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 2024  novembre 19 Martedì calendario

Pensavo fosse Norimberga invece era solo Agrigento

La facciata della stazione centrale si tinge di blu e ai lati appaiono due teloni rossi con le svastiche, bandiera della Germania nazista. Non siamo a Berlino o a Norimberga nel 1939, e neppure in un set cinematografico. La stazione è quella di Agrigento che proietta il videomapping, di cinque minuti, in cui si ripercorrono i 2600 anni della storia cittadina, prossima capitale italiana della cultura 2025. Le bandiere naziste però sono un pugno in un occhio accostate alle figure storiche di Akragas come Empedocle, Gellia, Pirandello e Camilleri. “È fuori luogo, il riferimento alla bandiera nazista non ha alcun legame con lo scopo del video e la città, i nazisti avevano un piccolo presidio ad Agrigento e fuggirono dopo lo sbarco degli alleati. Mi risulta che all’inizio era stata scelta la foto del duce ad Agrigento negli anni 30, forse c’era il rischio di esaltare il fascismo, quindi si è ripiegato in qualcosa che sembrava essere meno grave. Un errore grossolano. Oggi sono sdoganati slogan, simboli e canzoni nazifasciste, rendendo tutto banale e accettabile, ma non è così”, spiega il segretario del Pd Agrigento, Nino Cuffaro.
I quindici secondi incriminati mostrano sullo sfondo blu della stazione la scritta Arbeit macht frei (“il lavoro rende liberi”), lo slogan issato all’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz. Pochi istanti dopo appaiono i fili spinati, i caccia militari e ai lati due teloni rossi con le svastiche naziste. Una camionetta militare attraversa la proiezione, lasciando alla fine le fiamme provocate da un’esplosione. “Sono veramente incazzato, condanno questa proiezione, chiederò spiegazioni all’assessore alla cultura, farò un’indagine interna e poi prenderò provvedimenti. Si tratta di un excursus dei 2600 anni di Agrigento, e mi vedo spuntare queste due svastiche che con la nostra storia non c’entrano niente, abbiamo avuto il fascismo come in tutta Italia, ma non il nazismo”, commenta il sindaco Francesco Miccichè.