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 2024  novembre 19 Martedì calendario

Biografia di Stefania Proietti

Lorenzo De Cicco per Rep
PERUGIA — Ci voleva un’ingegnera meccanica per assemblare tutti i pezzi del campo largo e addirittura portarlo a dama: l’Umbria torna rossa. Perugia, è qui la festa, tra porchetta di Costano e prosecchi. Merito di Stefania Proietti, 49 anni da Assisi, sindaca cattolica della città di San Francesco, che con un altro Francesco, il Papa, racconta di scambiare lettere e col capo della Cei, il cardinale Zuppi, si sente al telefono.
Ha gestito il tetris di una coalizione troppo spesso bizzosa, che difficilmente è stata capace di unirsi e che anche quando ce l’ha fatta, a fatica, non è riuscita a spuntarla nelle urne. Ma in Umbria non si gira il solito film. Come in Sardegna, dove nove mesi fa ha brindato un’altra ingegnera, Alessandra Todde (che però non è iscritta all’albo). Proietti, a differenza di Todde, ha messo d’accordo proprio tutti: Pd, M5S, Avs. Ma anche Azione, che ha corso col simbolo incastrato in un logo più affollato e con qualche esponente di Iv inserito nella civica, per non indispettire Giuseppe Conte. Poco prima dell’ora di cena, accolta dai coretti dei suoi, «Stefania! Stefania!», Proietti li ha ringraziati tutti, i partiti. Citandoli uno per uno. «E anche tutti i leader ». Conte l’ha chiamata, ma non è montato in auto per raggiungere Perugia, come hanno fatto la segretaria del Pd, Elly Schlein, e i rossoverdi Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. «Ma tutti qui sono con noi e sono stati con noi», taglia corto lei, non è l’ora degli sgarbi. «Mamma mia!», l’abbracciaSchlein.«Abbiamo fatto la storia, è una vittoria che nessuno aveva previsto»,se la gode Proietti nel comitato elettorale, svaligiato la notte prima, dove nessuno programmava un party così. Gli spumanti extra-dry arrivano di corsa, dopo le 7. Un’ora dopo la neo-presidente parla in piedi su una sedia di plastica. «L’Umbria è tornata agli umbri. È la vittoria di chi ha preso in mano la Costituzione, contro l’arroganza di chi sputava», riferimento al vulcanico sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, passato a destra e col getto di saliva facile. «Abbiamo vinto anche lì, a Terni!», gongola la candidata appena eletta. «Ricostruiremo la sanità», promette. Proprio davanti a un ospedale, venerdì, si erano radunati all’ultimo i leader della sinistra, che ora (tranne Conte) si ritrovano per la vittoria. E il successo umbro è stato anche un gran lavoro di squadra di Flavio Alivernini, portavoce di Schlein, col comunicatore da sempre vicino al Pd, Marco Agnoletti: hanno impostato la campagna elettorale sui temi della sanità in regione. «Ringrazio anche Meloni, che mi ha chiamato», azzarda la neo-governatrice. La folla non apprezza troppo: buuuuu. «State buoni». Poi tutti a piazza Italia, cantando Bella ciao. Festa spontanea, inaspettata: i tre leader di Pd e Avs salgono su una panchina, improvvisano un comizio.
Con un passato alla Pirelli, la sindaca di Assisi ha costruito una macchina elettorale sbucata davanti all’avversaria leghista, l’uscente Donatella Tesei, all’ultima curva. Pensare che nemmeno voleva candidarsi, per restare nella sua Assisi, dov’è sindaca dal 2016, prima solo col Pd, poi anche con i 5S, perché l’anno prossimo si celebrerà l’ottavo centenario di San Francesco. L’ha convinta una richiesta, che a sinistra è quasi un evento: tutti i big del campo largo l’hanno scongiurata di correre, senza veti.
Esperta di ambiente, un marito con cui sta insieme dal liceo, due figli ancora minorenni, il suo sogno era scalare l’Everest, ma per la famiglia ci ha rinunciato. La sua cima ora sarà Palazzo Cesaroni. Alla politica ci è arrivata quasi per caso: dopo un convegno a Roma, in via Caetani, dove è stato ritrovato il corpo di Moro. Ed è stata, la sua, anche una candidatura da cattolica rigorosa (quasi spericolata, borbottavano certi compagni di viaggio, temendo il flop). Perché Proietti non ha smussato certe sue convinzioni, non proprio in linea col Pd. Sulla guerra in Ucraina, per esempio, le sue posizioni sono sovrapponibili a quelle di Marco Tarquinio, assisano come lei. «Le armi bisognerebbe eliminarle tutte», diceva al Fatto il 2 ottobre scorso. Anche quando si parla di suicidio assistito, Proietti non sa farsi concava e convessa: «La vita va difesa fino in fondo, anche quando è immobile in un letto». Sortite mai rimangiate, che hanno fatto storcere la bocca ad alcuni alleati, locali e non solo. Ma una vittoria così è un balsamo che tutto redime. Forse è nato il “modello Proietti”.

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Virginia Piccolillo per il Cds
In piedi su una seggiolina di plastica, senza microfono, mentre la ressa di cameraman e cronisti rischiava di travolgerla, ha levato in alto le mani e ha chiesto silenzio per poter festeggiare la vittoria: «Non mia, ma degli umbri». Stefania Proietti, da ieri nuova governatrice dell’Umbria, è fatta così. Non si lascia sopraffare né dalle telecamere né dalle emozioni.
«La vedi? È così: piccola piccola ma nnha paura de niente. Va dritta e arriva, sennò mica poteva fa’ quello che ha fatto», sorridevano ieri i suoi parenti arrivati ad applaudirla nel comitato elettorale di via Mario Angeloni dove è finita a porchetta, vino rosso e abbracci con i leader Schlein, Fratoianni e Bonelli, i dem Verini e Ascani.
«Voglio cominciare dalla sanità, i cittadini umbri hanno diritto a curarsi», ha esordito la neogovernatrice, confermando il successo della linea decisa con i vertici del partito e con i responsabili della campagna Marco Agnoletti e Flavio Alivernini. Cattolica, 49 anni, due figli chiamati Giovanni Paolo e Francesco Alberto in onore dei due Papi, e un marito amato da quando aveva 15 anni, studiava danza classica e con lui frequentava le superiori («Lei era bravissima: una mente matematica, talmente preparata che correggeva persino gli insegnanti. Lui insomma, meno eh...», ricordava ieri sorridendo la sorella di lui). Alla nuova generazione ha voluto pensare da subito: «Punto centrale sarà riportare la fiducia nei giovani» ha detto. Dopo aver ringraziato Giorgia Meloni per le congratulazioni ricevute tra i «buhh» dei suoi supporter.
Ma l’inclusione è la sua cifra. Di tutti. Anche di chi non l’ha votata. «Saremo presidente, giunta e amministrazione regionale di tutti i territori, nessuno escluso» ha detto ringraziando la stampa, i partiti e le liste civiche che l’hanno sostenuta e la sindaca di Perugia, Vittoria Ferdinandi. «Questa Umbria va amministrata con la partecipazione dei territori, per la gente con la gente. Governeremo la Regione nella libertà e nella democrazia».
Ingegnere meccanico, dottorato di ricerca in Ingegneria industriale e master in gestione dei sistemi energetici, docente universitaria, sa gestire realtà complesse. Incluse le varie anime della sinistra. Le ha attirato polemiche l’aver affermato in campagna elettorale di essere contro l’aborto. «Abbiamo votato con la Costituzione in mano» ha esultato gridando «Viva la Costituzione antifascista». E «abbiamo votato anche contro la violenza verbale», ha continuato: «Questa è la vittoria di chi non si è fatto sopraffare dall’arroganza verbale, da metodi scorretti, da chi sputa in faccia ai cittadini», ha detto alludendo a Stefano Bandecchi, il sindaco di Terni, ritratto in un video in cui apostrofava i cittadini con insulti.
Ad Assisi Stefania Proietti è stata eletta sindaca due volte e – a sentire il primo cittadino di Spoleto che l’ha dovuta convincere – ci ha messo un po’ ad accettare la sfida delle Regionali. Poi, una volta presa la decisione, ha fatto a modo suo: 98 borghi visitati uno per uno. «Ascolta tutti», dicevano ieri nel suo staff, esausti per il tour de force della governatrice. Che poi è andata a festeggiare in piazza cantando Bella ciao.