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 2024  novembre 19 Martedì calendario

Quella serra top secret a forma di San Pietro il cantiere che agita il borgo estivo dei Papi



Castel Gandolfo (Roma) – «Ma che ce stanno a costrui’, ’no stadio?». Dalle mura esterne si vede poco o niente, e come accade sempre in questi casi, la fantasia cavalca. Dentro ci sono 55 ettari di ville pontificie, fuori, separati da mura invalicabili, Albano laziale e Castel Gandolfo. Gli abitanti da due o tre mesi vedono entrare e uscire camion e operai, sentono il borbottio continuo di lavori di costruzione... Se ne sa poco, da un angolo nascosto si intravede una gigantesca ciambella di metallo che cresce, sembra una struttura avveniristica, un ufo, l’intelaiatura di uno stadio. Chissà.
Fuori, l’unica cosa che si sa è che qualche mese fa papa Francesco ha creato una nuova fondazione pontificia e l’ha incaricata di creare il Borgo Laudato si’, che prende il nome dalla sua enciclica ecologica. Per il fundraising è stata elaborata un’elegante brochure, a circolazione molto limitata. Ufficialmente c’è solo un sito internet, ma non dice granché, «trasformare la bellezza dei giardini in un luogo di formazione all’ecologia integrale, aperto a tutte le persone di buona volontà».
In paese le illazioni si rincorrono, fondate su qualche frammento di informazione filtrato da “lì dentro”. «Ci stanno costruendo un ristorante», no, «un ostello per pellegrini», no, «è per i turisti: se vai in visita, poi ci dormi». Le voci si accavallano, alimentate da una trasparenza non impeccabile che tradizionalmente ha accompagnato gli appalti vaticani: «Hanno spianato una collina», «il diserbante ha rovinato il sottobosco», «cacciano via le famiglie che ci abitano da decenni». Di certo le ville pontificie non vendono più prodotti freschi, dettaglio marginale che ha però colpito la fantasia di molti: «Hanno tolto le mucche e le galline», dice un ragazzo al mercato, «un peccato, prima c’erano le uova, i formaggi…».
Per capire che succede non rimane che avventurarsi «lì dentro». Contattare l’ufficio stampa e andare a visitare il Borgo Laudato si’, o almeno i luoghi dove esso sorgerà. Si entra in un giardino silenzioso ed elegante e a bordo di una golf cart elettrica bianca, come nei film di Sorrentino, si fiancheggiano aiuole all’italiana, alberi secolari, vitigni, fontane, laghetti, una stalla di asinelli, addirittura un anfiteatro della villa di Domiziano che qui sorgeva, dal lago dietro la collina giù fino al mare illuminato dal bagliore del sole… E poi il cantiere dove viene eretto il disco di metallo che da fuori sembra uno stadio: sarà una serra che ricorda piazza San Pietro, il «santuario polifunzionale», viene costruita «secondo le più moderne tecniche per la riduzione dell’impatto ecologico», assicurano. Ospiterà specie locali e piante «dal forte simbolismo religioso», mostrerà «la convivenza tra specie anche molto diverse tra loro». Accanto alla serra prendono forma le aule per i corsi e una «area ristoro per pellegrini, visitatori, studenti, corsisti e lavoratori». Nessuna collina è stata spianata, assicurano: le «movimentazioni di terra» sono state fatte rispettando l’ambiente. Un secondo progetto inizialmente previsto, un giardino botanico a forma di cupola a mo’ di San Pietro, è stato accantonato. Per l’uso del glifosato come pesticida in effetti c’è stata una «indagine interna», sebbene «non abbia causato danni al sottobosco», e «già da agosto 2024» il prodotto «non viene più utilizzato».
Il punto è che papa Francesco ha disertato le vacanze a Castel Gandolfo facendo crollare il flusso di pellegrini e turisti. Ha deciso di aprire il palazzo apostolico ai turisti, già anni fa, ora ha dato il via a questo nuovo progetto che si estende su 35 dei 55 ettari e dovrebbe aprire i battenti entro il giubileo, ma alcune attività sono già iniziate. Non è dato sapere il prezzo dell’impresa, i costi non ricadranno sul bilancio vaticano, già in deficit, e vengono sostenuti da «partner e sostenitori».
L’idea è offrire una formazione ai principi di fondo della Laudato si’. Quattro i gruppi dei destinatari, semplici visitatori (per l’anno santo se ne attendono un milione), studenti di scuola e università, e poi persone «vulnerabili» migranti e rifugiati, donne sottratte alla tratta, disabili, ex detenuti – che fanno un corso di giardinaggio di due mesi e vengono avviati al lavoro. Infine manager e imprenditori per le summer school. Non c’è il rischio del green washing, aziende che inquinano ma col bollino vaticano mostrano la propria verginità ecologica? Le imprese che parteciperanno saranno sottoposte a «assessment Esg di terza parte» e dovranno dimostrare di essere dotate di «un piano di transizione climatica».
Il presidente è lo scalabriniano Fabio Baggio, grande esperto di immigrazione, già dai tempi di Buenos Aires vecchia conoscenza del Papa che ora ha deciso di crearlo cardinale. Il direttore generale amministrativo, monsignor Paolo Nicolini, si è ritirato nelle scorse settimane «per gravi motivi di salute».
Ma è vero che le dieci famiglie che finora hanno abitato qui – giardinieri, fattori, agricoltori e tecnici – verranno mandate via? Il progetto, in effetti, prevede «la riqualificazione e l’efficientamento di alcuni edifici adibiti a residenza», in particolare per i corsisti delle summer school, e «durante le fasi di ristrutturazione, che saranno eseguite in modo graduale, programmato e trasparente, si valuteranno opzioni abitative alternative, adeguate e in linea con le esigenze specifiche delle famiglie coinvolte», dice l’ufficio stampa. «Il criterio adottato è che ogni fase sia accompagnata, concordata e facilitata quanto più possibile nell’interesse di tutti». Alcune famiglie se ne sono già andate. Quanto alla vendita al dettaglio, latticini, vino, olio, miele, ortaggi e anche erbe officinali – «organici, biologici, sani e sicuri» – torneranno a essere disponibili. Placando, almeno un po’, le voci su quello che succede «lì dentro».
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