario

Un convegno per Calasso

L’eredità culturale di Benedetto Croce è presente, come fonte d’ispirazione, in tutta l’opera di Giuseppe Galasso. E a lui venne affidata la cura della collana delle opere crociane nella riedizione proposta da Adelphi. Non stupisce quindi che la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce, presieduta da Benedetta Craveri, abbia promosso a Napoli il convegno internazionale Giuseppe Galasso tra storia e vita civile, che si terrà domani e venerdì alla presenza del ministro della cultura Alessandro Giuli. Un evento alla cui organizzazione hanno collaborato anche la Società napoletana di storia patria e l’Università Suor Orsola Benincasa.
Sarà l’occasione per fare il punto su un contributo storiografico che spazia dalle vicende del Regno di Napoli ai problemi dell’Europa novecentesca, ma anche per ricordare un lungo e fruttuoso impegno politico e di governo nelle file del Partito repubblicano. Non va dimenticato infatti che a Galasso, allora sottosegretario ai Beni culturali, si deve un’importante legge di tutela del patrimonio ambientale, varata nel 1985 e nota con il suo nome.
Di questo si parlerà nel convegno e anche dell’attività svolta dallo storico napoletano come firma per molti anni, fino alla scomparsa nel 2018, del «Corriere della Sera». Paolo Mieli, nella sua relazione conclusiva dell’incontro, ricorderà il suo rapporto con Galasso. Un legame già solido prima dell’approdo alla direzione di via Solferino nel 1992: «Era un anno molto particolare, traumatico. E la gioia di aver ritrovato un amico come Galasso quale collaboratore del quotidiano che ero chiamato a dirigere fu presto “bilanciata” da un senso di malinconia che traspariva dalle sue parole».
C’era un intero equilibrio politico che si andava disgregando, osserva Mieli: «L’amarezza per aver investito una parte delle sue energie in un sistema agonizzante non offuscava la lucidità dei giudizi di Galasso, che però mi chiese di diradare i suoi interventi sulla politica per concentrarsi sugli argomenti storici. Anche quando le acque si calmarono, volle continuare a dedicarsi esclusivamente alla storia. E con il tempo, quando mi capitava di parlargli, mi accorsi che aveva ritrovato l’allegria, il dinamismo, l’entusiasmo per ogni nuova scoperta o intuizione. Si era riaccesa in lui la passione per la disciplina a cui si era votato con risultati straordinari sin da giovanissimo. E che, a differenza della politica, non lo aveva mai deluso».
Sul primato della storia nell’opera dell’autore napoletano si soffermerà la relazione di Luigi Mascilli Migliorini, curatore della Bibliografia degli scritti di Giuseppe Galasso la cui pubblicazione presso le edizioni Bibliopolis è stata promossa dalla Fondazione Biblioteca Benedetto Croce. «Al centro della sua riflessione c’è la crisi della coscienza europea cominciata nell’ultima parte dell’Ottocento», dice lo studioso al «Corriere».
«A suo tempo Croce – nota Mascilli Migliorini – aveva elaborato una risposta storicista al positivismo scientista e al nichilismo, sfociati nelle catastrofi dei regimi totalitari e delle guerre mondiali. Galasso, nel passaggio tra XX e XXI secolo, si confronta con analoghe sfide dinanzi alla prospettiva di un declino dell’Europa. Dialoga con le scienze sociali, a partire dall’antropologia, anche se non le considera una risposta valida alla crisi perché pretendono d’imbrigliare la irripetibilità delle vicende storiche. E poi trova un punto di riferimento nelle filosofie dell’esistenza. Quando Hannah Arendt scrive che ogni evento illumina il proprio passato, ma non può mai esserne dedotto, Galasso coglie in questa riflessione materia per un rinnovato storicismo. A suo avviso infatti un rapporto libero e non deterministico con il passato restituisce una posizione centrale alle questioni della responsabilità e della moralità».